Paolo Mastrolilli Donald Trump
«Devasteremo la Turchia economicamente, se colpirà i curdi». Stavolta questo tweet di Trump ha sorpreso anche il fedele segretario di Stato Pompeo, che mentre concludeva la sua visita in Arabia Saudita, ha suggerito ai giornalisti di chiedere al capo della Casa Bianca cosa intendeva dire. Erdogan infatti ha subito chiamato il presidente per avere chiarimenti, e Ankara ha reagito in maniera risentita a questa minaccia pubblica, che mette in forse l’accordo in via di definizione per la questione curda, e rilancia le incertezze provocate tra gli alleati dalla decisione improvvisa di Washington di ritirare tutte le forze dalla Siria.
Nel suo messaggio Trump ha detto quattro cose. Primo, se l’Isis si riformerà gli Usa continueranno ad attaccarlo da una base vicina, presumibilmente in Iraq. Secondo, la Turchia verrà devastata economicamente se colpirà i curdi dello Ypg, che hanno combattuto con gli americani per sconfiggere il Califfato, ma sono considerati da Ankara come terroristi emanazione del Pkk. Terzo, bisogna creare una zona cuscinetto di 20 miglia per garantire la sicurezza dei turchi, e i curdi devono astenersi dal provocarli. Quarto, i nemici naturali Russia, Iran e Siria sono stati i principali beneficiati dall’intervento Usa per distruggere lo Stato islamico, «ma anche noi ne abbiamo tratto vantaggi e ora è venuto il momento di riportare le truppe a casa».
Erdogan colpisce i kurdi
Pompeo ha replicato di non aver parlato col presidente, e quindi ha invitato i giornalisti a chiedere a lui cosa intendeva: «Abbiamo applicato sanzioni in molti luoghi, presumo stesse parlando di questo genere di cose». Il ministro degli Esteri di Ankara, Mvlut Cavusoglu, ha risposto piccato: «Non vai da nessuna parte, minacciando la Turchia economicamente. Non ci lasceremo intimorire o fermare da qualsiasi minaccia. Le alleanze strategiche non andrebbero discusse via Twitter, ma questa probabilmente è una dichiarazione ad uso interno per rispondere ai suoi critici». Il portavoce del presidente Erdogan ha aggiunto: «I terroristi non possono essere i tuoi partner o alleati». Cavusoglu aveva appena incontrato Pompeo per discutere un compromesso, finalizzato a creare una zona cuscinetto di 20 miglia, lasciando ai curdi il controllo dei centri urbani dove si trovano, e dando ai turchi quello delle zone rurali. Ora si tratta di vedere se sopravviverà al tweet di Trump. Forse il ministro ha ragione a supporre che il messaggio aveva soprattutto una funzione domestica, per rispondere ai critici americani del ritiro dalla Siria. Ma è anche vero che minacce pubbliche di questo genere ai membri della Nato non erano abituali da parte della Casa Bianca, e mettono a rischio la tenuta dei fragili rapporti con Ankara, oltre a lasciare interdetti gli altri alleati impegnati nella regione.
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