Riprendiamo da SHALOM dicembre/gennaio 2018/2019, a pag.21, con il titolo "Usa: gli elettori ebrei non hanno votato Trump 'amico' di Israele" il commento di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
Il tema è delicato, tanto da mantenere in ambito privato una discussione che riveste un’importanza storica di primo piano. Come tutti sanno, Donald Trump è il primo presidente Usa ad aver dato alla politica estera americana una impronta fortemente filo Israele. Il trasferimento dell’Ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme – promessa da molti suoi predecessori sia repubblicani che democratici ma mai mantenuta – è forse il caso che ha destato più scalpore, ma non sono meno rilevanti per Israele le iniziative nel mondo islamico. La coalizione sunnita concretizzata in Arabia Saudita ha dato vita a una alleanza che sta trasformando i rapporti di Israele con il mondo arabo, non ancora in via ufficiale, ma i cui risultati si sono potuti già vedere con il ribaltamento della politica dell’Unesco, l’agenzia Onu tra le più fanatiche nella sudditanza alla propaganda palestinese, che ha eletto a nuova direttrice Audrey Azulay grazie ai voti ricevuti dai paesi islamici della coalizione sunnita.
Donald Trump
Da quando ne ha assunto la direzione, l’Unesco si occupa di cultura, smettendo così di falsificare la storia israeliana. In ultimo, ma al primo posto per rilievo politico, l’aver smascherato l’Accordo con l’Iran sul nucleare, strenuamente voluto da Obama e sostenuto dalla UE guidata da Federica Mogherini. Grazie a Trump, oggi l’informazione sul pericolo per la stabilità del Medio Oriente -e del mondo democratico nel suo insieme- rappresentato dal regime degli ayatollah non può più essere sottovalutato dai media. La reintroduzione delle sanzione decise da Trump hanno obbligato i nostri ‘esperti’ a raccontare meno menzogne sulla vera natura della politica terrorista iraniana, i lettori avranno così avuto modo di capire le ragioni di Israele quando afferma che il nemico più grande è l’Iran.
Audrey Azulay
Dicevamo del tema ‘delicato’, affrontato se non andiamo errati, soltanto da Fiamma Nirenstein, e cioè il voto nelle elezioni di mezzo termine espresso dagli ebrei americani. Il fatto che abbiano scelto in una percentuale molto alta – il 75%- il partito democratico, non può non farci riflettere su un tema che va aldilà del risultato elettorale in questione. Dobbiamo chiederci il perché di quella scelta, non nuova, avendo una lunga tradizione. Israele non confina con la Svizzera, le guerre di difesa che ha dovuto affrontare e le minacce che si profilano imminenti, hanno trovato alla Casa Bianca –finalmente- un presidente che mantiene la parola data, in poche parole un vero alleato, oltre che amico. È troppo facile dichiararsi amici di Israele, e poi votare per i suoi avversari. Questo vale anche per gli ebrei americani. Perché non aprire una discussione aperta e senza ipocrisie?
Per inviare a Shalom la propria opinione, telefonare: 06/ 87450205, oppure cliccare sulla e-mail sottostante