Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 1401/2019, a pag.18 con il titolo "A settembre Trump stava per ordinare un attacco" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
L'Iran ha annunciato "di aver compiuto passi per l’arricchimento al 20%, che violerebbe la soglia del 3,67% concordata nell’accordo nucleare", come riporta Paolo Mastrolilli. La redazione della Stampa però invece di riportare questa importante notizia nel titolo del pezzo, preferisce dare spazio a voci insignificanti e non confermate secondo cui forse nel settembre scorso Donald Trump sarebbe stato indeciso se ordinare un'offensiva contro l'Iran, che comunque non si è verificata. Il titolo scelto è dunque sbagliato, perché fa passare l'America di Trump come l'aggressore e l'Iran per il Paese aggredito, e omissivo, perché tralascia di dare risalto alla notizia più importante, cioè la chiara violazione dell'accordo sul nucleare da parte iraniana.
Ecco l'articolo:
Paolo Mastrolilli Donald Trump
Nel settembre scorso la Casa Bianca aveva chiesto al Pentagono le opzioni per attaccare l’Iran. L’operazione avrebbe avuto lo scopo di punire un bombardamento a colpi di mortaio, lanciato da milizie sciite legate a Teheran all’interno della Zona Verde di Baghdad. La notizia è stata pubblicata dal Wall Street Journal, e arriva proprio mentre il capo dell’agenzia atomica della Repubblica islamica ha annunciato di aver compiuto passi per l’arricchimento del carburante nucleare fino alla soglia del 20%.
Il 6 settembre scorso tre colpi di mortaio erano stati sparati nella Green Zone, non lontano dalle strutture diplomatiche Usa. Erano atterrati in un’area non abitata e non avevano fatto danni o vittime. Mira Ricardel, allora numero due del Consiglio per la sicurezza nazionale, poi allontanata per uno scontro con la First Lady Melania, aveva definito l’episodio un atto di guerra, sollecitando una risposta forte. Quindi Bolton aveva chiesto al Pentagono di presentare le opzioni per una eventuale punizione militare.
La ricostruzione
Secondo il Wall Street Journal questa mossa aveva preoccupato l’allora segretario Mattis, e anche il dipartimento di Stato. Non è chiaro se dietro all’iniziativa ci fosse il presidente Trump, che quando aveva nominato Bolton lo aveva ammonito dicendo che non gli avrebbe permesso di scatenare una guerra; la rappresaglia non è mai stata ordinata. La richiesta era legata all’episodio specifico dei colpi di mortaio, poi rivendicati da una milizia vicina all’Iran, ed era giustificata con la necessità di garantire protezione al personale americano. I critici però l’hanno letta nel quadro dell’accelerazione favorevole al cambio di regime, che proprio Bolton e il segretario di Stato Pompeo hanno promosso nell’amministrazione. Quindi è stata vista come un’indicazione della propensione ad usare la forza. Trump non ha mai escluso alcuna opzione, ma non ha neppure segnalato la volontà di aumentare l’impegno militare nella regione, e quindi si tratta di capire se Bolton ha agito di sua iniziativa, oppure a nome del presidente.
Mike Pompeo
Le tensioni
La notizia arriva sullo sfondo dell’aumento delle tensioni bilaterali, seguito alla denuncia dell’accordo nucleare. Nel viaggio appena condotto in Medio Oriente, Pompeo ha chiarito che l’Iran è il nemico da fronteggiare. Ieri il capo dell’agenzia atomica di Teheran ha riposto indirettamente, annunciando di aver compiuto passi per l’arricchimento al 20%, che violerebbe la soglia del 3,67% concordata nell’accordo nucleare.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/ 65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante