Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/01/2019, a pag. 5, con il titolo "Ebrei stufi del Pd: basta paragonarci ai migranti", il commento di Gianluca Veneziani.
Gianluca Veneziani e la redazione di Libero confondono le associazioni pro Israele in Italia con le comunità ebraiche. Le due realtà sono invece completamente differenti, e le numerose associazioni Italia Israele non hanno niente a che fare con l'ebraismo istituzionale, e riuniscono tutti gli amici di Israele a prescindere dall'origine e dall'appartenenza.
Giusto è sottolineare che il paragone tra migranti di oggi e ebrei perseguitati e poi uccisi durante la Shoah non ha senso ed è anzi completamente fuorviante. Un paragone che IC non ha mai mancato di sottolienare, anche se di provenienza ebraica. Una compassione fuori luogo, dannosa a una giusta comprensione degli avvenimemnti storici.Non esiste oggi alcun tentativo programmatico di sterminio dei migranti, che sono mossi nella maggior parte dei casi da motivazioni economiche.
Ecco il pezzo:
Ma la volete finire di fare paragoni impropri, e di accostare gli ebrei deportati ai migranti dei nostri giorni, i lager agli attuali centri di accoglienza e addirittura Mussolini e Hitler a chi adesso ci governa? Non riuscite ad avere un po' di decenza e di onestà intellettuale, ammettendo che non solo i tempi (vivaddio) sono diversissimi e non c'è alcun partito razzista alla guida di uno Stato europeo, ma soprattutto che i presunti discriminati di oggi godono di uno status che gli ebrei avrebbero solo potuto sognarsi? Eppure si tratta di una convinzione diffusa e difficile da sradicare, forse perché serve alla sinistra a corto di idee a dire qualcosa che attizzi polemiche, e le consente di individuare, oltre a un possibile bacino di nuovi elettori (i migranti di oggi, i nuovi iscritti Pd di domani?), anche un fantomatico nemico cui addossare ogni nefandezza. Il problema è che questo accostamento sgangherato non regge se non ci sono elementi per puntellarlo, e se a smarcarsi da esso sono gli stessi ebrei. Due giorni fa l'onorevole Scalfarotto del Pd, credendo di compiacere sia la comunità ebraica che i presunti profughi, ha scritto un post su Facebook in cui faceva il parallelo tra gli ebrei perseguitati dal nazismo e i migranti a bordo di una nave, la Sea Watch 3, che fatica a trovare un porto in cui sbarcare: «Gli ebrei che fuggivano dalla Germania nazista e che nessuno volle», scrive Scalfarotto, «hanno dato i sensi di colpa al mondo per decenni. Ora c'è una nave che cerca un porto e non lo trova. Quando questa follia sarà finita, niente sensi di colpa ipocriti, please: abbiamo guardato e voltato la testa». A contestare queste affermazioni ci ha pensato direttamente Alessandro Bertoldi, presidente di Alleanza per Israele, convinto che «paragonare le vittime della Shoah ai migranti, come fa Scalfarotto, sia un'idiozia e una strumentalizzazione» in quanto «i migranti economici non sono perseguitati».
Questo non ha a che fare nulla con la Shoah
«BANALITÀ E VOLGARITÀ» E a rincarare la dose si è aggiunto Giuseppe Crimaldi, presidente della Federazione Italia Israele, che definisce il paragone fatto dall'onorevole Pd «banale, approssimativo e forse anche un po' volgare». Le dichiarazioni di questi esponenti di comunità vicine al mondo ebraico ricordano, in primo luogo, che i migranti che approdano sulle nostre coste, a differenza degli ebrei, non vengono deportati, ma scelgono volontariamente di partire. Alcuni di loro sì, sono perseguitati, ma nei Paesi di origine dai quali fuggono, non certo nei nostri, nei quali invece trovano accoglienza e una fin troppo marcata indulgenza rispetto al loro status incerto di profughi. Ma la maggior parte di loro non sono neppure perseguitati negli Stati dai quali provengono, perché sono migranti economici, cioè clandestini, gente che arriva da noi in condizione di irregolarità, sperando di trovare lavoro nel migliore dei casi, nel peggiore vitto e alloggio gratis.
BOOMERANG Incaponirsi in questo paragone infondato, già cavalcato dall'Anpi che aveva definito i centri di accoglienza dei «lager nazisti», e da esponenti Pd, come il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani che aveva associato i migranti agli «ebrei di Auschwitz», significa fare un torto in primo luogo alla comunità ebraica, che rischia di vedere il proprio dramma svilito da un confronto sballato con l'attuale questione immigrazione, in cui non vi è traccia di razzismo. Ma questa abitudine rischia di essere un boomerang per gli stessi dem che, dopo aver perso il consenso nelle periferie, tra gli operai e nella borghesia, ora si guadagnano pure la disistima del mondo ebraico. A votarli non rimarrà più nessuno, se non qualche rosso dalla pelle nera.
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante