Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/01/2019, a pag.11, con il titolo "Moavero porta il dossier Iran a Washington, Trump vede nell’Italia una sponda per la Ue" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Che il Ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi sia espressione dei 5 stelle è cosa nota. Poiché la linea in politica estera dei grillini è il più grande pericolo per la democrazia oggi in Italia è bene non fidarsi dell'agenda di Moavero. Oggi è previsto il suo incontro con John Bolton, Jared Kushner, Nancy Pelosi, Mike Pompeo a Washington, vedremo cosa ne vien fuori.
Ecco il pezzo:
Paolo Mastrolilli Donald Trump
I cambiamenti in Medio Oriente, inclusa la necessità per l’Italia di avere più tempo necessità per l’Italia di avere più tempo per rivedere le relazioni con l’Iran dopo il ritiro degli Usa dall’accordo nucleare, saranno al centro della visita di oggi a Washington del ministro degli Esteri Moavero. L’agenda è molto ampia e toccherà anche temi come il rapporto con Nato e Ue. Gli incontri saranno di alto livello, perché oltre a cenare con l’omologo Pompeo, il capo della Farnesina vedrà alla Casa Bianca il genero del presidente, Kushner, e il consigliere per la Sicurezza nazionale Bolton, e a Capitol Hill la Speaker della Camera Nancy Pelosi rieletta ieri.
Enzo Moavero Milanesi
La visita di Moavero è stata organizzata dall’ambasciatore Armando Varricchio per costruire sul buon rapporto stabilito dal premier Conte con Trump, e la risposta dell’amministrazione ha confermato che Washington punta su Roma, anche come sponda privilegiata in Europa, dove i rapporti con il francese Macron, la britannica May e la tedesca Merkel sono freddi. In vista delle elezioni di maggio, gli Usa hanno una visione alternativa più allineata con le posizioni dell’esecutivo gialloverde, e ciò accresce l’interesse per Roma. Una fonte della Casa Bianca ha confermato a La Stampa che l’agenda degli appuntamenti con Kushner e Bolton sarà molto fitta, perché il governo Usa vuole dialogare con quello italiano su vari problemi comuni. La nota della Farnesina sul viaggio aveva elencato «la sicurezza globale; la situazione nell’area del Mediterraneo; l’impegno per la stabilizzazione della Libia; il percorso di pace nel Medio Oriente; la crescita economica e sociale in Africa; i rapporti politici, economici e commerciali transatlantici. L’azione di Onu e Osce; dei rapporti in seno alla Nato; delle relazioni fra Usa e Ue; la comune motivazione a preservare la piena efficacia del collaudato sistema di regole del diritto internazionale, e il rispetto degli accordi volti a garantire la non-proliferazione nucleare e bio-chimica».
Fonti informate sottolineano che la situazione in Medio Oriente è quella in evoluzione più rapida, e quindi richiederà più tempo. L’Italia ha già ricevuto un segnale di attenzione quando gli Usa le hanno concesso un waiver per rimandare il rispetto delle sanzioni re-imposte a Teheran. L’inviato per l’Iran Hook ha detto che i permessi non saranno rinnovati, ma per Roma non è facile chiudere i rubinetti in poche settimane, e resta favorevole all’accordo nucleare. Poi c’è la Libia, dove Trump aveva riconosciuto a Conte la leadership italiana. Washington ha condiviso i risultati della conferenza di Palermo, e ora bisogna dare sostanza alla «cabina di regia» per il Mediterraneo di cui aveva parlato i leader a luglio. Gli effetti del ritiro americano dalla Siria, la riduzione dell’impegno in Afghanistan, e il futuro della missione italiana in Iraq richiederanno un chiarimento, per non restare isolati, così come la situazione in Arabia dopo il caso Khashoggi. Si parlerà del piano di pace tra israeliani e palestinesi, a cui lavora Kushner, anche perché Moavero prepara una visita nella regione. A questo si è aggiunta la Corea del Nord, con la sparizione in Italia di un diplomatico di Pyongyang.
In vista delle elezioni di maggio si parlerà dei rapporti con la Ue, anche per evitare la deriva che minaccia ancora di portare verso i dazi. Rilevante poi l’incontro con Pelosi, onorata mercoledì sera con una cena all’ambasciata italiana. Dimostra l’attenzione di Roma per la sponda democratica, che dopo la vittoria nelle elezioni midterm sfiderà Trump, come sta già avvenendo in queste ore con lo «shutdown» per il muro.
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