Riorendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/12/2018, a pag.19 con il titolo "Caso Khashoggi, re Salman fa un rimpasto di governo" il commento di Rolla Scolari
Un articolo molto più in linea con Repubblica, visto che stravolge totalmente la storia dell'Arabia Saudita.
1. Gli Usa non hanno mai sostenuto la guerra in Yemen, semmai è dell'Iran la responsabilità di avere armato lo Yemen che ha attaccato l'Arabia Saudita.
2. Mohammed bin Salman non ha mai "imprigionato" nessuno nell'Hotel Ritz-Carlton, molto più semplicemente ha "sequestrato" una bel gruppo di miliardari, tutti facenti parte dell'enorme compagine della famiglia reale, che si erano arricchiti a spese del bilancio pubblico. Li ha rinchiusi nel lussuoso hotel e li ha liberati soltanto dopo la restitutuzione nelle casse dello stato di quanto avevano rubato. Da occidentali possiamo non condividere i modi, ma è da ipocriti stupirsi. Meglio i metodi sbrigativi di MbS che non le regole della Sharia.
3. Ci stupiamo anche del tono del pezzo di Scolari, dei suoi contenuti severi nei confronti di un paese, l'Arabia Saudita di MbS, che almeno sta tentando di modificare una società medievale, avvicinandosi all'Occidente.
4. Ripetiamo: un pezzo molto più adatto a Repubblica
Rolla Scolari
Il re saudita Salman ha ordinato ieri un rimpasto di governo. Accade dopo mesi di intense pressioni internazionali nei confronti della leadership di Riad in seguito all’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi a Istanbul, a ottobre. I vertici sauditi temono soprattutto in queste settimane una risoluzione del Senato degli Stati Uniti che chiede la fine del sostegno americano alla disastrosa e sanguinosa guerra saudita in Yemen, e un’altra che accusa il principe ereditario Mohammed bin Salman d’essere all’origine della brutale morte del giornalista. Le nomine della «vecchia guardia» Due delle nuove nomine appartengono alla «vecchia guardia» all’interno della corte: figure legate a re Salman e non direttamente al figlio, il delfino Mohammed bin Salman, MBS. Per Cinzia Bianco, di Gulf State Analytics, era prevedibile che re Salman sarebbe intervenuto per «deresponsabilizzare persone della nuova guardia vicine a MBS, e sostituirle con figure capaci di rassicurare gli alleati europei e americani e i mercati finanziari, e di rappacificare gli animi all’interno della famiglia reale». E così è stato: Musaed al-Aiban diventa consigliere per la sicurezza nazionale. Si tratta di un funzionario della corte da decenni, che era con il re quando Salman gestiva la Difesa. Già allora si occupava di Yemen e con molta probabilità secondo Bianco gli sarà assegnato il dossier del conflitto. Il nuovo ministro degli Esteri al posto di Adel al-Jubeir sarà Ibrahim al-Assaf, anche lui membro della vecchia guardia. Benché imprigionato assieme a decine di altri funzionari nel lussuoso hotel Ritz-Carlton di Riad nella presunta campagna anticorruzione di MBS, le accuse a suo nome sono state fatte cadere. Il curriculum di al-Assaf è economico e, dice Bianco, la sua nomina è il segnale che si vuole cambiare la funzione del ministero degli Esteri che presumibilmente «si occuperà meno di relazioni politiche internazionali e più di relazioni economiche, per attirare investitori e rilanciare il piano Vision 2030», che ha preso un colpo dopo la vicenda Khashoggi. Assieme all’impronta di re Salman resta forte in questo governo quella di MBS. Due persone a lui molto vicine fanno un passo avanti: Turki alSheikh, a capo della commissione Sport e stretto consigliere del principe ereditario arriva al vertice della commissione Entertainment, uno dei punti centrali di Vision 2030. Abdullah bin Bandar bin Abdulaziz, altra figura vicina a Mohammed bin Salman, diventa capo della Guardia nazionale. Si tratta di «una delle postazioni più strategiche, perché la Guarda nazionale è responsabile di proteggere i reali. E proprio dai suoi ranghi, in passato, sono nati tentativi di colpo di Stato».
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