venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
24.12.2018 Simcha Rotem, l'ultimo erore del ghetto di Varsavia è morto, aveva 94 anni
Ricordo di Roberto Giardina

Testata: Il Resto del Carlino
Data: 24 dicembre 2018
Pagina: 23
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «L'ultimo eroe del ghetto di Varsavia»

Riprendiamo da NAZIONE-RESTO del CARLINO-LA NAZIONE di oggi, 24/12/2018, con il titolo "L'ultimo eroe del ghetto di Varsavia" il ricordo di Simcha Rotem, morto a 94 anni, di Roberto Giardina

Immagine correlata
Simcha Rotem

Immagine correlataImmagine correlata
Roberto Giardina

«Potevamo scegliere solo di quale morte morire», ricordava Simcha Rotem. Era l'ultimo superstite della rivolta nel Ghetto di Varsavia, si è spento ieri a 94 anni, a Gerusalemme. «La sua memoria farà parte per sempre della storia del nostro paese», lo ha ricordato il presidente di Israele Reuven Rivlin. Kazik, come si chiamava allora, aveva 18 anni quando si arruolò nel '42 nello Zob, le forze combattenti ebraiche, al comando del leggendario Mordecai Anielewicz.
In gennaio in una una villa sul Wannsee, a pochi chilometri di Berlino, sotto la direzione di Adolf Eichmann era stata decisa la soluzione finale, come eliminare più rapidamente e con la minor spesa gli ebrei dell'Europa Centrale. Cominciarono le deportazioni nel ghetto d Varsavia, dove in circa tre chilometri e mezzo furono ammassati fino a 500mila ebrei, poi trasferiti di giorno in giorno nei campi di sterminio. Nell'aprie del '43, erano rimasti in 43mila. La rivolta iniziò il 19 aprile e fu soffocata il 16 maggio. Una battaglia senza speranza di vittoria.
Alle sei di mattina, gli insorti armati di pistole cominciarono a sparare su una colonna di SS. I tedeschi furono presi di sorpresa, e furono costretti a ritirarsi. Poche ore dopo ritornano in forze, oltre duemila uomini, con l'appoggio di cannoni e di panzer. Si combatté strada per strada, casa per casa.
Gli insorti avevano scavato una rete di tunnel in cui sparire per tornare ad attaccare i tedeschi alle spalle. Avevano poche armi e vecchie, le granate erano fabbricate in casa, contro i lanciafiamme, i mitra e le mitragliatrici.
I nazisti avanzavano dando alle fiamme gli edifici: «Li elimineremo come topi», aveva ordinato il comandante Josef Stroop.
Gli ebreiI caduti furono circa tredicimila: seimila caddero nei combattimenti, settemila furono fucilati dopo la cattura. I superstiti, oltre seimila, finirono nelle camere a gas di Treblinka. Il comando tedesco dichiarò di aver perduto appena 17 uomini, secondo gli ebrei furono invece oltre mille.
Rotem si salvò fuggendo attraverso le canalizzazioni oltre i confini del ghetto, con lo scopo di organizzare la fuga degli insorti superstiti. Nelle ultime ore rimase tagliato fuori, e cercò invano di tornare tra i compagni per prendere parte alle ore finali della rivolta. Non ci riuscì, ma grazie a lui si salvarono ottanta ribelli.
Si unì ai partigiani polacchi e l'anno seguente prese parte all'insurrezione finale a Varsavia contro i nazisti. Una sua sorella di dodici anni mori di stenti nel ghetto, ma i genitori e un'altra sorella sopravvissero.
Nel '47, con la famiglia, Rotem raggiunse Israele. E uno dei protagonisti del film La rivolta girato nel 2001 da Jon Avnet.
I Supersiti del ghetto costruirono il kibbutz di Lohamei HaGeta'ot in Alta Galilea, che ho visitato tre anni fa. Hanno allestito un museo che si visita nell'oscurità, nelle pareti premendo un bottone si illuminano teche ed appaiono giocattoli, una tazza sbeccata, una valigia. Tombe di oggetti per ricordare corpi svaniti nel fuoco di Varsavia.
Sono rimasti pochi i testimoni della Shoah, come Rotem. Le loro memorie sono state raccolte in interviste video dal regista Spielberg. A Monaco, i sopravvissuti sono circa un migliaio. Si ritrovano nel Cafe Zelig, tenuto segreto in un vecchio palazzo di Schwabing, il quartiere degli artisti, e raccontano la loro vita. Nathan Grossmann, 91 anni, un superstite del ghetto di Lodz, è sopravvissuto a due campi di sterminio. La madre gli mori di fame tra le braccia. Henri Rothmeier, 94 anni, è sopravvissuto a Auschwitz. «I tedeschi di oggi, nati dopo la guerra, non sono colpevoli — dice — la colpa è individuale, ma continuano a essere responsabili di quanto avvenne». Il Cafe Zelig è segreto per evitare attacchi da parte di neonazi, e soprattutto di immigrati arabi.

Per inviare al Resto del Carlino la propria opinione, telefonare:051/6006111, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria.redazione.bologna@monrif.net

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT