Diversamete da come ci eravamo abituati negli ultimi decenni, a rappresentare il popolo palestinese è arrivato a Roma in visita ufficiale Abu Mazen e non più Yasser Arafat. Il merito non va ai palestinesi nè alle nostre istituzioni, ma più semplicemente a madre natura che provveduto ad eliminare tra i viventi quello che oggi persino i più ciechi laudatores del rais defunto riconoscono essere stato la causa e non soluzione del problema palestinese. Bene ha fatto il presidente Ciampi ad accoglierlo, cosi come faranno dopo di lui Berlusconi,i presidenti di Camera e Senato, e oggi il Papa. Siamo convinti, e non da oggi, che Abu Mazen meriti il sostegno di tutti coloro che hanno visto nella sua elezione il segno di un cambiamento. C’è però un problema, e non di poco conto. Abu Mazen ha finora predicato tutto sommato bene, ma non ha mai fatto seguito al primo comandamento di quella Road Map che tutti non si stancano mai invocare. Non ci risulta infatti che abbia debellato il terrorismo, nè che abbia dato chiari segni di volerlo fare. Certo, non si esprime più con il linguaggio del bandito che lo ha preceduto, ma per raggiungere un obiettivo le buone parole paole non bastano. Abbiamo letto le dichiarazioni del presidente Ciampi, belle parole che rivelano buone intenzioni, ma tutto si ferma lì. Che senso ha dire che l’Italia ha sempre “ assicurato il continuo,determinato appoggio all’obiettivo del popolo palestinese” se non si prende atto che quell’appoggio venne dato per decenni alla persona sbagliata, ad una Autorità che se ne è servita per finanziare il terrorismo contro Israele, per educare all’odio antiebraico intere generazioni di giovani che hanno imparato ad odiare Israele sui libri di testi pagati con i soldi che l’Italia faceva arrivare ad Arafat tramite gli orgnaismi internazionali ? Perchè questo ha fatto per decenni l’Italia, oltre a srotolare il tappeto rosso soto ai piedi del corrotto Arafat ogni volta che veniva a risquotere i suoi crediti. Certo, Abu Mazen è di tutt’altra pasta, ma anche lui ha ripetuto la tiritera “Gerusalemme deve rimanere eperta a tutti i fedeli”, come se da quando è stata riunita allo Stato ebraico, la capitale non fosse un esempio tra i più riusciti di una città nella quale tutti i culti hanno uguale dignità di frontge alla legge. Esattamente il contrario di quanto avveniva prima della riunificazione del 1967, quando a Gerusalemme est gli ebrei venivano presi a calci se avevano l’ardire di andare a pregare al Muro occidentale. Sono queste le cose che vorremmo che qualcuno ricordasse ad Abu Mazen, visto che Ciampi se ne è dimenticato. Mentre scriviamo non sappiamo qauli temi abbia trattato Berlusconi. Ci sarebbe piaciuto che avesse ricordato che non solo di v iolenza di deve parlare, come ha fatto Ciampi, ma di terrorismo, una porola che in Italia si pronuncia con fatica, preferendo sostituirla con tutta una serie di tranquillanti surrogati. Ma anche al Papa vorremmo dare un suggerimento, vista la sua responsabilità di capo della chiesa cristiana, ricordi ad Abu Mazen l’infelice situazione nella quale vivono i cristiani sotto l’Autorità palestinese, le vessazioni alle quali sono sottoposti, che ne hanno causato un vero e proprio esodo. Di questi palestinesi di serie C non ne parla mai nessuno, in primis la chiesa cattolica. Benedetto XVI ha provveduto nei giorni scorsi ha rimettere ordine in quel di Assisi, dimostrando lungimiranza e precisa volontà di cambiamento. Prosegua su questa linea, e ricordi al suo ospite che se non avrà la forza di sconfiggere quella montagna di oppressione che il rais defunto aveva saputo così ben creare, sarà inutile che continui ad addebitare colpe inesistenti a Israele. Cominci ad far pulizia a casa sua, disarmi il terrorismo, sconfigga la corruzione, uno dei lasciti più mortiferi dal bandito Arafat, dinostri insomma di avere quelle qualità indispensabili per portare il suo popolo ad avere uno Stato indipendente e democratico. Ad assomigliare in poche parole più alla democrazia israeliana che alle dittature che contrassegnano gli stati arabi. Siamo sicuri che i palestinesi gliene saranno grati.
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