Dal FOGLIO di oggi, 22/12/2018, a pag. 3 con il titolo "Israele 70 anni, nascita di una nazione", la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro di Claudio Vercelli
Claudio Vercelli
A.Litta Modignani
Fra i tanti libri usciti nel corso di quest'anno, in occasione del settantesimo anniversario della fondazione di Israele, spicca per rigore storiografico e limpidità di scrittura questo bel saggio di Claudio Vercelli, uno dei più autorevoli studiosi italiani di fenomeni genocidari e negazionismo. Nel breve spazio di 150 pagine, accompagnate da molte fotografie e cartine, Vercelli offre al lettore uno strumento di conoscenza efficace, utile anche alla comprensione degli aspetti attuali del conflitto. L'autore prende le mosse dalla genesi del movimento sionista, alla fine dell'Ottocento, e analizza in dettaglio il fenomeno del processo migratorio verso la Palestina. L'epoca dei pionieri, e il dibattito culturale innescato dal sionismo di Theodor Hertzl, sono di cruciale importanza per comprendere la storia di Israele. Questa straordinaria vicenda nazionale ha conosciuto, nel corso dei decenni, numerose "metamorfosi" (secondo il termine felicemente impiegato da Vittorio Dan Segre, in un saggio illuminante fin dal titolo) una delle quali è sicuramente rappresentata dalla nascita dell'identità nazionale palestinese. Essa sorge però più tardi, nel corso degli anni Sessanta, strumentalizzata ed enfatizzata ben oltre i suoi termini reali dalla propaganda sovietica e dalla ideologia terzomondista. Vercelli sottolinea, ad esempio, come lo status di "rifugiato" sia stato conferito dalle Nazioni Unite non solo ai profughi arabi del 1948, ma anche a tutte le popolazioni coinvolte dai successivi conflitti, e dalle loro seconde e terze generazioni nei decenni seguenti, fino a raggiungere l'iperbolica cifra di 5,2 milioni di individui: "Un numero che è il prodotto dell'incremento demografico e della mancata soluzione dei problemi di queste persone, ma anche di un'indubbia inflazione della nozione legale di rifugiato", annota Vercelli. L'autore ricostruisce minuziosamente, fra storia e cronaca, tutte le trattative di pace, gli accordi, i tentativi e i rinvii, gli incontri e gli scontri, fino al puntuale fallimento finale, ogni volta inevitabile epilogo per un mondo arabo che non ha mai preso seriamente in considerazione l'ipotesi di convivere in pace con lo stato ebraico: "L'avversione per Israele è totale, arrivando fino alla demonizzazione". Nelle pagine finali vengono affrontate - senza reticenze - anche le criticità dell'Israele di oggi: l'involuzione del quadro politico, la presenza invasiva dei partiti religiosi, la questione istituzionale inevitabilmente connessa allo sviluppo demografico
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