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Avvenire Rassegna Stampa
16.12.2018 Perchè padre Faltas si ostina a rimanere a Gerusalemme, quando...
potrebbe costruire 'ponti' in Pakinstan,Siria,Turchia?

Testata: Avvenire
Data: 16 dicembre 2018
Pagina: 21
Autore: Giacomo Gambassi
Titolo: «Il Nostro impegno accanti ai ragazzi della Terra Santa»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 16/12/2018, a pag.21, con il titolo "Il Nostro impegno accanti ai ragazzi della Terra Santa" il pezzo di Giacomo Gambassi.

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Soltanto con una lettura attenta appare chiara la tecnica del giornalista di Avvenire. L'intervista con padre Faltas avviene a Gerusalemme, dove vive, ma fasteggerà il prossimo anno i 30 anni di permanenza in Terra Santa, non in Israele, che in qiesto caso scompare. Mantenendo il nostro impegno a scrivere ogni volta che Avvenire scrive Terraanta al posto di Israele, scriveremo al posto di Santa Sede S.S, dispiacerà a qualche nostro lettore, pazienza, scriva ad Avvenire e si lamenti con il direttore Tarquinio, gli dica di smetterla con questa Terra Santa e scriva Israele.
Ma torniamo al testo: leggendo bene, ci si accorge che la località dove vivono questi ragazzi bisognosi è a Betlemme, il cronista non ha parole di biasimo per l'Autorità palestinese, che nega ogni aiuto finanziario per la loro cura. Non basta aprire una gelateria per impedire la fuga dei cristiani dalla Terra Santa - che non è Israele, da lì non fuggono ma aumentano-

Ci sono poi due servizi di cui riprendiamo solo i titoli:
"
PAKISTAN- Blasfemia, due fratelli cristiani condannati a morte nel Punjab
"Cristiani tra Siria e Turchia come «agnelli tra i lupi» "
Ci permettiamo di chiedere come mail i giornali di riferimento alla S.S. non mandano i propri cronisti in questi paesi in cui i cristiani sono perseguitati e spesso uccisi per dei reati che esitono soltanto nella Sharia? Perchè la S.S. non inizia a costruire 'ponti' in quei paesi? Padre Faltas potrebbe trasferire il suo ufficio in Pakinstan, oppure Siria o in Turchia, come mai si ostina a rimanere a Gerusalemme?

Ecco il pezzo di Gambassi:

 "I ragazzi sono la nostra priorità. Da aiutare in ogni modo". Padre Ibrahim Faltas è seduto di fronte alla scrivania nel suo studio all'interno di Casa Nova a Gerusalemme, la struttura di accoglienza per i pellegrini nel cuore antico della città santa. Frate minore francescano d'origine egiziana, festeggerà nel 2019 i trenta anni in Terra Santa. E ai numerosi impegni per la Custodia aggiunge quello di vice-presidente della Fondazione "Giovanni Paolo II", la onlus toscana per lo sviluppo e la cooperazione in Medio Oriente. Fra i progetti che la Fondazione sostiene c'è l'istituto pontificio Effetà, la scuola voluta a Betlemme da Paolo VI che restituisce la parola ai ragazzi sordi della Palestina. Padre Faltas fa parte del consiglio d'amministrazione dell'istituto. «E un'esperienza unica in Cisgiordania che in quasi mezzo secolo ha trasformato la vita di settecento ragazzi destinati a essere lasciati ai margini. Oggi come ieri gli studenti arrivano in maggioranza dai villaggi poveri dove la disabilità è sinonimo di esclusione. Ma Effetà ha costi elevati e i contributi diminuiscono. Se fosse stato in Israele, il plesso avrebbe ricevuto soldi pubblici. Invece quasi tutto è nelle mani di finanziamenti che giungono dall'estero». Anche la Fondazione che porta il nome del Papa santo polacco è in prima linea nella raccolta dei fondi. «L'Italia è un Paese generoso e sensibile - afferma il religioso -. E sa essere accanto a proposte come questa». Negli anni la onlus ha impiantato a Betlemme un laboratorio di artigianato locale e ha realizzato anche una gelateria «con il salone più grande della Palestina», dice con orgoglio padre Faltas. «Sono iniziative volte a creare lavoro soprattutto per i giovani. Con un obiettivo: far sì che i cristiani non lascino la Terra Santa. Perché avere un'occupazione stabile è il primo passo per evitare fughe oltre confine». Racconta il francescano che nel corso della seconda Intifada, dal 2000 al 2005, la comunità latina di Gerusalemme si è ridotta di 3mila fedeli. «Senza la presenza cristiana, i luoghi santi perdono di significato», riflette il religioso. E invita a farsi vicini alla Terra Santa con i pellegrinaggi. «Entrambe le parti rispettano chi giunge qui. E la maggioranza dei cristiani è impegnata proprio nel settore turistico. Inoltre l'arrivo dei pellegrini favorisce il dialogo fra arabi e israeliani». Padre Faltas cita Paolo VI e il suo storico viaggio nella regione del 1964. «Un evento straordinario per questa terra. Papa Montini, proclamato santo da due mesi, è molto amato. A Betlemme una delle strade principali è dedicata a lui. E sulla scia di quel viaggio sono sorte numerose istituzioni che hanno fatto del bene alla Terra Santa». Il frate minore fa una pausa. «Come diceva Wojtyla, la terra di Cristo non ha bisogno di muri, ma di ponti. Ed è da qui che passa la pace nel mondo»

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