Gli israeliani sono più preoccupati dei problemi interni e regionali che non delle grandi questioni internazionali. Non è che non siano interessati alla folle dichiarazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad secondo il quale "Israele deve essere sradicato dalla faccia della terra", quelle parole hanno occupato i commenti e le prime pagine dei giornali, ma l'atteggiamento iraniano viene giudicato più un problema globale che non esclusivamente israeliano. Un analista politico ha persino dichiarato che più degli israeliani devono preoccuparsi per la minaccia atomica iraniana i paesi confinanti. Anzi, Israele è il paese della regione più protetto e quindi sicuro. Quali danni possono mai causare quattro scalzacani di missili atomici - di più l'Iran non riuscirà a produrre - di fronte a centinaia di missili Arrow che garantiscono dal cielo la sicurezza dello Stato ebraico ? Se anche riuscissero a partire verrebbero immediatamente disintegrati dopo pochi secondi di volo. Con questo non la prendono certo alla leggera, ma sono molto più attenti, per esempio, alle difficoltà del governo, dove è slittata la nomina di due ministri voluti da Sharon per sostituire due dimissionari. Una crisi adesso potrebbe portare ad elezioni anticipate che nè Likud nè i laburisti di Shimon Peres vogliono.Sharon resta comunque saldo in sella, mantenendo in pieno gli impegni presi contro il terrorismo, dopo l'uscita da Gaza. L'organizzatore dell'attentato di Hadera che aveva fatto cinque vittime, è stato eliminato dalle forze di sicurezza lo scorso giovedì. Anche la Siria sotto inchiesta all'ONU, per essere quasi sicuramente il mandante dell'assassinio del premier libanese Hariri, è nell'attenzione della politica israeliana. Finalmente, si nota con soddisfazione, il dito delle Nazioni Unite comincia ad essere puntato contro le malefatte degli Stati arabi, dopo essere stato perennemente rivolto contro Israele. Così come avere condannato le dichiarazioni del presidente iraniano da parte di Kofi Annan è un fatto di assoluta novità per un paese come Israele abituato da sempre ad essere giudicato secondo standard diversi di valutazione rispetto ai paesi arabi o musulmani. Un segnale che qualcosa sta cambiando. Così come è motivo di soddisfazione l'annuncio che finalmente la Croce Rossa Internazionale toglierà il veto all'accoglimento dello Scudo Rosso di Davide, la croce rossa israeliena, da sempre esclusa dalla organizzazione internazionale. Non si tratta di un rinsavimento, ma di una presa d'atto realistica. La Croce Rossa americana ha infatti sospeso i finanziamenti alla sede centrale di Ginevra, e senza i dollari americani era diventato difficile far quadrare i conti. Sta arrivando per questo in Israele il ministro degli esteri svizzero, la signora Micheline Calmy-Rey, per definire e risolvere la questione. Potenza della persuasione americana ! Sui giornali sta ricevendo una non usuale attenzione anche la politica italiana, di solito giudicata di scarso interesse per i lettori israeliani. La manifestazione di domani, organizzata a Roma dal Foglio in solidarietà con lo Stato ebraico dopo le folli dichiarazioni del nuovo Khomeini, viene riportata ampiamente su tutti i media. Il commento più comune fa notare come l'Italia, fra i paesi europei, sia quello che più ha capito quello che avviene realmente in questa parte del mondo, anche grazie alla sua politica estera completamente rinnovata dal governo Berlusconi. E' di ieri la visita di Gianfranco Fini ad Ariel Sharon a Gerusalemme e a Abu Mazen a Ramallah, e, anche se giudicata di normale routine, il nostro ministro degli esteri viene abitualmente acconto in Israele come un amico sincero. Partirà invece alla volta di Roma il presidente Moshè Katzav. Nella capitale incontrerà Papa Benedetto XVI per il quarantesimo anniversario dell'enciclica "Nostra Aetate", che mise fine alla bimillenaria accusa per gli ebrei di deicidio. Questo incontro sottolonea le buone relazioni che sia stanno sviluppando tra il mondo cattolico-protestante e Israele, un risultato del continuo dialogo ebraico-cristiano, un segnale che le relazioni fra i due stati si stanno sempre più normalizzando. Gli israeliani, tra una minaccia atomica e l'altra, continuano a mangiare polli e tacchini, di influenza aviaria qui non parla nessuno semplicemente perchè non c'è. Certo, i controlli sono rigorosi, forse più che altrove e le regole alimentari (la tradizionale Kasherut) garantiscono una buona qualità del cibo. Se poi consideriamo che in Israele la caccia è proibita, chissà, magari sarà per questo che anche gli uccelli sono più sani. Siamo nel paese degli ebrei, il lettori ci conceda un po' di umorismo ebraico.....