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Informazione Corretta Rassegna Stampa
15.12.2018 Combattere la censura di Facebook contro chi critica il terrore islamico
Appelli di Deborah Fait, Syra Rocchi

Testata: Informazione Corretta
Data: 15 dicembre 2018
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait-Syra Rocchi
Titolo: «Il pericolo della censura sui social media: una 'Stasi' del pensiero unico da contrastare»

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Riprendiamo l'argomento della censura applicata da FACEBOOK  a chi esprime critiche al terrorismo islamico, con un intervento di Deborah Fait, seguito da quello di Syra Rocchi, da Atlantico Quotidiano.

L'intervento di Deborah Fait
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Come è accaduto a Syra Rocchi, autrice dell'articolo che segue, anch'io sono stata bloccata da Facebook e non è la prima volta. Ormai ogni frase che scrivo, ogni articolo che pubblico sono a rischio di blocco, una settimana, un mese, un anno. In questi ultimi giorni siamo stati "castigati" in tanti e tutti, guarda caso, amici di Israele, sicuramente segnalati dai guardiani del politicamente corretto, che poi sarebbe il veto assoluto di critica del mondo arabo-islamico.
Facebook è diventato uno stato di polizia dove, per evitare il blocco che potrebbe anche essere a vita, cioè ergastolo, bisogna pesare ogni parola, soffocare ogni emozione che potrebbe portare a scrivere cose sgradite alla dittatura.
Come scrive Syra, il mondo libero si sta genuflettendo ai diktat di chi vuole tapparci la bocca e reprimere le idee. Dobbiamo ribellarci, lo dico sempre, guai a restare passivi, guai a rassegnarsi, noi abbiamo un'arma importante: la tastiera del nostro computer ma a questo dobbiamo aggiungere il coraggio.
Mettiamoci in testa che non lo facciamo per una mera protesta contro Facebook, no, lo facciamo per noi, per la libertà di pensiero e di parola, per avere dignità di persone. Non siamo contatti virtuali comandati da un algoritmo. Lottiamo quindi tutti insieme, con Syra, per riavere libertà, per i nostri diritti, per rifiutare la sopraffazione e la censura, per poter pensare ognuno come gli pare, senza paura, senza il pericolo di vedersi rifiutata, arbitrariamente, l'entrata in Facebook, quasi sempre senza conoscerne il motivo. 

L'intervento di Syra Rocchi

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La censura delle opinioni e dei fatti che Facebook esercita sui suoi utenti deve essere combattuta senza mezzi termini in quanto solo una delle modalità di avversione alla libertà di espressione di un mondo che sembra sempre più piegato al più mistificante politically correct e repressivo di ogni conquista occidentale ottenuta in decenni di impegno libertario. Una censura che si abbatte non solo sulle tante persone (24 milioni solo in Italia!) che accedono a questo social network, ma sull’intero mondo occidentale, nelle forme più disparate. Il nostro mondo libero sta genuflettendosi ogni giorno di più ai diktat di chi vuole tappare la bocca al dissenso politico, religioso e di costume, in nome di una pretesa etica comune imposta come giusta per tutti. I più colpevoli sono quelli fra noi che fungono da cavalli di Troia dei nuovi oppressori, i buonisti dell’accoglienza a tutti i costi di chiunque, i ciarlatani che spacciano per religione di pace la religione più agguerrita e oppressiva che esista, i relativisti, i moralisti senza morale, quelli che chiamano addirittura razzisti coloro che combattono il nuovo vero razzismo e li processano, li bandiscono o cercano di bandirli dalla società civile. Colpevoli siamo tutti noi che lasciamo che ci chiudano la bocca adattandoci pur obtorto collo alla nuova schiavitù del pensiero e della sua espressione, ché “tanto non ci si può far nulla”. Si può e si deve almeno cercare di fare qualcosa. Personalmente intendo mettere in moto iniziative pubbliche partendo dal caso Facebook che almeno tentino di contrastare questo andazzo, coinvolgendo persone che per la loro visibilià mediatica possano incidere su questo sonno della ragione, contro i mostri che stanno generandosi giorno per giorno in tutti i nostri Paesi teoricamente liberi ma che in pratica lo sono sempre meno.
Si può benissimo vivere anche fuori da Facebook, ma non posso vivere in una società che accetta supinamente di essere controllata e punita dall’ignoranza, dalla sopraffazione dei diritti individuali che dovrebbero essere inalienabili, da chi vuole imporre il pensiero unico in tutti i campi, dai neo questurini addetti a reprimere e ingabbiare, da questa “Stasi” operante fra noi. Sappiate solo questo. Che non smetterò di lottare perché il nostro mondo libero non si lasci piegare e perché non si suicidi facendo il loro sporco gioco.
Quando sarà, ma anche sin da ora, spero di avervi al mio fianco. Non dobbiamo aver paura di difendere i nostri diritti. Ciascuno come gli è possibile, nell’ambito in cui opera. Penso soprattutto ai giornalisti fra noi, che dovrebbero fare in modo che i media con i quali collaborano si assumano la responsabilità di denunciare questa ignobile deriva.
A cominciare da quella messa in atto ogni giorno da Facebook. Farò quello che potrò, forse sarà poco ma sarà sempre più dignitoso che essere ridotta a succube. Voi, cercate di fare la vostra parte, perché la cosa ci riguarda. Tutti. Voi, i vostri figli, i vostri nipoti, i vostri amici e milioni di persone a rischio del mondo cui apparteniamo, della cultura che è la nostra cultura. Un mondo ed una cultura certo difettosi, evidentemente fragili, ma che sono gli unici che valga la pena di difendere e nei quali vivere.

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La polizia del pensiero


info@informazionecorretta.it

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