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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.12.2018 Quando Abu Mazen se ne lava le mani
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 dicembre 2018
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Quando Abu Mazen se ne lava le mani»

Quando Abu Mazen se ne lava le mani
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione dal francese di Yehudit Weisz)

www.jforum.fr/quand-abou-mazen-se-lave-les-mains-par-michele-mazel.html

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Abu Mazen

Nella notte di Gerusalemme, sotto una pioggerellina leggera, un nonno tiene tra le braccia il piccolo corpicino di un nipote che non vedrà crescere e che sta accompagnando nel suo ultimo viaggio, verso il grande cimitero del Monte degli Ulivi. L'immagine è straziante. Amiad Israel - "la nazione di Israele vivrà per sempre" - è un nome troppo importante per questo bambino piccolo, estratto prematuramente dal grembo di sua madre, che non è sopravvissuto nonostante tutti gli sforzi di quei medici che hanno lottato invano per tre giorni e malgrado le preghiere di tutto Israele. Sarà riuscito ad aprire gli occhi? La sua mamma, gravemente ferita e ricoverata anche lei in ospedale, aveva insistito per essere portata accanto al figlioletto che aveva portato dentro di sé per trenta settimane. Ha potuto vedere solo per pochi minuti quel figlio primogenito tanto atteso, la cui prossima fine le era stata sicuramente annunciata. Piccolo essere innocente, vittima di una cieca violenza alimentata da odio viscerale. L'assassino, lui, quello che ha deliberatamente preso di mira una giovane donna incinta, è morto la stessa notte sotto le pallottole dei soldati delle Forze di Difesa israeliane, mentre il corteo funebre si stava poco a poco disperdendo. Hamas aveva rilasciato una dichiarazione di vittoria che rivendicava l'attentato, felicitandosi per questo nuovo colpo sferrato a questa entità sionista, il cui nome è così difficile da pronunciare. Ieri mattina salutava, in un volantino pubblicato sul suo social network, l'eroico martire, morto per la causa dopo aver compiuto un'impresa gloriosa. Ammirate il sorriso gioioso di Saleh Omar Barghouti "autore dell' eroica operazione di Ofra" ed "eroe combattente palestinese”. Questa è una pagina nuova e gloriosa che entra a far parte della storia di questa organizzazione, che sa di poter contare sulla simpatia e sul sostegno di molte nazioni in tutto il mondo. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che aveva appena approvato un numero impressionante di risoluzioni che condannavano Israele, ha rifiutato di qualificare Hamas come terrorista. Si dirà: “ ma Hamas non è l'Autorità palestinese”. A proposito, all'indomani dell'attacco di Ofra, Abu Mazen, Presidente dell'Autorità palestinese, si era lavato le mani per un'operazione avvenuta in territorio interamente sotto il controllo di Israele e sul quale non aveva, ha detto, alcuna autorità. Curiosamente, tuttavia, è a Ramallah, la capitale della suddetta Autorità, che Saleh Omar Barghouti aveva trovato rifugio. Più precisamente in una casa situata a poche decine di metri dal Mouqata'a , dove si trovano gli uffici dell'Autorità Palestinese e la sede dell'amministrazione locale. È nel cortile di questo blocco di edifici che si trova il mausoleo di Yasser Arafat. Potrebbe il vecchio leader ignorarlo? Il suo servizio di intelligence sarebbe così incompetente? Ad ogni modo, lui ha appena condannato con forza le incursioni dei soldati israeliani che avevano inseguito l’assassino fino al suo nascondiglio a Ramallah. Ha anche deplorato "le vittime di entrambi i campi”. È vero che anche una seconda squadra di assassini era venuta a cercare rifugio nella sua città - e che i soldati israeliani, a loro volta, vi avevano appena fatto irruzione.

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Michelle Mazel


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