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Il Foglio - Avvenire Rassegna Stampa
13.12.2018 Salvini in Israele: Unifil inutile e dannoso, la possibilità di spostare a Gerusalemme l'ambasciata italiana
Editoriale del Foglio, commento di Gianni Santamaria

Testata:Il Foglio - Avvenire
Autore: la redazione del Foglio - Gianni Santamaria
Titolo: «Non fate di Unifil un ostaggio di Hezbollah - E Salvini apre il caso ambasciata»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/12/2018, a pag. 3, l'editoriale "Non fate di Unifil un ostaggio di Hezbollah"; da AVVENIRE, a pag. 9, con il titolo "E Salvini apre il caso ambasciata", il commento di Gianni Santamaria.

L'Unifil, come sottolinea il Foglio, è non solo inutile ma anzi dannosa, perché sotto l'ombrello Onu permette tranquillamente ai terroristi di Hezbollah il riarmo e la costruzione di tunnel della morte sotto il confine tra Libano e Israele. Andrebbe completamente riformata perché assolvesse a un vero compito di interposizione, oppure abolita.

Equilibrata, per una volta, anche la cronaca pubblicata da Avvenire, che riprende i principali temi emersi dai primi due giorni di visita in Israele di Salvini, dai tunnel di Hezbollah al gasdotto sottomarino tra Israele e Italia alla decisione di spostare l'Ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme.

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO: "Non fate di Unifil un ostaggio di Hezbollah"

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Quando, lo scorso agosto, il generale italiano Stefano Del Col ha preso il posto di Michael Beary come comandante dell’Unifil (la forza interinale dell’Onu nel Libano meridionale), l’allora ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, gli scrisse una lettera aperta che recitava: “Lei sta per assumere il comando di una forza Onu che ha toccato un punto molto basso. Il suo predecessore è diventato lo zimbello della regione e ne ha minato la credibilità e la deterrenza. Non sorprende che nessuno da queste parti prenda minimamente sul serio l’Unifil. Ripristinare la sua credibilità ne ripristinerà anche la forza deterrente”. Si fece sentire anche l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, Nikki Haley, che criticò duramente l’allora capo dell’Unifil, l’irlandese Beary, accusandolo di ignorare il riarmo nemmeno troppo segreto di Hezbollah da parte dell’Iran. “Hezbollah si vanta apertamente del proprio riarmo e fa sfilare le sue armi davanti alle telecamere – aveva detto Haley – Il fatto che il comandante dell’Unifil lo neghi dimostra che l’Unifil ha bisogno di riforme”. Di Unifil si è tornati a parlare due giorni fa, dopo che il vicepremier Matteo Salvini ha usato l’espressione “ter - roristi islamici” per Hezbollah, che ha costruito tunnel dal Libano per infiltrarsi in Israele. Apriti cielo! La nostra Difesa si è detta “sconcertata”, come se Salvini avesse rivelato al mondo la formula segreta per l’energia pulita. E’ dal 2013, infatti, che Hezbollah è nella lista nera delle organizzazioni terroristiche dell’Unione europea. Ci volle molto tempo per convincere gli europei a farlo. Fu l’attentato compiuto da Hezbollah a Burgas, in Bulgaria, ai danni di un gruppo di turisti israeliani, a spingere la Ue a fare la cosa giusta: riconoscere Hezbollah per quello che è. Un gruppo terroristico, non una ong politica e caritatevole. Ora, tre tunnel che partivano dal territorio libanese sono stati scoperti questa settimana da Israele. Tre tunnel che Hezbollah ha costruito letteralmente fra i piedi e sotto il naso dell’Unifil. Le nubi di guerra si sono andate addensando sotto gli occhi di questa forza di pace delle Nazioni Unite. Su direttiva del suo protettore iraniano, Hezbollah ha accumulato nel sud del Libano un arsenale di armi e di combattenti micidiale. Mentre l’Unifil girava la faccia dall’altra parte, Hezbollah si preparava alla guerra. All’Unifil è stata attribuita una significativa autorità per impedire l’attività illegale e ostile di Hezbollah, il problema è che non la sta utilizzando. Ha sviluppato una sorta di mentalità del tipo “non vedo e non sento”. Capita che i caschi blu dell’Unifil incappino in posti di blocco mentre sono di pattuglia nel Libano meridionale. Improvvisamente compaiono uomini in abiti civili che bloccano i mezzi delle Nazioni Unite, rubano il loro equipaggiamento e li prendono a sassate finché non girano i tacchi e se ne vanno. Tutti sanno di chi si tratta. E’ Hezbollah: Hezbollah non vuole che l’Unifil veda cosa c’è al di là di quei blocchi stradali. E normalmente i caschi blu dell’Unifil fanno dietrofront e se ne vanno senza fare rapporto su chi li ha fermati e perché. L’Unifil non sa cosa nasconde Hezbollah e il mondo non viene a sapere perché le pattuglie vengono fatte tornare indietro. Le forze Onu in Libano sono “ostaggio di Hezbollah”, disse ormai dieci anni fa Toni Nissi, a capo del comitato di monitoraggio internazionale-libanese per la Risoluzione del Consiglio di sicurezza 1559 (2004). E’ cambiato qualcosa da allora? Washington e Gerusalemme, i due paesi che di più hanno fatto per potenziare e rendere effettiva la missione dell’Unifil, non si aspettano che l’Uni - fil affronti militarmente l’organizzazione terroristica libanese, ma chiedono che siano migliorate la qualità e la quantità dei rapporti sulle violazioni. Se Hezbollah intensifica i suoi sforzi, anche le Nazioni Unite devono potere intensificare gli sforzi contro di loro. Altrimenti, a quarant’anni dalla sua nascita, a cosa serve l’Unifil, a parte monitorare i tour di giornalisti che Hezbollah organizza nel sud mettendo in mostra il suo imponente arsenale di fabbricazione iraniana che gli servirà nella prossima guerra contro Israele?

AVVENIRE - Gianni Santamaria: "E Salvini apre il caso ambasciata"

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L'attuale ambasciata italiana a Tel Aviv all'interno dell'immobile fotografato

Roma Dopo i tunnel scavati da Hezbollah, quelli sotto il mare per trasportare gas. Nel viaggio israeliano di Matteo Salvini le diversità con M5s corrono sottoterra. Ma sono alla luce del sole. Ieri il vicepremier e ministro dell'Interno, nella nutrita giornata in cui ha avuto un positivo colloquio con il premier Benjamin Netanyahu - che lo ha definito «grande amico di Israele» -, ha tirato fuori, infatti, la questione del gasdotto EastMed Stream, le cui propaggini dovrebbero arrivare proprio in quella Puglia dove i suoi alleati già scontano i malumori per la Tap, la Transadriatic pipeline. «C'è l'ipotesi di un gasdotto da Israele al Sud dell'Italia su cui chiederò alle nostre aziende di cooperare: il prossimo viaggio unirà la politica all'economia e al business», ha annunciato. Il riferimento è al progetto il cui primo via libera è stato siglato dal ministro Carlo Calenda - predecessore di Di Maio – a Tel Aviv nell'aprile 2017 e che coinvolge anche Cipro e Grecia. Ed è incluso già dal 2015 nei Progetti di comune interesse (Pci) della Commissione europea. L'obiettivo è diversificare l'offerta per non essere dipendenti dal gas russo. Il riferimento all'opera è prevedibile che non susciti gli entusiasmi di M5s. Il movimento, però, insiste nella polemica sulla questione di Hezbollah, definita organizzazione di «terroristi islamici», dopo aver sposato subito con Luigi di Maio le critiche fatte trapelare dal ministero della Difesa, guidato dalla pentastellata Elisabetta Trenta Ieri è stato il presidente della Camera Roberto Fico a bacchettare l'attivismo del leghista anche in politica internazionale. «Su questi temi ascolto il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. La posizione mia e dell'Italia è: due popoli due Stati», ha risposto a chi gli chiedeva un commento sul caso. Caso che ha tenuto banco anche nell'incontro con Netanyahu. «L'Unifil deve impedire agli Hezbollah di compiere azioni aggressive contro Israele», ha detto il padrone di casa all'ospite, fa sapere in un comunicato l'ufficio del premier. Sulle risoluzioni Onu antiIsraele, ha assicurato Salvini, «abbiamo al stessa visione». Su un altro tema spinoso, quello dello status di Gerusalemme, Salvini è stato più cauto, pur apparendo possibilista. «Step by step, passo dopo passo», ha risposto a chi gli ha chiesto se anche Roma aprirà un'ambasciata nella Città Santa, come ha fatto Washington (decisione che ha causato una rivolta nel mondo arabo).

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