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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.12.2018 Agatha Christie e la morte di Yasser Arafat
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 dicembre 2018
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Agatha Christie e la morte di Yasser Arafat»

Agatha Christie e la morte di Yasser Arafat
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione dal francese di Yehudit Weisz)

https://benillouche.blogspot.com/2018/12/agatha-christie-et-la-mort-de-yasser.html

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Yasser Arafat

Sono trascorsi quasi quindici anni dalla morte di Yasser Arafat, ma i palestinesi hanno ancora la granitica certezza che il loro leader emblematico sia stato assassinato. E non si dica loro che il vecchio leader è morto in Francia dopo essere stato ricoverato all'ospedale Percy di Clamart, un'istituzione all'avanguardia, dove la maggior parte dei Primari sono professori associati. Soprattutto, non si dica loro che per la mancanza della rigida osservanza del segreto professionale della classe medica, imposta a tutti coloro che erano venuti a conoscenza del caso, era da un bel pezzo che tutti sapevano la natura della malattia che se l’è portato via.

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Suha Arafat con il ritratto di Yasser

Del resto, la vedova, Suha Arafat, si è ben guardata dal chiedere un'autopsia. Aspetterà sette anni per decidersi a presentare un reclamo contro ignoti per omicidio. Sarebbe un errore credere che nel mirino fosse Israele: la vedova, diventata ormai un’ereditiera molto ricca, non ha mai nascosto di considerare alcuni leader palestinesi - tra cui Abu Mazen - colpevoli di aver complottato contro il marito. Forse era un modo per vendicarsi delle "calunnie" che questi leader diffondono su di lei, tra cui la famosa storia dell’appropriazione indebita di fondi palestinesi depositati sul conto del defunto. Oppure perché non le hanno permesso di partecipare ai solenni funerali a Ramallah. E arriviamo allora al rocambolesco caso del polonio. È un veleno tanto misterioso quanto letale: due anni dopo la morte di Arafat fu usato per assassinare il dissidente russo Alexander Litvinenko. Perché non usarlo per sbarazzarsi di un uomo ingombrante? Nonostante le espresse riserve della comunità scientifica, una squadra di esperti russi, francesi e svizzeri si reca a Ramallah; il corpo viene riesumato e vengono prelevati campioni per effettuare esami approfonditi. Per quanto negativi possano essere, le teorie della cospirazione prosperano. E si sono accordati sul colpevole: può essere solo lo Stato ebraico. Prima del polonio, i palestinesi avevano ipotizzato che ad uccidere il loro capo fosse stato un "laser ad alta precisione" , poi hanno sostenuto che il Mossad avesse sistematicamente sostituito i farmaci con cui veniva curato il paziente, con il tallio, un veleno incolore, inodore e insapore, che uccide lentamente. Nel 2009, Fatah vota una risoluzione che accusa Israele del "crimine" , anche se ancora una volta gli esperti avevano concluso che il paziente non aveva presentato alcun sintomo di avvelenamento da tallio. Ovviamente per i palestinesi la ragione di questo era nota da tempo; il fatto che non sia stato trovato nulla, dimostra perfettamente che si tratta di quel nemico formidabile e infido che è il Mossad. Uno dei principali consiglieri di Yasser Arafat, Bassam Abu-Sharif, viene finalmente a svelare la chiave del mistero. Lunedì scorso, 10 dicembre, afferma di essere in possesso di un documento ultra segreto secondo il quale Ariel Sharon e il Dipartimento di Stato americano hanno deciso di eliminare un ingombrante avversario e in precedenza"avrebbero chiesto l’autorizzazione all'Arabia Saudita" . Se si deve inventare, tanto vale farlo in grande. Per quanto riguarda il metodo scelto, sarebbe stato preso in prestito ad Agatha Christie: la sostanza mortale sarebbe stata introdotta nel tubo del dentifricio di Arafat. Il mondo ora attende con impazienza la pubblicazione del documento e la rivelazione del nome di questa sostanza. C'è comunque motivo per temere che questa attesa sarà vana.

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Michelle Mazel


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