domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
10.12.2018 Donald Trump ha ragione sull'immigrazione: lo ammette perfino il Foglio
Analisi tratta dal Times

Testata: Il Foglio
Data: 10 dicembre 2018
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Trump farà anche rabbrividire, ma sui fondamentali ha ragione. Vedi l’immigrazione»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/12/2018, a pag. II, l'analisi Trump farà anche rabbrividire, ma sui fondamentali ha ragione. Vedi l’immigrazione' tratta dall The Times.

Immagine correlata
Donald Trump

Nel 1774 il governatore della Virginia osservò che gli americani ‘si immaginano sempre che le terre lontane siano migliori di quelle su cui si sono già stanziati… se conquistassero il Paradiso, lo abbandonerebbero alla prima notizia di un posto migliore, un po’ più a ovest’”. Così esordisce sul Times Clare Foges, giornalista ed ex speech writer del premier britannico David Cameron. “Questo sognare senza fine è ciò che ha reso possibili gli Stati Uniti, ed è il motivo per cui in tanti provano simpatia e persino compassione per chi si ritrova nella cosiddetta carovana dei migranti, che attraversano il Messico alla ricerca di una vita migliore, un po’ più a nord. Per oltre 600 miglia hanno sopportato stanchezza infinita e malori di ogni sorta, piaghe e ferite, caldo cocente e tempeste gelide. Dinnanzi a questa sofferenza, la baldanzosa e istintiva risposta dei repubblicani, di Fox News e di tutti gli altri loro compari sembra all’estremo della volgarità. Video spaventevoli portano alla mente melodrammatici film di serie B. Donald Trump ha sganciato le sue solite granate verbali, usando lo spauracchio dell’‘invasione’ e definendo il filo spinato ‘un bellissimo miraggio’. Eppure nel loro approccio generale, Trump e i repubblicani hanno ragione. Il loro istinto di proteggere e rinforzare il confine statunitense, e di farlo in un modo molto chiaro, può non sembrare nobile, ma è necessario. Potrete anche essere in disaccordo con le tattiche di Trump, rabbrividire per il suo linguaggio, ma sui fondamentali ha ragione. Trump ha ragione a mandare un messaggio chiaro a quelli che sperano di entrare in America illegalmente: ‘Non entra nessuno. Non permetteremo a nessuno di entrare’. Diverse migliaia di truppe al confine hanno sottolineato il suo intento e quelli nelle carovane stanno ricevendo il messaggio. Molti hanno deciso di fermarsi in Messico anziché procedere verso quella che sanno essere una vita in un limbo, in detenzione. Confrontate la chiarezza di Trump con i messaggi ambigui mandati dai leader europei: equivoci e confusione che incoraggiano milioni di persone a imbarcarsi in viaggi rischiosi verso il continente. Tre anni dopo che Angela Merkel ha dichiarato che i rifugiati erano i benvenuti, non si riescono più a contare né le persone che sono annegate nel Mediterraneo né quelle che dalla Libia a Londra si sono arricchite grazie al traffico di esseri umani. L’amministrazione Trump ha anche ragione a cercare di chiarire il confine tra genuini richiedenti asilo e migranti economici (o quelli che semplicemente fuggono da esistenze miserevoli nel proprio paese d’origi - ne). In estate si è deciso che le vittime di abuso domestico e violenza di gruppo non verranno più considerate come aventi diritto d’asilo negli Stati Uniti. Come ha spiegato l’allora procuratore generale, Jeff Session: ‘L’asilo politico non è mai stato pensato come un modo per alleviare tutti i problemi, anche quelli seri, che le persone affrontano ogni giorno in giro per il mondo’. La scorsa settimana è arrivato l’annuncio che i migranti che attraversano il confine meridionale illegalmente non avranno più diritto d’asilo. Questi atti sono messi in discussione e potrebbe essere che vengano considerati inefficienti o illegali, secondo il diritto internazionale. Ma nel loro tentativo di restringere la definizione di richiedenti asilo, e il modo in cui funziona il sistema, gli Stati Uniti non stanno forse dipanando la stessa matassa che altre nazioni occidentali sono troppo timide per affrontare? La convenzione dell’Onu sullo stato dei rifugiati è colpevolmente datata. La sua definizione di richiedente asilo come qualcuno che ha ‘un fondato timore di essere perseguitato per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinione politica’ è abbastanza flessibile per includere centinaia di milioni di persone. E’ stata concepita in un’epoca antecedente agli smartphone, che hanno dato ai poveri del mondo una finestra sulla prosperità esistente altrove. Se basta mettere piede sul sacro suolo dell’occidente per essere considerati e avere una possibilità di restare, allora milioni di persone tenteranno, comprensibilmente, i rischiosi viaggi epici di cui sentiamo parlare. Abbiamo visto le conseguenze della politica delle porte aperte della Merkel: gli europei stanno votando in massa per la destra estrema e i leader moderati come la cancelliera tedesca stessa stanno subendo un drastico ridimensionamento. Sotto la superficie di questi drammatici riallineamenti elettorali si nascondono cambiamenti nell’umore nazionale ben più complessi. Quando le persone sentono che i confini attorno a loro contano poco, i cuori s’induriscono davanti ai richiedenti asilo. Quando lo stato sociale appare come un setaccio attraverso cui può passare chiunque, il consenso per lo stato sociale crolla. In più, l’immigrazione di massa dai paesi in via di sviluppo priva quei posti della gente giovane, intraprendente e dinamica di cui avrebbero un disperato bisogno per svilupparsi. Il flusso di milioni di persone dalle zone povere a quelle ricche del mondo non è sostenibile, da nessun lato della medaglia. L’unica soluzione a questa crisi è che le nazioni come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti prestino aiuto nell’impresa di dare stimolo allo sviluppo economico globale, indebolendo le ragioni che rendono le migrazioni attraenti. Sì, si tratta del lungo, lunghissimo periodo, ma davvero non c’è alternativa. Nel frattempo, se vogliamo evitare slittamenti elettorali verso gli estremi, dobbiamo rafforzare i nostri confini. Se vogliamo assicurare una diffusa tolleranza per l’immigrazione legale, dobbiamo essere intransigenti con quella illegale. E se vogliamo aiutare i veri richiedenti asilo, non dobbiamo incoraggiare giovani uomini ad attraversare gli oceani e i continenti per raggiungere i sentieri laminati d’oro dell’occidente”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT