Islam in Germania: cresce il fondamentalismo Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 29 novembre 2018 Pagina: 14 Autore: Roberto Giardina Titolo: «E' impossibile un Islam tedesco»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 29/11/2018, a pag.14 con il titolo "E' impossibile un Islam tedesco" l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
L’Islam fa parte della Germania? Esiste un altro Islam moderato, un Islam tedesco? Ieri si è aperta la quarta Deutsche Islam Konferenz (Dik), la conferenza dell'Islam tedesco, e ci si è ancora divisi su queste domande, difficile, anzi quasi impossibile giungere a un risultato positivo. La prima conferenza si tenne nel 2006, e, dodici anni dopo, la situazione si è radicalizzata. Allora, fu il ministro delle Finanze Wolfgang Schaüble a dichiarare: l'Islam è una parte della Germania e dell'Europa, una sfumatura diversa da quanto affermó nel 2010, il presidente della Repubblica Christian Wulff: Der Islam gehört zu Deutschland, cioè l'Islam fa parte integrante della Germania, come il cristianesimo. E lo ha ripetuto di recente Angela Merkel. La buona intenzione sarebbe di favorire l'integrazione degli immigrati musulmani, circa 4.700.000, ma come integrare chi si rifiuta? Le quattro associazioni conservatrici dei musulmani protestano già contro il ministro degli interni, Horst Seehofer, che ha invitato alla conferenza i musulmani moderati, con cui non vogliono sedere fianco a fianco.
Seehofer è colpevole per aver dichiarato che la Merkel si sbaglia, l'Islam non fa parte della Germania, più esattamente per lui l'Islam ist in Deutschland, i musulmani vivono da anni tra i tedeschi, ma non tutti accettano le regole del paese che li ospita. Ahmet Inam, capo dell'associazione Ditib, accusa Seehofer di voler operare una Kostantinierung, cioè copiare Costantino che nel 325 «portó il cristianesimo su una falsa strada dogmatica», non più un Dio unico, ma elevando a divinità Gesù. Il ministro vuole creare un Islam tedesco, che tradisce Maometto. Il sottosegretario agli interni Markus Kerber è pessimista, e non crede che sia possibile un avvicinamento tra fondamentalisti e i gruppi liberali. Alla conferenza è stata invitata l'unica Imam donna, Seyran Ates, che ha aperto a Berlino la Ibn Rushd Goethe Moschee, dove le donne possono sedere accanto agli uomini. E Frau Ates riceve di continuo minacce di morte. Come minacce riceve Cem Ozdemir, 53 anni, per dieci anni capo dei verdi (dal 2008 al gennaio 2018), nato nella Foresta Nera da emigranti turchi, che ha creato il movimento per un Islam laico. «L'errore, ammonisce, è di sopravvalutare i gruppi fondamentalisti e la loro disponibilità a guidare i loro fedeli su posizioni più moderate». Un errore che continua a commettere il suo stesso partito. Jens Spahn, ministro della sanità, e uno dei candidati a prendere la successione di Frau Merkel, come presidente della Cdu, alla vigilia della Conferenza ha dichiarato che in Germania, ovviamente, c'è libertà di culto, e che è normale vengano aperte delle moschee, ma devono essere finanziate dallo Stato tedesco, e non dall'estero. Un'altra affermazione che ha provocato le veementi proteste dei fondamentalisti. Secondo un'analisi condotta dalla Fondazione Bertelsmann, non è vero che i musulmani in Germania siano in stragrande maggioranza fondamentalisti. Il 30 o il 40% sono liberali, contro il Kopftuch, tuch, il velo islamico, e consumano senza problemi carne di maiale. Il 35% ritiene che l'aborto sia diritto di ogni donna, il 48% è a favore delle unioni omosessuali, e ritiene che il Corano sia in parte antiquato e non adatto ai nostri tempi. Ma i musulmani liberali hanno paura di esprimere le loro opinioni, anche in famiglia. Come si puó affermare che l'Islam fa parte della Germania se si rifiutano i principi base della Costituzione, come la parità tra uomo e donna? E, sempre secondo il sondaggio,l'82% dei turchi, la comunità che sembrava più integrata (un milione di turchi hanno il doppio passaporto), ritiene più forte il legame con la madre patria, si sente turca e non tedesca, neanche in minima parte.
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