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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Storie brevi senza morale 22/11/2018

Storie brevi senza morale 
Commento di Michelle Mazel

 (Traduzione dal Francese di Anna Della Vida)

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Una quindicina di giorni fa un grave incidente sulla strada che da Gerusalemme va al Mar Morto ha causato la morte di sei lavoratori arabi che viaggiavano su un minibus. I funerali si sono tenuti come sempre nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, per cinque di queste vittime. I resti dell’altra vittima sono rimasti però all’esterno, nonostante il pianto della famiglia. Fu anche proibito l'accesso al cimitero musulmano di Gerusalemme Est. 
Quale terribile crimine aveva commesso quest'uomo per rifiutargli una dignitosa sepoltura? Era accusato di vendere uno o più terreni agli ebrei. In effetti, ne aveva venduti a una compagnia straniera che fungeva da prestanome per un'organizzazione ebraica. Ne era a conoscenza? La moglie giura di no. Inoltre, durante la sua vita non aveva mai subito denunce. La condanna però è stata decisa senza appello. 
Per la cronaca, è il famoso grande muftì di Gerusalemme Haj Amin al Husseini, la cui foto accanto a Hitler adorna i libri scolastici palestinesi e molti uffici dell’Anp, che pubblicò nel 1935 l’ editto "chi vende la sua terra a un ebreo non avrà diritto a un funerale musulmano”. 
La famiglia in lutto e in stato di shock era alla disperata ricerca di una soluzione, che arrivò da una fonte inaspettata. È il grande rabbino aschchenazita di Gerusalemme, Arie Stern, che davanti a così tanta angoscia, ha accettato la sepoltura di questo musulmano arabo nella sezione non religiosa del grande cimitero di Givat Shaul. 

Ieri, il colonnello Ahmed Abu al-Rub, comandante della polizia palestinese di Hebron è stato denunciato dall'Autorità palestinese. Il suo crimine? Un convoglio di quaranta veicoli statali dell'Autorità Palestinese che stava accompagnando è stato bloccato da un veicolo militare israeliano in mezzo alla strada. L'ufficiale si era avvicinato chiedendo che cosa stava succedendo. Dopo aver controllato che si trattava di una gomma a terra, e per eliminare la barriera per consentire al convoglio di riprendere il viaggio, si è inginocchiato per vedere meglio - e, probabilmente, per verificare se si trattava di una foratura, di certo non un tentativo deliberato di bloccare il passaggio del convoglio. 
Come sempre in questi casi, "qualcuno" è stato veloce a immortalare quel momento e diffonderlo sui social network. Ne è seguita  un'esplosione di commenti che accusavano il colonnello di essere stato il servo degli occupanti, cambiando il pneumatico, “umiliante” per loro e per tutti i palestinesi. 
Ma non è andata così – d’altra parte pare assurdo che dei soldati israeliani abbiano chiesto a un ufficiale palestinese di alto grado di eseguire quel controllo. Rispondendo a questa ondata di indignazione ben orchestrata, l'Autorità palestinese ha allontanato l'ufficiale dalle sue funzioni senza darsi la pena di verificare i fatti. 
Eppure a Hebron molte voci sono sorte per chiedere l'annullamento di questa condanna non giustificata da nulla. Saranno ascoltati?

In precedenza una famiglia palestinese che si era fermata per aiutare degli israeliani feriti, tra i quali dei bambini - è stata sfrattata e il capo famiglia licenziato dal posto di lavoro. 

Ma queste sono piccole storie poco importanti che non meritano l'interesse della stampa occidentale.

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Michelle Mazel


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