Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 21/11/2018, pag.13 con il titolo "La Casa Bianca 'grazia' MbS" il commento di Camille Eid
Donald Trump con Mohammed bin Salman
Un attacco durissimo contro Mohammed bin Salman (MbS) del quotidiano cattolico a firma Camille Eid, la cui ostilità a Israele e a qualunque posizione che possa essere favorevole allo Stato ebraico, è nota. Sotto accusa è, ovviamente, anche Trump, che, giustamnte, valuta l'alleanza con l'Arabia Saudita strettamente legata alla persona del principe ereditario. E' con lui che in questi due anni sono nati progetti essenziali alla nuova politica americana verso il Medo Oriente. Per quanto condannabile l'uccisione del giornalista Khashoggi, Trump nello scegliere MbS quale interlocutore, ha dato prova di grande saggezza politica. In un mondo dove le tirannie criminali eseguono sentenze di morte senza che nessuno protesti, la richiesta di Avvenire ci pare rispondere perfettamente al 'due pesi due misure': silenzio su Putin, Erdogan, ayatollah iraniani e soci, possono eliminae fisicamente tutti gli avversari che vogliono, ma se lo stesso comportamento lo tiene, per una volta, il principe ereditario saudita, azionano la mannaia. Ancora una volta bravo a Trump, che a differenza del suo predecessore, i nemici li combatte. Che questo poi dispiaccia a Avvenire e a Camille Eid è la prova della ottima decisione del presidente Usa.
Camille Eid
Trump "salva" il principe ereditario saudita. «Le nostre agenzie di intelligence continuano a valutare tutte le informazioni ma potrebbe ben essere che il principe ereditario (Mohammed bin Salman, ndr) avesse conoscenza di questo tragico evento, forse lo sapeva e forse no! Detto questo, forse non sapremo mai tutti i fatti relativi all'omicidio di Jamal Khashoggi»: ha affermato Donald Trump dopo aver ricevuto il rapporto finale della Cia sul delitto Khashoggi, da lui definito un crimine «inaccettabile e orribile». Rinviando al Congresso eventuali altre azioni, il presidente non ha però annunciato altre misure oltre a quelle «forti già attuate». In pratica il "perdono" perché il «regno saudita resta un alleato forte». A Washington cresce però il numero dei favorevoli a un'adeguata risposta punitiva, tipo «consigliare» a re Salman di rimuovere il figlio dalla sua carica. Tagliare i rapporti con MbS, fanno intendere analisti americani, non significa necessariamente una rottura completa delle relazioni bilaterali. «L'Arabia Saudita non è MbS, e MbS non è l'Arabia Saudita» ha affermato Michele Dunne, esperto della Carnegie Endowment for International Peace. A Riad, diversi membri della famiglia reale si sono già mossi per impedire al principe della Corona di succedere al padre. Reuters, che cita fonti vicine alla corte saudita, afferma che decine di principi e cugini da diversi rami della famiglia al-Saud sono favorevoli a un cambiamento nella linea di successione, ma non intendono agire mentre l'attuale re è in vita. Il candidato più favorito è il 76enne principe Ahmed bin Abdul-Aziz, unico fratello rimasto del re, caldeggiato anche da diverse potenze occidentali. Il principe e rientrato a Riad lo scorso ottobre dopo avere trascorso due mesi all'estero. Ahmed era stato uno dei soli tre membri del Consiglio di fedeltà a opporsi all'ascesa di MbS. Ma il sovrano saudita non pare intenzionato ad abbandonare il figlio prediletto. Nel suo discorso annuale davanti all'Assemblea consultiva, il primo in pubblico dall'uccisione di Khashoggi, re Salman ha detto che «il regno è stato fondato sui principi islamici di giustizia e uguaglianza e siamo fieri degli sforzi del potere giudiziario e del pubblico ministero nello svolgimento del compito loro assegnato». Il monarca non ha alluso direttamente al caso del giornalista, ma ha tessuto le lodi del programma di riforme economiche promosso dal figlio, che punta a preparare il regno all'era post-petrolio.
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