Ma gli italiani, gli "italiani brava gente", hanno mai fatto i conti con l'antisemitismo ? La risposta più probabile è no, se pensiamo che la parte dei cattivi è sempre stata interpretata dai tedeschi mentre le nostre responsabilità sono state confinate in secondo piano, quasi a voler dire, a noi stessi prima che agli altri, quanto il nostro comportamento sia stato diverso. Non che il ragionamento non abbia una sua logica, gli italiani, meglio, il popolo italiano,nel suo insieme non si è mai macchiato dei crimini mostruosi che il nazismo ha programmato e realizzato. Eppure le leggi razziali italiane del 1938 sul piano giuridico erano ben peggiori dei quelle di Norimberga che le avevano precedute e un quarto dell'ebraismo italiano è scomparso nella Shoah. Nel dopoguerra si sono fatti pochi esami di coscienza. E' prevalso il concetto di "italiani brava gente", come dicevamo, una assoluzione che ha prodotto, a distanza di sessant'anni, risultati sorprendenti. Ce li racconta, in un libro che si legge d'un fiato, Daniele Scalise, che con "I soliti ebrei" (editore Mondadori) ci obbliga a guardare in faccia una realtà che la maggior parte degli italiani preferirebbe ignorare. Scalise ha girato mezza Italia, ha fatto domande, si è esposto con coraggio andando a ficcare il naso nelle comunità islamiche italiane per capire e riferire come la pensano gli islamici di casa nostra di quelli che pubblicamente vengono definiti i "fratelli ebrei", mentre a quattrocchi sono bollati con i peggiori insulti. Scalise, da giornalista indipendente e quindi lontano da qualsiasi tesi precostituita, si è lasciato guidare nella sua indagine solo dalla volontà di comprendere perchè nel nostro paese nessun ambiente, sociale,culturale,politico, religioso possa dirsi immune da qual virus micidiale che è l'odio contro gli ebrei. Un odio che ha radici ancora profonde ovunque, senza distinzioni tra destra,centro,sinistra. Che si diffonde sorprendentemente anche fra i giovanissimi, influenzandone il linguaggio magari attraverso un tifo sportivo che usa la parola ebreo come un insulto, una clava da lanciare contro l'avversario usando gli epiteti più ingiuriosi. Un odio che ben ha saputo approfittare della demonizzazione di Israele per continuare a diffondersi con una semplice sostituzione linguistica, mettendo, quando proprio non se ne può fare a meno, in secondo piano la parola ebreo per concentrare tutta l'ostilità sulla parola israeliano. Questo odio Scalise l'ha trovato non solo fra i musulmani, ma nelle redazioni dei giornali, nelle case editrici, fra gli intellettuali, che puntualmente cita facendo nomi e cognomi. Scalise non è ebreo, e ci tiene a sottolinearlo, ma non è da oggi che si occupa di ricerche nel campo della storiografia ebraica. Nel '97 era uscito "Il caso Mortara", la storia del bambino ebreo che sotto il regno di Pio IX era stato battezzato a forza e poi rapito alla famiglia, uno studio che aveva portato alla luce la terribile realtà nella quale gli ebrei vivevano negli Stati pontifici.
L'antisemitismo non è un problema degli ebrei, dichiara Scalise, ma degli altri, dei non ebrei che soffrono di una devastazione morale insopportabile. Gli chiediamo perchè ha voluto far emergere una realtà italiana che disturba, che viene attribuita in fondo agli stessi ebrei, come pare di capire da molte delle risposte che si è sentito dare durante la sua inchiesta. "Ho voluto scrivere i "soliti ebrei" perchè viviamo in una società di tartufi e di ipocriti, perchè è intollerabile che la gente tolleri dentro di sè, attorno a sè, questa rogna che si chiama antisemitismo, perchè l'antisemitismo non solo non è scomparso ma è fortissimo nei suoi molti cammuffamenti. Perchè non sono ebreo e non posso sopportare che i non ebrei facciano finta che la cosa non li riguardi", ci dice mentre sfogliando il suo libro guardiamo con particolare attenzione l'indice dei nomi. Si trova, come deve essere, alla fine del libro, ma è da lì che consigliamo di iniziare a leggerlo. Il lettore vi troverà il fior fiore di quell'odio antico che anche nel nostro paese non ha smesso di riprodursi. Alcuni nomi sono noti, altri meno. Alcuni sorprenderanno. Un antisemitismo, quello italiano, che Scalise definisce obliquo, quasi mai esplicito. Più difficile quindi da classificare e combattere, ma forte e stabile perchè sotterraneo. Questo libro lo riporta alla luce e ci aiuta a riconoscerlo. |