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La Stampa-L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
20.11.2018 Israele, stop alla crisi di governo, alla guida sempre Netanyahu
Due cronache, Rolla Scolari e Osservatore Romano (con polemica lessicale)

Testata:La Stampa-L'Osservatore Romano
Autore: Rolla Scolari-OR Redazione
Titolo: «Netanyahu evita la crisi di governo, i suoi ministri non si dimettono-Dopo le dimissioni di Lieberman Netanyahu chiede unità agli alleati di governo»

Riprendiamo oggi, 20/11/2018, due servizi su Netanyahu e la mancata crisi di governo. Il primo dalla STAMPA, a pag.19, di Rolla Scolari, il secondo dall' OSSERVATORE ROMANO a pag.3, entrambi preceduti da un nostro commento.

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Shaked, Bibi, Bennett

La Stampa: Rolla Scolari:"Netanyahu evita la crisi di governo, i suoi ministri non si dimettono"

Si chiude la crisi di governo iniziata con le dimissioni di Avigdor Lieberman da ministro della difesa. Bibi è riuscito a trattenere dallo stesso passo Bennett e Shaked, la maggioranza è salva. In un momento così serio per la nostra sicurezza, ha dichiarato il Premier, non si danno dimissioni, è in gioco il futuro del nostro paese.

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Rolla Scolari

Persino il quotidiano della sinistra liberal israeliana, Haaretz, ammette: Benjamin Netanyahu «gioca in un altro campionato rispetto ai suoi avversari politici». Il segno del sua lunga era al potere è la capacità di sopravvivere alle crisi anche quando è dato per spacciato. Il primo ministro israeliano ha scongiurato - per ora- elezioni anticipate. Con una marcia indietro plateale i ministri dell'Economia e della Giustizia, Naftali Bennett e Ayelet Shaked, hanno annunciato ieri che non si ritireranno dal governo. Avevano passato giorni a minacciare l'uscita di scena degli otto deputati del loro partito, Focolare ebraico. Una mossa simile avrebbe tolto la maggioranza al premier. Le critiche al premier Pochi giorni fa, in protesta contro il cessate il fuoco raggiunto dal governo con Hamas a Gaza e criticando un atteggiamento del primo ministro ritenuto morbido nei confronti delle milizie armate palestinesi si è dimesso il ministro della Difesa Avigdor Lieberman. I sei deputati del suo partito hanno abbandonato la coalizione di governo, lasciando Netanyahu con una risicata maggioranza: 61 seggi su 120 in Parlamento. Da allora, Bennett minaccia: o il portafoglio della Difesa, o elezioni anticipate rispetto al voto programmato a novembre 2019. Come Lieberman, il ministro dell'Economia accusa il governo di Bibi di non essere abbastanza falco in materia di sicurezza. Il premier ha ripreso la scena domenica, spazzando via le ambizioni dei due giovani politici. «In un Paese dove gestire le crisi che entrano nel suo ufficio come le onde del mare è parte della routine del primo ministro, il voto che questi due prendono per la gestione di questa crisi è zero», scrive impietoso Yossi Verter, notista politico di un quotidiano non certo morbido con Netanyahu. Il leader della destra è stato attaccato dai suoi alleati/rivali di destra sulla sicurezza. E proprio sfruttando la sicurezza è riuscito a farli tacere. Ha scelto il quartier generale dell'esercito a Tel Aviv per il suo discorso domenica alla nazione. In breve: il rischio di una guerra esiste, andare a elezioni ora è irresponsabile, i politici che vogliono il voto sono irresponsabili, ha detto, annunciando che avrebbe ritenuto per sé il ministero della Difesa (è adesso premier, ministro degli Esteri e della Salute). «È meglio che il primo ministro mi sconfigga in una battaglia politica piuttosto che il leader di Hamas sconfigga Israele», è stato costretto a dichiarare ieri Bennett, facendo marcia indietro.

L'Osservatore Romano- "Dopo le dimissioni di Lieberman Netanyahu chiede unità agli alleati di governo

Pubblichiamo, anche se non dissimile dal precedente, il pezzo del quotidiano ufficiale della Santa Sede. Per due motivi:
Primo, perchè notiamo con piacere il tono corretto, cosa rara per un giornale cattolico, per cui lo sottolineiamo volentieri.
Secondo, perchè ci scusiamo per aver scritto il 18.11. che l'OR non aveva scritto nulla sulla visita del Presidente Rivlin in Vaticano. In effetti l'edizione di domenica pubblicava in prima pagina una cronaca. Purtroppo non abbiamo trovato il quotidiano in diverse edicole, 'non è stato distribuito' era stata la risposta degli edicolanti.
Ci sarebbe anche un terzo punto. Riceviamo critiche da alcuni nostri lettori perchè qualche volta scriviamo accanto a Santa Sede S.S.
Bene, promettiamo di evitarlo se anche l'Osservatore Romano la smetterà di scrivere 'Terra Santa' al posto di Israele. Nel pezzo che segue l'ha evitato. Bene, continui così.

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TEL Aviv- Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non scioglie il suo governo e rilancia la sfida ammonendo i suoi alleati di maggioranza che «in un momento tanto complesso per la sicurezza di Israele non si può restare senza un esecutivo». In un discorso tenuto ieri in diretta televisiva, Netanyahu ha annunciato di aver assunto ad interim la direzione del ministero della difesa, lasciato pochi giorni fa da Avigdor Lieberman in pieno dissenso sulla tregua con Hamas a Gaza. Netanyahu ha denunciato la gravità della situazione attuale, soprattutto sul piano della sicurezza. Per questo ha chiesto ai suoi alleati compattezza e unità. In questa fase «non si abbattono i governi e non si gioca alla politica in base a considerazioni personali» ha detto il premier, facendo riferimento alle recenti tensioni al confine con la striscia di Gaza. Il leader del Likud si è quindi augurato che «i partner di governo abbiano responsabilità» e che «non rovescino il governo; io ho un chiaro piano e so quello che va fatto, di quando e come lo si deve fare». È dunque esclusa l'ipotesi delle elezioni anticipate, così come quella di un ampio rimpasto dell'esecutivo. Le parole di Netanyahu — hanno commentato molti analisti — erano dirette soprattutto all'attuale ministro dell'economia, Naftali Bennett, leader del partito Focolare ebraico, uno dei principali alleati del Likud in questo governo. Bennett — dice la stampa israeliana — aveva chiesto per sé il dicastero della difesa dopo le dimissioni di Lieberman. Netanyahu avrebbe rifiutato per non scatenare le proteste degli altri alleati ed evitare una crisi. Questa mattina, Naftali Bennett e Ayelet Shaked, un altro ministro di "Focolare ebraico", hanno deciso di non dimettersi e di dare fiducia al premier Netanyahu. In questo modo, il governo manterrebbe la sua maggioranza alla Knesset, il parlamento di Israele.

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