La guerra di liberazione dell'Iraq sta producendo risultati straordinari. Si è votato liberamente nel paese che fu dominato da Saddam Hussein, i libanesi scendono in piazza per rivendicare la libertà della loro nazione dall'occupazione siriana che Assad, indebolito dalle manifestazioni di piazza a Beirut, subito concede. In Egitto il presidente Mubarak accoglie i "consigli" di Condi Rice e annuncia elezioni pluraliste per l'autunno, mentre in Iran si rafforza l'ostilità contro il regime dei Mullah. In queste semplici osservazioni sta il significato di quella che in Europa le sinistre (ma non solo) hanno definito "sporca guerra", quando invece è stata l'annuncio della possibile rivoluzione democratica.
Ma le novità non finiscono qui. L'ultima, che però è sembrata interessare poco gli esperti di cose mediorientali di casa nostra, è invece l'inizio di un cambiamento epocale nel mondo arabo. La Lega araba ha tenuto la scorsa settimana ad Algeri il summit annuale. Ma l'incontro che doveva celebrare il 60° anniversario della sua fondazione ne ha invece registrato il fallimento. "E' ormai chiaro che la funzione della Lega araba è divenuta irrilevante. Solo otto capi di stato sono andati ad Algeri, il che dimostra quanto poco la Lega rappresenti oggi il mondo arabo", ha dichiarato il prof.Eyal Zisser, esperto di affari mediorientali al Moshe Dayan Center dell'Università di Tel Aviv. Se nel mondo arabo si stanno verificando grandi cambiamenti, questo è dovuto alla politica americana, mentre irrilevante, appunto, è stata la funzione della Lega. Ma lo schiaffo più forte al summit arabo è arrivato da Re Abdallah di Giordania. Invece di prendere la strada per Algeri è invece volato a Washington, dove ha parlato davanti a un pubblico che rappresentava le maggiori organizzazioni ebraiche americane. Abdallah, che porta il nome del bisnonno ucciso per ordine del Gran Muftì di Gerusalemme perchè voleva la pace con Israele, ha dimostrato un coraggio fuori dal comune, del tutto eccezionale in Medio Oriente. Invece di unirsi a dei satrapi arabi, ha scelto di esprimere le sue idee davanti a una platea di ebrei americani con espressioni che mai si erano udite prima. Ha accusato la Siria di organizzare attentati contro Israele attraverso Hetzbollah per distogliere l'attenzione mondiale dalla sua occupazione del Libano. Ha puntato il dito senza mezzi termini contro l'Iran indicandolo come il mandante che sta dietro alle stragi che insanguinano lo Stato ebraico. Si è addirittura rivolto a Sharon invitandolo a verificare bene chi si nasconde dietro alle sigle terroristiche. Ha preso l'impegno solenne davanti a una platea di ebrei americani, ammirati per il suo coraggio, di contrastare e combattere l'antisemitismo, proprio mentre nelle stesse ore la Lega araba ad Algeri respingeva il suo piano di pace con Israele. Questo sta facendo Re Abdallah di Giordania per combattere il fondamentalismo, il terrorismo islamico e l'antisemitismo che contrassegna ancora pesantemente la politica del mondo arabo. Roba da poco, a giudicare dal quasi totale silenzio che in Europa ha accolto le sue parole.O da come si è tentato di travisarle, come ha fatto la Stampa ieri con una lunga e inutile intervista ad Abdalla. Inutile perchè le domande che gli sono state poste non hanno mai toccato i temi esplosivi della sua posizione espressa chiaramente a Washington. Come se modernizzare l'islam, sconfiggere i regimi dittatoriali, arrivare ad una pace con Israele non rappresentasse l'obiettivo che ogni stato civile dovrebbe darsi. Ecco l'alleato della politica anglo-americana, ascoltato in America, ignorato in Europa. Dove sono ancora i nemici della democrazia a tenere banco, quelli che in nome della loro pace difendono dittatori e terroristi. Chissà se ascolteranno le ragioni di re Abdallah. Facciamo presente a lorsignori che Abdallah non è ebreo nè americano. |