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Il Foglio - Libero Rassegna Stampa
14.11.2018 Gaza: dopo centinaia di missili in poche ore, ecco la tregua
Commenti di Rolla Scolari, Daniel Mosseri; titolo disinformante di Avvenire

Testata:Il Foglio - Libero
Autore: Rolla Scolari - Daniel Mosseri
Titolo: «Missili su Israele - Israele punisce Hamas per i razzi a pioggia»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 14/11/2018, a pag. 1-4, con il titolo "Missili su Israele", il commento di Rolla Scolari; da LIBERO, a pag. 11, con il titolo "Israele punisce Hamas per i razzi a pioggia", il commento di Daniel Mosseri.

A destra: missili lanciati contro Israele da Hamas

Il commento di Rolla Scolari, pur essendo completo e informando sulla situazione, ha il difetto di contenere il condizionale quando si tratta di riportare le fonti militari israeliane. Scolari, scrive"secondo l’esercito israeliano 400 razzi sarebbero stati lanciati su Israele da Gaza". In questo modo viene messo in dubbio che il lancio di centinaia di missili sia un fatto inoppugnabile.

E' sbagliato il titolo di Libero, "Israele punisce Hamas per i razzi a pioggia", perché Israele non punisce nessuno, neanche terroristi assassini, ma cerca semplicemente di difendersi. Avvenire invece titola "Gaza, si riannoda il filo della tregua": in questo modo non è chiaro chi abbia voluto a tutti i costi la tregua - Israele - e chi al contrario ha aperto due giorni fa una nuova massiccia offensiva con il lancio di oltre 400 missili.

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO - Rolla Scolari: "Missili su Israele"

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Rolla Scolari

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Iron Dome protegge Israele dai missili di Hamas

Milano. Quattrocento missili di Hamas su Israele, raid dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, proposte di trattative e nuove minacce. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha definito lo scontro “una guerra non necessaria”, ma ha molte pressioni da parte dei suoi alleati di governo. E la crisi umanitaria a Gaza è molto grave.

 

 

Lo schema si ripete da mesi, ogni volta che Israele e Hamas sono sull’orlo di una guerra. L’intensità degli attacchi aerei israeliani non si placa, centinaia di razzi continuano a essere lanciati da Gaza su Israele. E intanto, sia da una parte sia dall’altra si accenna a un possibile cessate il fuoco. Così ieri, mentre le brigate Ezzedine al Qassam, braccio armato del gruppo islamista che controlla Gaza dal 2007, minacciavano più profondi attacchi contro Ashdod e Beer Sheva, il leader di Hamas Ismail Haniyeh segnalava l’interesse del movimento a trattare: la cessazione del lancio di missili contro la fine dei raid aerei. Dall’altra parte, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva già detto di voler evitare una “guerra non necessaria”, anche se su di lui aumenta la pressione degli alleati politici della destra più radicale per trovare una soluzione militare ai cicli di violenza a Gaza. Il suo gabinetto per la sicurezza nazionale, dopo un incontro d’emergenza durato sei ore, ha dato ieri indicazione all’esercito di continuare gli attacchi, e fatto sapere allo stesso tempo di cercare la via del negoziato, attraverso la mediazione di Nazioni Unite ed Egitto. Nell’attesa di risultati concreti nelle trattative, cresce il numero delle vittime. Da domenica a martedì pomeriggio, secondo l’esercito israeliano 400 razzi sarebbero stati lanciati su Israele da Gaza, cento intercettati dal sistema antimissilistico Iron Dome. L’aviazione israeliana ha colpito oltre cento obiettivi nella Striscia. In Israele, nella città costiera di Ashkelon, un lavoratore palestinese della Cisgiordania è rimasto ucciso quando un razzo ha colpito l’edificio in cui si trovava, mentre due vittime ieri a Gaza hanno portato il bilancio dei raid israeliani a sette morti, tra cui cinque miliziani delle fazioni armate palestinesi. L’ultimo ciclo di violenze è stato innescato domenica da un’azione delle forze speciali israeliane nella Striscia andata male, sventata da Hamas. Sette palestinesi e un ufficiale israeliano sono rimasti uccisi. Da quando Hamas è al potere a Gaza, ci aveva spiegato ad agosto, l’ultima volta che la Striscia sembrava sull’orlo di un conflitto, l’ex capo del Mossad, Efraim Halevy, “Israele sostiene di arginare Hamas, con la deterrenza. Hamas sostiene di usare i razzi per difendersi. Viviamo in una deterrenza reciproca da oltre dieci anni. Nessuna delle due parti vuole pagare il prezzo di mettere fine a questa deterrenza. Hamas non è pronto a una guerra totale contro Israele, e Israele non è pronto a terminare il controllo di Hamas sulla Striscia, perché significherebbe prendersi la responsabilità di quasi due milioni di palestinesi che a Gaza vivono in una situazione terribile”. Non è un caso che proprio pochi giorni fa, 15 milioni di dollari provenienti dal Qatar abbiano riempito le casse delle autorità di Gaza per il pagamento dei funzionari pubblici. Il presidente palestinese Abu Mazen, che controlla la Cisgiordania ed è rivale politico degli islamisti, ha in parte tagliato il flusso di denaro pubblico che, nonostante la divisione politica tra Autorità palestinese a Ramallah e Hamas a Gaza, continuava ad arrivare nella Striscia. I 15 milioni sarebbero parte di una donazione di 90 milioni del Qatar da versare in sei mesi con approvazione di Israele, che in passato ha bloccato somme in arrivo dal Golfo. L’aiuto finanziario del piccolo emirato avrebbe contribuito, assieme alla mediazione egiziana, ad arginare in queste settimane le tensioni lungo il confine, dove per mesi da marzo la popolazione si è riversata ogni venerdì in protesta contro Israele. Sebbene Hamas riceva soldi dal Golfo, ci spiega Tareq Baconi, dello European Council on Foreign Relations e autore di “Hamas Contained: The Rise and Pacification of Palestinian Resistance”, il gruppo non ha appoggi paragonabili a quelli che Bashar el Assad ha in Siria da Iran e Hezbollah. E’ sempre più isolato. In Israele, scrive il quotidiano liberal Haaretz, “il pubblico e i media esprimono crescenti preoccupazioni per l’erosione della deterrenza israeliana nei confronti di Hamas”, e fanno pressioni sul premier che, con le elezioni politiche del 2019 in avvicinamento, non è interessato a un conflitto. Hamas è nello stesso dilemma: una nuova guerra porterebbe devastazione a Gaza e un malessere sociale incontrollabile per la leadership interna. Dall’altra parte, però, il gruppo non vuole apparire arrendevole, per preservare la propria deterrenza.

LIBERO - Daniel Mosseri: "Israele punisce Hamas per i razzi a pioggia"

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Daniel Mosseri

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Una volta si chiamava stillicidio, ma 460 missili in 25 ore sono un bombardamento vero e proprio, tanto più se si considera che l'area presa di mira è relativamente piccola. Domenica Hamas ha riaperto le ostilità contro il sud Israele provocando il rientro del premier israeliano Benjamin Netanyahu dalle celebrazioni a Parigi del centesimo anniversario della fine della Grande Guerra. Mentre Netanyahu volava a Gerusalemme per presiedere il gabinetto di sicurezza, il numero dei missili lanciati dalla Striscia di Gaza continuava a salire. II sistema antimissile "Iron Dome" ne ha intercettati circa 100: tutti gli altri - lanciati rigorosamente a casaccio sui civili - sono caduti sui campi, le città e le case del sud di Israele, provocando danni alle strutture, decine di attacchi di panico, dodici feriti e un morto. La vittima è un 48enne palestinese originario di Hebron, il cui appartamento di Ashkelon è stato colpito da un razzo. Israele ha replicato agli attacchi prendendo di mira oltre 160 obiettivi a Gaza legati a Hamas e alla Jihad islamica. Secondo fonti di Hamas, 7 persone hanno perso la vita in seguito alla risposta d'Israele mentre i feriti sarebbero 25. La brusca ripresa delle ostilità fa seguito al raggiungimento nei giorni scorsi di una tregua mediata dall'Egitto. Domenica l'incidente: un gruppo di militari israeliani penetrato a Gaza per introdurre "attrezzature d'ascolto" viene intercettato dalle brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica. Nello scontro a fuoco un esponente delle brigate resta ucciso. «Ecco perché Hamas ha lanciato un numero di missili così alto», spiega da Gerusalemme Vito Anav, italiano in Israele da 40 anni. «La Jihad ha messo Hamas sotto pressione: o sparate voi o lo facciamo noi». Anav esclude che si trattasse di un'azione mirata: «Israele non manda militari via terra per eliminare un esponente di media importanza della Jihad». Per alcune ore, il governo Netanyahu ha tuttavia considerato l'ingresso delle Israeli Defense Forces nella Striscia. «Si tratta però di operazioni molto rischiose in termine di vite umane e non sempre risolutive: le fabbriche artigianali di razzi possono essere smantellate e rimesse in piedi in poche ore». II governo israeliano ha comunque ammassato truppe lungo il confine con Gaza: se un missile dalla Striscia dovesse fare molte vittime civili un intervento non sarebbe più differibile. Nel frattempo resta in vigore la nuova tregua armata mediata ancora una volta dal Cairo. «Gli sforzi dell'Egitto hanno permesso di arrivare a un cessate il fuoco tra la resistenza e il nemico sionista. E la resistenza lo rispetterà fino a quando il nemico sionista lo rispetterà», hanno annunciato i movimenti palestinesi, tra cui Hamas, in un comunicato congiunto. II timore di una reazione di Gerusalemme, stavolta, ha prevalso sul loro odio.

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