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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Israele diventa il guardiano del Golfo 13/11/2018

Israele diventa il guardiano del Golfo
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Nelle ultime settimane si sono infittite le visite di funzionari israeliani negli Stati del Golfo Arabico (si noti che viene usato questo termine perché gli arabi si sentono insultati se si dice che "il loro" è il golfo "Persico"), tra loro il Primo Ministro, due membri del governo - Miri Regev, Ministro della Cultura e dello Sport, e Yisrael Katz, capo dei servizi di Intelligence - e una delegazione di Judo. Durante una competizione di judo ad Abu Dhabi era stata issata la bandiera israeliana, l'inno nazionale israeliano è stato suonato due volte e il Ministro della Cultura israeliano ha cantato “l'anima ebraica anèla ... per essere un popolo libero nella nostra terra” mentre si asciugava le lacrime per l’emozione. E-miracolo- il cielo non è crollato. Infine, dulcis in fundo, il padrone di casa ha portato la delegazione a visitare la moschea di Sheikh Zaid - il tutto nell'arco di un mese.

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Miri Regev

La domanda che sorge spontanea è: che cosa c’è di nuovo? Si tratta di un cambiamento sostanziale? E’ una mossa strategica? O semplicemente, all'improvviso, ciò che stava succedendo dietro le quinte, è stato svelato? Vale la pena ricordare anche che, mentre gli israeliani hanno visitato il Golfo, non c'è stata da parte degli Stati del Golfo alcuna visita pubblica reciproca in Israele. Fatte queste premesse, procederemo con la necessaria prudenza nella nostra analisi di quel che è accaduto lo scorso ottobre. Per quanto riguarda il Sultanato dell'Oman, c’erano già state in passato delle visite dei Primi Ministri israeliani: Yitzahk Rabin vi si era recato nel 1994 e il Ministro degli Esteri dell'Oman aveva visitato Israele nel 1995; e, da Primo Ministro, Shimon Peres vi si era recato nel 1996. Anche se la Seconda Intifada del 2000 aveva provocato una rottura delle relazioni, i contatti si erano mantenuti perlopiù dietro le quinte e in gran segreto. Nel 2008, il Ministro degli Esteri Tzipi Livni aveva incontrato il Ministro degli Esteri dell'Oman, ma da allora non c’erano più stati incontri pubblici tra alti funzionari di Stato. Successivamente, una delegazione di alto livello dell'Oman aveva partecipato ai funerali dell'ex Presidente Shimon Peres nel 2016. All'inizio di quest'anno, il Ministro degli Esteri dell'Oman ha visitato la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme. Nonostante la sua importante posizione geo-strategica nello Stretto di Hormuz, attraverso il quale viene esportato tutto il petrolio prodotto dagli Stati del Golfo e dall'Iran, Il Sultanato dell'Oman non è un grande protagonista nel panorama politico arabo . Di conseguenza, i legami tra Israele e Oman non suscitano grande attenzione né in Medio Oriente né nel mondo, e ho l'impressione che la maggior parte degli israeliani non sappia neppure dove si trovi l’Oman. Gli Emirati Arabi Uniti, invece, non sono estranei per gli israeliani: già nel 2008, e poi nel 2010 e nel 2013, squadre di atleti israeliani vi si erano recate per partecipare a tornei internazionali.

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Iran e Arabia Saudita

Nel 2010 Uzi Landau, allora Ministro delle Infrastrutture Nazionali, era andato ad Abu Dhabi per partecipare a una Conferenza Internazionale sulle Energie Rinnovabili. Nel 2015, una delegazione ufficiale israeliana che si occupa di energia aveva aperto un ufficio ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati. Poiché questa filiale fa parte dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, la cui base principale è ad Abu Dhabi, gli Emirati Arabi non la considerano una rappresentanza diplomatica di Israele. Nel 2016, Yuval Steinitz, Ministro israeliano per l'energia, aveva visitato Abu Dhabi come delegato alla locale Conferenza Internazionale sull'Energia. Nel 2017, i piloti dell'aeronautica israeliana hanno preso parte a esercitazioni militari in Grecia, insieme a piloti degli Emirati, della Grecia e dell'Italia. Quest'anno atleti israeliani hanno partecipato alla competizione internazionale di judo ad Abu Dhabi e sono stati raggiunti dal Ministro della Cultura Miri Regev, come descritto sopra. Dal 1996 anche il Qatar ha ospitato una delegazione economica israeliana ufficiale e successivamente il Primo Ministro Shimon Peres aveva visitato il Qatar e discusso della fornitura di gas a Israele. Questa delegazione israeliana è stata chiusa nel 2009 a seguito dell'operazione israeliana “Piombo fuso” a Gaza. Durante gli anni 2011 e 2013, gli sportivi israeliani hanno preso parte a manifestazioni sportive internazionali in Qatar, ma senza la bandiera e senza l'inno del proprio Paese. I sauditi non hanno mai permesso che fossero rese pubbliche le visite israeliane, sebbene dietro le quinte ci siano stati numerosi contatti tra Israele e la monarchia. Un noto urologo israeliano si prese cura della famiglia reale per anni, con la benedizione dei Primi Ministri israeliani. Il ghiaccio tra Israele e Arabia Saudita iniziò a sciogliersi nel 2015, quando Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania firmarono l'accordo nucleare con l'Iran, un evento che causò profonda preoccupazione ai sauditi, molto più sentita della reazione quella israeliana. I sauditi non lo esprimono pubblicamente, perché la tradizione beduina impone agli uomini di nascondere le loro emozioni e di non mostrarle apertamente.

Nel 2016, l'allora Ministro della Difesa Moshe Ya'alon era stato visto in una conferenza internazionale in Germania mentre stringeva la mano a Turki el Faisal, un principe saudita molto influente che un tempo era a capo dell'intelligence. Anwar A-Shaki, un generale saudita in pensione, venne in Israele nel 2016 a capo di una delegazione di imprenditori e accademici, per questo venne criticato aspramente dall'Autorità palestinese. Per riassumere, si può dire che le relazioni tra gli Stati del Golfo e Israele abbiano avuto due periodi di sviluppo: uno negli anni novanta e una in corso. Sebbene Israele non abbia né un confine comune né problemi territoriali con gli Stati del Golfo, questi paesi hanno evitato qualsiasi rapporto con Israele per un sentimento di lealtà e vicinanza nei confronti della causa palestinese. Lo sviluppo delle relazioni negli anni Novanta era collegato agli accordi di Oslo, in un periodo in cui sembravano veri i progressi nella soluzione del "problema palestinese". Con il passare degli anni, i negoziati tra Israele e l'Autorità Palestinese si sono fermati, e poi nel 2000 è esplosa la Seconda Intifada, causa di molte vittime tra israeliani e palestinesi, cambiando l'atmosfera e rendendo negativo ogni contatto con Israele. Le relazioni tra Israele e gli Stati del Golfo furono interrotte. Le cose hanno cominciato a cambiare quando nel 2007 Hamas ha assunto il potere nella Striscia di Gaza. Il movimento di Hamas è il ramo arabo palestinese della Fratellanza Musulmana Internazionale, aborrito al massimo dai sauditi e dagli Emirati Arabi a causa delle dispute sul ruolo dell'Islam nella società e nello Stato. La somiglianza tra i punti di vista di Israele e degli Emirati si è rafforzata nel 2015, quando è stato firmato l'accordo Usa-UE con l'Iran; l’ultimo riavvicinamento dello scorso anno è un risultato diretto della paura degli Emirati e della Casa Saudita nei confronti dell’Iran, a causa della loro incapacità militare di resistere a Teheran, per non parlare della eventualità di un conflitto militare. Le relazioni negli anni '90 erano basate su interessi e vennero messe da parte quando nel 2000, la Seconda Intifada infiammò il problema arabo palestinese. Al contrario, le relazioni di oggi sono basate sulla paura delle minacce iraniane, per cui la questione arabo - palestinese è passata in secondo piano. Inoltre, gli Stati del Golfo - e molti altri Paesi - non vedono alcuna luce alla fine del tunnel per quanto riguarda la frattura tra Hamas e l’OLP, quindi non vedono una fine del conflitto israelo-palestinese, mentre una volta era l’impedimento maggiore per rapportarsi con Israele. Di conseguenza, hanno deciso di ignorare la questione palestinese e di migliorare invece le relazioni con Israele, a prescindere dai progressi dei negoziati tra gli israeliani e l'AP o di quelli tra Hamas e l'OLP.

L'importanza della questione arabo palestinese, vista dai Paesi del Golfo, ha perso importanza rispetto al pericolo iraniano, che minaccia la sopravvivenza dei loro Stati, per cui hanno semplicemente deciso di ignorare il problema palestinese. Israele può fornire i sistemi di difesa come l'Iron Dome, condividere con loro informazioni di intelligence sulle intenzioni e i piani dell'Iran, e forse anche diventare parte di una coalizione sostenuta dagli Stati Uniti che affronterà la coalizione iraniana, che include attualmente Iraq , Siria, Hezbollah del Libano, Turchia, Hamas, con il sostegno della Russia. Quando i giocatori geo-strategici sono i "grandi", un piccolo problema come quello degli arabi palestinesi viene spinto lontano dalla scena politica, e gli arabi palestinesi, ancora una volta, pagheranno il prezzo per il loro ostinato rifiuto di percorrere la strada verso una soluzione pacifica con Israele. Inoltre, gli Stati del Golfo non hanno dimenticato il sostegno arabo palestinese a Saddam Hussein quando, nel 1990, le forze irachene invasero il Kuwait e lo conquistarono. In Medio Oriente, non si dimentica né si perdona, il vecchio adagio beduino dice che “ un beduino vendica il sangue di suo padre dopo quarant'anni affermando ‘mi sono precipitato a farlo’ ". Questo è lo scenario, Israele smette di essere il problema e si trasforma, invece, in una parte della soluzione, diventando il "Guardiano del Golfo".


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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