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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Il Vaticano non impara dai suoi errori 27-12-04
"Ovunque nel mondo c'è bisogno di pace", sono state le parole che il Papa ha pronunciato nel tradizionale messaggio di Natale.

Ma c'è chi non ha imitato il Pontefice, chi ha celebrato la messa di mezzanotte ricordando ai fedeli non solo il significato di quella nascità. C'è chi ha abusato della notte santa per fare propaganda politica, seminando odio invece di pace. Monsignor Michel Sabbah,patriarca latino , più che una predica, a Betlemme ha tenuto un comizio. "Cadano tutti i muri che circondano Betlemme e la Cisgiordania. Cadano i muri che circondano i nostri cuori", ha dichiarato, avendo ben cura di sottolineare quanto il "muro", che poi è la barriera difensiva di Israele, rappresenti una violazione dei diritti dei palestinesi. Il titolo che gli deriva dal suo grado è "Sua Beatitutine", due parole che però ben poco si confanno ad una attività più politica che pastorale. Nelle molte interviste che Sabbah elargisce regolarmente all'Unità, non manca mai di affermare che il " muro ha conseguenze devastanti, sta distruggendo ciò che resta del processo di pace", ignorando che è grazie al reticolato che divide gli israeliani dai palestinesi che il terrorismo è stato messo sotto controllo.E che se il processo di pace ha una probabilità di ritornare in vita è solo grazie alla scomparsa di Arafat. Per Sua Beatitudine è vero il contratrio. Il terrorismo, che ha ucciso più di mille civili israeliani, per lui non è mai stato un problema. Alla messa di Betlemme, tra il pubbblico, c'era anche Abu Mazen, il probabile leader dell'ANP che uscirà dalle prossime elezioni, sempre Hamas permettendo. Anche la sua presenza è stata strumentalizzata da Rai3, come se negli anni passati ad Abu Mazen fosse stato impedito di andarci. Non ci ha detto Rai3 che invece l'unico posto in prima fila a Betlemme era riservato ad Arafat e a lui solo. Persino quando non ci è andato negli ultimi due anni, restando nel suo quartier generale alla Muqata, gli schermi televisivi ci hanno bombardato con quell'immagine della sedia vuota, con la sola keffia al posto lasciato vuoro dal rais. Ma se Abu Mazen, ed altri con lui, non si sono mai recati alla messa di mezzanotte a Betlemme era solo perchè i riflettori dovevano essere puntati solo su Arafat e su nessun altro. Monsignor Sabbah non è però una novità nella politica diplomatica vaticana verso la cosidetta "Terra Santa". La sua attività di agit prop anti-israeliano ha un illustre precedente, un altro monsignore, Hilarion Capucci, che nel 1974 venne arrestato dalle autorità d'Israele mentre trasportava nel bagaglio della sua mercedes nera con targa diplomatica un arsenale di armi, munizioni,dinamite, destinate a rifornire Al Fatah,cioè Arafat, per attentati contro i civili israeliani.Capucci fu condannato a 12 anni di prigione, in realtà ne fece solo tre, grazie all'intercessione del Vaticano, che ottenne la sua liberazione in cambio dell'impegno da parte della Santa Sede che non avrebbe più rimesso piede in Medio oriente e che non avrebbe mai più svolto attività politica. Come sono poi andate le cose lo sanno tutti. Capucci è uno dei capataz di ogni manifestazione italiana che veda i vari no global-sinistre-disobbedienti bruciare bandiere israeliane e americane, per lui gli attentatori suicidi sono dei martiri e le nostre TV sono il suo megafono amplificatore. Come si vede monsgnor Sabbah non è che un epigono di Capucci, solo un po'più scaltro di quest'ultimo. Non è più il Gondrand del trasporto armi, mestiere divenuto troppo pericoloso ma anche inutile, sostituito da Hamas-Siria-Iran che provvedono alla bisogna sotto l'occhio miope e semichiuso dell'Unione Europea.

A Roma il Papa invoca la pace. A Betlemme Sabbah si augura che vengano abbattute le difese di Israele. Che nella diplomazia vaticana ci sia una corrente che non ha mai digerito la normalizzazione dei rapporti con Israele non è una novità. Che il patriarca di Gerusalemme venga sempre scelto in funzione ostile allo Stato ebraico è purtroppo una tradizione. Che i cristiani in "Terra Santa" siano sempre meno, che lascino quelle terre a causa delle violenze e restrizioni che subiscono dai regimi dittatoriali arabi sembra interessare poco al Vaticano, se giudichiamo dai criteri che stanno alla base della scelta del patriarca. Nella prima guerra del golfo il Vaticano si schierò dalla parte di Saddam Hussein, commettendo un grave errore di valutazione, politica e diplomatica. La mano libera concessa a monsignor Sabbah - e a Capucci nel suo dorato esilio romano - dimostrano quanto poco il Vaticano faccia tesoro degli errori commessi.

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