Gentilissima Signora Fait, La ringrazio della pubblicazione, sotto il titolo “La Chiesa cattolica e Israele”, della mia lettera relativa agli articoli di Avvenire e Osservatore Romano dell’8 novembre su un convegno o congresso dell’Ordine del Santo Sepolcro. Con riguardo alla Sua risposto, però, credo sia il caso di precisare che: 1. anche se l’Ordine è intitolato al ‘Santo Sepolcro di Gerusalemme’, la sua sede è nella Città del Vaticano ed a Roma (non a Gerusalemme) si terrà la riunione cui si riferivano gli articoli sopra citati; 2. l’Ordine sostiene economicamente tutti i cristiani della ‘Terra Santa’ nella sua definizione più ampia, compresi quelli della Giordania (siano giordani o profughi da Iraq e Siria) e del Libano (dal sito ho visto che uno degli ultimi progetti finanziati riguarda una scuola in Libano); 3. per Asia Bibi la Chiesa si è spesa sin dall’inizio: - Benedetto XVI lanciò nel 2010 un pubblico appello per la sua liberazione; - papa Francesco ha incontrato almeno due volte i suoi familiari; - Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio, ha lanciato diverse pubbliche iniziative per ricordare all’opinione pubblica mondiale la sua sorte, oltre a sostenere la Chiesa pachistana ed i suoi fedeli (a livello pratico, si tratta anche di aiutare, per anni, famiglie spesso poverissime a vivere in clandestinità per sfuggire al linciaggio, coprire le spese legali, ecc.); - i mezzi di comunicazione cattolici hanno dato alla vicenda un’amplissima e continua ‘copertura’ fin dall’inizio, seguendo passo passo la vicenda e tenendone viva la memoria anche negli estenuanti tempi morti del processo; - si sono tenute iniziative pubbliche di preghiera e sottoscrizioni di appelli al Pakistan per la sua liberazione; - anche se non ne sapremo, probabilmente, mai nulla, la diplomazia vaticana ha di certo agito (in condizioni difficili, perché nessuno Stato ammette ‘interferenze nel suo sistema giudiziario’ ed il Governo pachistano si suiciderebbe se desse solo la minima impressione di ‘obbedire al Papa’). Con i più cordiali saluti e l’augurio di shabbat shalom,
Annalisa Ferramosca
Gentile Annalisa, Prendo atto di quanto scrive sul Santo Sepolcro ma spero comprenda che noi dobbiamo quotidianamente combattere contro tutti i media per il riconoscimento di Israele e Gerusalemme sua capitale, siamo quindi molto sensibili su questo argomento. Inoltre quel Terra Santa mi ricorda tanto l'arciterroristra Arafat che la nominava ogni cinque minuti per accattivarsi la simpatia del Vaticano e dei cristiani, da furbastro quale era, e per evitare di pronunciare la parola Israele. Quindi ogni volta che la leggo o la sento mi viene la pelle d'oca. Riguardo ad Asia Bibi mi fa piacere che Benedetto XVI, che io ho sempre rispettato molto come Papa, abbia fatto un pubblico appello per la sua liberazione purtroppo non è stato sentito e preso in considerazione. Papa Francesco ha ricevuto i familiari della povera ragazza come riceve tante altre persone perciò non ha fatto notizia. Mi auguro, come lei scrive, che il Vaticano abbia fatto i suoi passi presso il governo pakistano. E' vero che spesso la diplomazia è segreta ma in casi di vita o di morte forse si poteva fare molto di più. Asia è stata non solo incarcerata ma torturata e stuprata per ben 9 anni. Naturalmente non incolpo soltanto il Vaticano, nessun paese al mondo, almeno pubblicamente, ha fatto qualcosa per aiutarla. L'indifferenza continua perchè l'Inghilterra, temendo la sua popolazione islamica, ha già detto di non poterla ospitare. In casi come questi serve coraggio e il Vaticano farebbe una gran bella figura se si offrisse di accoglierla almeno per un periodo. Capisco che avrebbe contro le masse islamiche ma quella vita deve essere salvata. Il coraggio di fronte alle ingiustizie e alla barbarie vince sempre sulla diplomazia. Un cordiale shalom