IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 4 al 10 ottobre 2018
A 80 anni dalla Notte dei Cristalli
In una settimana in cui l’attenzione è stata focalizzata sulle elezioni americane di metà mandato di cui gli effetti potranno essere meglio compresi nei prossimi mesi, si è ricordato l’ottantesimo anniversario della “notte dei cristalli” che avvenne nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938. Si trattò, secondo la versione ufficiale della propaganda nazista, di una risposta all’attentato avvenuto a Parigi in cui il diciassettenne ebreo Herschel Grünspan ferì gravemente il diplomatico tedesco Ernst Eduard von Rath. Quella notte oltre 100 ebrei vennero uccisi e 30.000 ebrei cominciarono il loro terribile viaggio verso i campi di concentramento. 500 sinagoghe furono bruciate e più di 7.000 attività commerciali e negozi di proprietà ebraica vennero distrutti Migliaia di ebrei furono umiliati in tutti i modi, violentemente maltrattati, costretti a sfilare in costumi indecenti e con cartelli insultanti o a gettare nel fuoco i libri sacri e gli arredi delle sinagoghe. La popolazione tedesca partecipò attivamente alle azioni. Ho insistito nel ripetere la parola ebrei perché si trattò di un vero e proprio pogrom antiebraico che di fatto sancì l’inizio della Shoah. In quella inqualificabile notte non furono presi di mira oppositori politici o persone di colore, Rom o omosessuali, persone affette da follia o malattie ereditarie, le altre categorie che furono almeno in parte vittime dello sterminio nei campi, furono presi di mira solo gli ebrei. Si avverava la profezia del poeta Heinrich Heine, che quasi un secolo prima aveva ammonito: “Ricordatevi che prima si bruciano i libri e poi si bruciano gli uomini”. Charlotte Knobloch è stata presidente del Zentralrat der Juden in Deutschland, quando ha deciso di non ricandidarsi alla guida dell’ente rappresentativo degli ebrei tedeschi ha chiaramente tratteggiato l’identikit del suo sostituto: “un giovane - ha detto - che non abbia vissuto gli orrori della “notte dei cristalli”, dei campi di sterminio, della Shoah, che guardi alla rinascita dell’ebraismo tedesco senza incubi notturni”.
In Germania oggi vivono oltre 100.000 ebrei, in gran parte russi, erano 600.000 prima dello sterminio nazista, solo 12.000, il 2%, ritornarono nel 1945 in quello che definivano “il loro cimitero”. Questi numeri sono per Charlotte un’ossessione, li ripete come una litania, poi aggiunge “sono tra i pochissimi bambini tedeschi sopravvissuti grazie allo straordinario coraggio di una famiglia contadina tedesca che mi ha nascosta per cinque lunghi anni. Alcuni anni fa per ricordare l’anniversario della “notte dei cristalli” mi ha convinta a calpestare per la prima volta il suolo tedesco e partecipare al suo fianco a Monaco di Baviera ad un momento comunitario eccezionale, una sorta di riconsacrazione. Un numero impressionante di deportati provenienti da tutto il mondo, ha accompagnato i rotoli della Bibbia attraversando la città fino a giungere alla nuova Sinagoga Ohel Yaacov, ricostruita nello stesso luogo in cui Hitler aveva raso al suolo l’antica casa di preghiera. Charlotte ha consegnato al Rabbino Capo d’Israele Meir Lau, sopravvissuto anche lui alla Shoah, la chiave dell’Aron, l’Armadio sacro, che ha accolto nove rotoli anch’essi salvati al rogo nazista. La commozione di tutti noi ha raggiunto il culmine quando le è stato chiesto di ricordare i sei milioni di vittime della Shoah accendendo le sei candele di una Menorah ritrovata a Dachau; un discendente della famiglia che l’aveva salvata era accanto a lei, in un silenzio irreale Charlotte ha pronunciato due sole parole “mai più”.
Nel suo libro “Al di là del ponte. Le peripezie a lieto fine di una bambina ebrea sfuggita alla Shoà” Regina Zimet Levy racconta i sette anni in cui è fuggita dalla Germania nazista all’Italia, dedicando un brano molto significativo alla “notte dei cristalli”, lo ripropongo qui: “Era un mattino freddo e nebbioso il 10 novembre 1938; il nostro maestro entrò di corsa in classe, senza fiato, lui, che era sempre calmo e tanto gentile, aveva il viso tutto rosso per l'agitazione e con le mani tremanti fece segno verso la porta gridando: «Bambini, per l’amor del cielo, presto, correte a casa vostra!». Non ricordo come uscii dalla scuola; tutti spingevano e tiravano affollandosi sul portone d'uscita, poi via di corsa. Rimasi ferma lì, in mezzo alla strada, ipnotizzata da quello che vidi: ragazzi della Hitlerjugend nelle loro divise assalivano con bastoni e sassi la nostra scuola, prima rompevano i vetri delle finestre e poi tutto quello che c'era da rompere nelle aule e negli uffici. Piangevo per il terrore: la mia casa era lontana, non ero mai andata a casa da sola, non sapevo nemmeno come tornare. Poi, non riuscivo a capire cosa volessero quei ragazzi da noi e dalla nostra scuola. Anche loro non erano altro che ragazzi … sì, più grandi di me, ma ragazzi come ero io: che cosa gli avevamo fatto? Improvvisamente mi sentii afferrare per la mano. A passi veloci, a me sembrava di correre, entrammo in un negozio. Non conoscevo l'uomo che mi aveva trascinata con sé, ma il mio istinto mi disse che voleva aiutarmi, allontanandomi da quei ragazzi impazziti e dalla folla di curiosi. Il negozio era una calzoleria e lo sconosciuto che mi aveva portato lì, un calzolaio tedesco; con l'aiuto della moglie cercò di tranquillizzarmi, ma io, scossa dal gran piangere, non riuscii a tirar fuori una sola parola. Fra i miei quaderni trovarono il mio indirizzo e dopo un'infinità di tempo l'uomo tornò insieme a mio padre: mi calmai solamente fra le sue braccia. Ringraziando quelle brave persone, papà mi prese per mano e mi disse con voce solenne: «Ricordati bene di questo giorno, bambina mia: sembra incredibile fino a che punto un popolo civile come quello tedesco sia potuto arrivare! (…) Mio padre chiuse la mia manina fredda nella sua grande mano calda e rassicurante e così camminammo per lungo tempo per strade che sembravano bruciare per le fiamme che uscivano da case, negozi e grandi magazzini ebrei, mentre i pompieri cercavano di salvare con le loro pompe d'acqua le case e i negozi non ebrei! Vandalismo dappertutto: spaccavano con i sassi le vetrine dei negozi; vidi perfino che dalle finestre o dalle vetrine buttavano di tutto, mobili, quadri e altro. Distruzione, furti e disperazione; donne e bambini piangenti... perfino tanti uomini avevano lacrime d'umiliazione negli occhi, non capivano il perché. Passammo sopra un ponte e vedemmo che sulle due sponde del canale alcune SS costringevano degli ebrei anziani con lunghe barbe a saltare da una riva all'altra. Il canale non era molto largo, ma per gli anziani era uno sforzo eccessivo: tanti cadevano nell'acqua gelata, svenivano; allora venivano rianimati dalle SS e costretti a continuare, ancora e ancora. Passammo vicino alla grande sinagoga, dove mio padre aveva l'abitudine di andare a pregare, ma che terribile spettacolo ci aspettava lì! Dalla sinagoga uscivano fumo e fiamme; uomini con i vestiti stracciati o bruciati e il volto nero per il fumo uscivano di corsa da quell'inferno, stringendo tra le braccia i libri della Torà: cercavano di salvare quello che avevano di più caro e di più santo, i rotoli scritti a mano, detti libri del Pentateuco. Vedemmo che anche il nostro rabbino correva fra le fiamme. Sembrava che le SS si divertissero, ridevano rumorosamente. Non riuscivo a capire come degli esseri umani potessero trasformarsi in belve feroci. Era proprio vero quello che era scritto nelle fiabe: c'erano una volta maghi e streghe cattive che trasformavano le persone a loro volontà. Ma dov'erano le buone fate, che venivano a salvare i poveri innocenti?”
Le luci accese alla sinagoga di Torino in ricordo delle vittime della Notte dei Cristalli
Il ricordo della “notte dei cristalli” non risponde a uno stanco rituale, non è uno dei tanti anniversari, è, oggi più che mai, un monito da non lasciare inascoltato, un accorato appello a tener vigili le coscienze contro le aggressioni, le uccisioni e i pestaggi degli ebrei a Parigi, come a Londra, come a Pittsburg, come a Brooklyn. Il Dipartimento di Torah dell’Organizzazione sionistica mondiale ha invitato tutte le sinagoghe a tenere accese le luci per non dimenticare quelle luci che a suo tempo furono spente, le luci contro le tenebre, un invito che è stato accolto con convinzione anche dalle Comunità italiane e dall’Assemblea Rabbinica Italiana per riaffermare quanto imprescindibile sia il valore ogni singola vita umana per il popolo ebraico. “È avvenuto quindi può accadere nuovamente,” scriveva Primo Levi, infatti continua ad accadere, la sola nostra certezza è che oggi e non allora esiste lo Stato d’Israele.
Claudia De Benedetti
Presidente Sochnut Italia – Agenzia Ebraica per Israele