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La Stampa Rassegna Stampa
11.11.2018 Una sfida per la modernità: Sì TAV, contro gli anti-Israele 5Stelle
Ecco come Maurizio Molinari dirige La Stampa

Testata: La Stampa
Data: 11 novembre 2018
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Una sfida per la modernità»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/11/2018, con il titolo "Una sfida per la modernità" il commento del direttore Maurizio Molinari.

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Torino, più di 30.000 persone contro i 5Stelle,
ecco Piazza Castello

Riprendiamo il commento di Maurizio Molinari sebbene, in apparenza, non abbia alcun legame con Informazione Corretta. Scriviamo 'in apparenza', perchè invece rispecchia quanto un quotidiano può contribuire per fermare il degrado di una città, Torino in questo caso. Una città governata da un movimento, i 5Stelle, che oltre a soffocare ogni forma di progresso della città, si è dimostrata attraverso l'approvazione di ignobili delibere, una delle amministrazioni più fanaticamente ostili a Israele.

 Risultati immagini per mozione comune torino contro israele
Vittoria, gridano gli odiatori 5Stelle


La Stampa, il quotidiano primo per diffusione, è in prima linea per smascherare il danno che la città deve sopportare. Il successo ottenuto ieri segna la prima, vera protesta di massa.

Ecco il suo editoriale: 

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Maurizio Molinari

ll popolo di piazza Castello ci ha ricordato che c’è un’altra Italia che vuole essere ascoltata. Un’Italia di donne e uomini, famiglie etero e gay, impiegati e operai, professionisti, studenti, pensionati ed artigiani che non ama gridare ma fare, che crede nella responsabilità personale, nel rispetto del prossimo, nelle istituzioni della Repubblica, nel legame identitario con l’Europa e nella forza incontenibile della libertà contro ogni tipo di oppressione, ideologia, insulto, offesa, minaccia e disprezzo. I torinesi di ogni estrazione, origine, fede, genere ed età sono scesi in piazza a bassa voce, senza bandiere di partito o slogan per rigettare gli estremisti della decrescita che non hanno voluto le Olimpiadi 2026, non vogliono l’Alta velocità, tagliano i fondi alla cultura, vogliono chiudere i negozi la domenica, non proteggono le famiglie da insicurezza, diseguaglianze e degrado.Perché questi luddisti del XXI secolo hanno priorità tutte al negativo: contro l’Europa, il Parlamento, i mezzi di informazione, i sindacati, le imprese, le banche, i migranti e tutti i cittadini che non la pensano come loro. Se nel giugno del 2016 Torino fu - con Roma - la prima grande città a consegnare la protesta popolare nelle mani del Movimento Cinque Stelle, ora è la prima dopo le elezioni spartiacque del 4 marzo a dimostrare che in Italia c’è anche un’altra piazza: né populista né sovranista ma composta di persone accomunate dalla volontà di risolvere concretamente i problemi che ci affliggono per costruire un Paese migliore con il lavoro duro, la creatività dei singoli, nel rispetto dello Stato di Diritto. Arrivati sulla piazza a piccoli gruppi, gli oltre trentamila di Piazza Castello si sono ritrovati attorno al manifesto del «Sì Tav», redatto da sette donne comuni e straordinarie, perché la difesa dell’Alta velocità è percepita dalla città come la linea rossa fra sviluppo e decrescita. Fra chi vuole affrontare e vincere le sfide dell’innovazione sul mercato globale e chi invece vuole ritirarsi o perderle rintanandosi in casa. È una sfida sulla modernità. Condita dai simboli di Torino: la gigantografia di Cavour, i cartelli sui piemontesi europei, gli applausi per Pininfarina e Marchionne, il canto finale dell’inno di Mameli e una piazza senza neanche una carta in terra quando la folla è andata via. Con la schiena diritta.

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