Asia Bibi e gli altri: ogni anno migliaia di vittime della violenza islamista Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 10 novembre 2018 Pagina: 13 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Asia Bibi e gli altri: 3000 martiri all'anno»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/11/2018, a pag. 13, con il titolo "Asia Bibi e gli altri: 3000 martiri all'anno", il commento di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Ovunque si trovi nascosta attualmente, Asia Bibi non solo porta sulle spalle la propria croce, ma contribuisce anche a far uscire dall'ombra il calvario degli altri cristiani perseguitati. Nel 2017 ne sono stati uccisi 3.066 a causa della loro fede in varie parti del mondo. 11 dato, già di per sé impressionante, colpisce ancora di più se confrontato con le cifre del 2016, in cui il numero dei martiri era stato "appena" di 948. Se in un solo anno sono triplicate le vittime dell'odio anticristiano o antireligioso, significa che c'è un'emergenza mondiale che non viene affrontata con la stessa determinazione riservata ad altre cause, siano esse le battaglie Lgbt, il #metoo o il cambiamento climatico. Gli attacchi proseguono senza sosta nei Paesi islamici come l'Egitto, dove la settimana scorsa l'Isis ha massacrato sette pellegrini copti che tornavano dal santuario di San Samuele il confessore, nella provincia di Minya. Nel maggio 2017, sullo stesso percorso, le vittime erano state 28.
Asia Bibi
Ovunque si trovi nascosta attualmente, Asia Bibi non solo porta sulle spalle la propria croce, ma contribuisce anche a far uscire dall'ombra il calvario degli altri cristiani perseguitati. Nel 2017 ne sono stati uccisi 3.066 a causa della loro fede in varie parti del mondo. 11 dato, già di per sé impressionante, colpisce ancora di più se confrontato con le cifre del 2016, in cui il numero dei martiri era stato "appena" di 948. Se in un solo anno sono triplicate le vittime dell'odio anticristiano o antireligioso, significa che c'è un'emergenza mondiale che non viene affrontata con la stessa determinazione riservata ad altre cause, siano esse le battaglie Lgbt, il #metoo o il cambiamento climatico. Gli attacchi proseguono senza sosta nei Paesi islamici come l'Egitto, dove la settimana scorsa l'Isis ha massacrato sette pellegrini copti che tornavano dal santuario di San Samuele il confessore, nella provincia di Minya. Nel maggio 2017, sullo stesso percorso, le vittime erano state 28.
SENZA DIFESE (O QUASI) Ci si può chiedere perché continuino a rischiare la vita, pur sapendo che nessun potente alzerà un dito per proteggerti. E vero che, in seguito all'attacco della settimana scorsa, le forze di sicurezza egiziane hanno ucciso 19 terroristi, ma questo non riporta mica in vita i morti per mano dei terroristi islamici. Nemmeno in Nigeria, dove i musulmani tentano di fare pulizia etnica dei cristiani locali, mentre nell'Iran sciita gli 800mila cristiani finiscono in carcere e torturati per reazione al fenomeno crescente e inarrestabile delle conversioni dall'islam. Ecco, se dovessero essere i testimoni diretti a dare la risposta, la riassumerebbero nella frase attribuita a un padre della Chiesa morto nel 220, Tertulliano, secondo il quale il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. Per questo, il prossimo 20 novembre, Venezia si tingerà di rosso. La basilica S. Maria della Salute e il tratto antistante del Canal Grande, il ponte di Rialto, la Scala Contarini del Bovolo, i palazzi Cà Rezzonico, Cà Pesaro, Cà Farsetti, Cà Loredan - si illumineranno di rosso per ricordare il sangue dei cristiani perseguitati. L'evento-monito si deve alla fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa Che Soffre. Il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro, pone l'attenzione sulla «urgenza di accendere i riflettori sulle violazioni della libertà religiosa che accadono in tutto il mondo. Il nostro pensiero va ad Asia Bibi e a tutte quelle donne che a causa della loro fede soffrono la persecuzione, ma delle quali nessuno si occupa. Nella speranza che il #MeToo vada ben oltre Hollywood». Una iniziativa simbolica per «presentare una realtà che non sempre viene illuminata - dice il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia -. Vorrei che i giovani si confrontassero con la realtà della Chiesa perseguitata».
I LAGER CINESI Sensibilizzare i ragazzi servirà a formare un'opinione pubblica più attenta alle violazioni della libertà religiosa, che non trascuri i governi. I quali, altrimenti, si mettono d'accordo per schiacciare chi crede in Dio. Il 6 novembre scorso, osserva la rivista Bitter Winter, davanti al Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu che svolgeva una valutazione periodica sul rispetto delle libertà fondamentali in Cina, la Corea del Nord ha elogiato il regime di Pechino per i suoi progressi, raccomandandogli però di «continuare la battaglia contro le organizzazioni religiose e per salvaguardare il benessere della popolazione». Insomma, per i gusti di Kim Jong-un i campi di rieducazione cinesi sono un po' troppo blandi. Il consiglio dei compagni di Pyongyang è stato subito accolto visto che, ricorda AsiaNews, nonostante gli accordi di settembre con il Vaticano, il vescovo di Wenzhou, monsignor Shao Zhumin, riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo, è stato sequestrato dalla polizia e «subirà isolamento e indottrinamento per 10-15 giorni». Se qualcuno crede ancora che che il comunismo sia morto e dietro la Grande Muraglia si sia instaurata una specie di capitalismo all'orientale, chieda ai sacerdoti cattolici Su Guipeng, Zhao He, Zhang Guilin e Wang Thong. Sempre che si riesca a ritrovarli. Sono scomparsi nel nulla tra la fine di settembre e la metà di ottobre, dopo essere stati convocati dalla polizia, ignara del fatto che in carcere si formano schiere di santi.
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