Riprendiamo dal GIORNALE, cronaca di Milano, del 09/11/2018, a pag.1-4, con il titolo 'Brigata Ebraica, Sala ospiti la mostra a Milano', il commento di Davide Romano direttore del Museo della Brigata ebraica.
Davide Romano Beppe Sala
Il Comune di Lodi ha deciso, a partire da oggi 9 novembre, di ospitare una mostra su una pagina della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo e subito sono piovute le contestazioni. Dai nostalgici del fascismo? Macché, da parte di estremisti di sinistra. Com'è possibile? Semplice: ci sono di mezzo gli ebrei sionisti, quei «cattivoni» della Brigata Ebraica che combatterono in Italia contro i nazi-fascisti e che di lì a qualche anno fonderanno l'unica vera democrazia in Medio Oriente: lo Stato di Israele. Da parte di questi fanatici di sinistra contestare chi ha fatto nascere due democrazie evidentemente è un dovere morale. Per questo l'esposizione non ha avuto il patrocinio dell'Anpi di Lodi (pur avendo quello dell'Anpi milanese) e soprattutto sarà contestata all'inaugurazione dal Fronte Palestina con il supporto del gruppo Memoria antifascista. Tutte sigle sedicenti antifasciste che manifesteranno contro chi ha combattuto ed è morto per sconfiggere il nazi-fascismo. Situazione curiosa, ne converrete. Ma che ci porta a riflettere su quanto il termine antifascista sia sempre più usato in tutta la sua ambiguità. Diciamola tutta: non avendo più il coraggio di definirsi comunisti, in troppi si nascondono dietro l'antifascismo per avere la legittimità di salire in cattedra e dare del fascista a tutti gli altri. Sono la perfetta incarnazione della frase attribuita a Flaiano: «In Italia i fascisti si dividono in fascisti e antifascisti».
La pagina di storia patria che costoro non digeriscono è quella della Brigata Ebraica, quella scritta dagli ebrei sionisti che peraltro avevano una caratteristica particolarmente nobile: erano tutti e 30mila volontari. Solo a 5mila di loro fu permesso di combattere sotto le insegne della Brigata Ebraica, gli altri si arruolarono nell'esercito britannico ordinario. La mostra realizzata dal nostro Centro studi vuole ricordare questi eroi e raccontare una pagina di storia. Niente di più. Inquieta vedere come tutti i combattenti che hanno partecipato alla Liberazione possono essere ricordati senza problemi, tranne uno specifico gruppo: quello ebraico. A 80 anni dalle leggi razziste, il pregiudizio e la discriminazione non sono morti. E insieme ad essi un'altra eredità del fascismo - propria anche del comunismo e dell'islamismo - resiste: la pericolosa tendenza a voler riscrivere la storia a proprio uso e consumo per motivi politici. Dalle foibe alla Shoah, il nostro Paese ha già visto troppe volte la storia maltrattata o sottaciuta per convenienza da politici e istituzioni. Per questo lancio una proposta al sindaco Sala: ospiti la mostra della Brigata Ebraica, lanci questo segnale di diversità e contribuisca a combattere il pregiudizio.
Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante