Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/11/2018, a pag.2, con il titolo " 'Theresa May cacci l’islamofobo Scruton'. Campagna contro il filosofo" l'analisi di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Roma. Nel 1985, Roger Scruton venne espulso dall’allora Cecoslovacchia per aver introdotto nel paese libri proibiti dalla censura di stato. Il filosofo inglese, che teneva anche delle lezioni clandestine a Praga, Brno e Bratislava, fu poi inserito nella “lista delle persone indesiderabili” dal regime comunista. Nell’Inghilterra del 2018, Scruton sembra essere di nuovo “indesiderabile”, dopo che il primo ministro Theresa May lo ha nominato a titolo gratuito zar della commissione per l’Edilizia “Building Better, Building Beautiful”.
Roger Scruton
“L’islamofobico Scruton”, titola il Times, rendendo conto degli attacchi. Da quando è stato scelto, la stampa liberal e i deputati del Labour di Jeremy Corbyn spulciano nei passati articoli e libri di Scruton alla ricerca di prove della sua supposta “islamofobia”, “sessismo”, “omofobia” e “razzismo”. Si rievoca una sua column sullo Spectator in cui Scruton affermava che le autorità in Europa “nascondono i crimini sessuali degli immigrati musulmani”. E’ accusato di essere amico del primo ministro ungherese Viktor Orbán, niente meno! “In una società dedita all’inclusione, l’unica fobia ammessa è quella di cui i conservatori sono l’obiettivo”, aveva scritto Scruton, aggiungendo che i conservatori sono “spesso marginalizzati o persino demonizzati come rappresentanti di uno degli ‘ismi’ proibiti”. Il deputato laburista e ministro ombra delle Comunità, Andrew Gwynne, ha rilasciato la stupefacente affermazione secondo cui “nessuna delle opinioni di Scruton ha posto nella democrazia moderna”. Il deputato Libdem Wera Hobhouse ha dichiarato: “E’ profondamente preoccupante che i conservatori si siano associati a posizioni offensive come questa”. Scruton ha scritto: “Lo stesso vale per molti altri paesi in cui l’islam è la fede dominante. Anche se tali paesi funzionano come stati, come il Pakistan, sono spesso fallimentari come nazioni”. Scruton ha descritto l’“islamofobia” come una parola propagandistica nel libro del 2017 “Conservatism: Ideas in Profile”: “Negli ambienti ufficiali c’è stato un deliberato silenzio, un rifiuto di descrivere le cose con i loro nomi e l’adozione della parola di propaganda ‘islamofobia’ per creare un nemico completamente immaginario”. “Se c’è un evento che racchiude l’ignoranza viziosa, socialmente suicida e il settarismo culturale attualmente dilagante nella società britannica è il trattamento riservato a Sir Roger Scruton”, scrive Melanie Phillips del Times. “E’ preso di mira da coloro che sono disposti a dirottare la verità e la ragione per distruggere i loro avversari politici. Molti di loro non si rendono nemmeno conto di quello che stanno facendo. E questa non è l’Unione sovietica. E’ la Gran Bretagna”. Negli anni Ottanta, i collaboratori e gli autori della Salisbury Review, la rivista conservatrice fondata da Scruton che tirò la volata intellettuale al thatcherismo, vennero banditi dalle accademie inglesi e ostracizzati sulla stampa. All’aeroporto di Glasgow fu indetto un boicottaggio contro la presenza di Scruton all’università. “Mentre Mugabe riceveva un’onoreficenza”, ricorderà lui nella sua autobiografia, “Gentle Regrets”. Un’edizione samizdat della Salisbury apparve a Praga nel 1986. Da allora, l’interdizione ufficiale di Scruton dalla Cecoslovacchia. Scruton ha scritto che era più facile per un pensatore inglese non di sinistra tenere un discorso all’ateneo di Lublino (Polonia) che a Cambridge. La Salisbury divenne la nemesi del Peace Movement, sostenne i cristiani in Africa e in medio oriente lanciando anatemi contro il femminismo, la decostruzione e l’egualitarismo scolastico. Václav Havel (che premierà Scruton con la più alta onorificenza nazionale) scriveva regolarmente per la rivista. “Divenne un onore per gli intellettuali di lingua inglese dissociarsi da me”. E adesso sembra esserlo di nuovo. Dall’America, lo storico Niall Ferguson due giorni fa ha twittato: “Scruton è il più grande inglese vivente e dovrebbe essere primo ministro”. Resta da vedere se il primo ministro Theresa May saprà reggere l’onda d’urto di questa campagna di demonizzazione contro il celebre intellettuale conservatore.
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