Gli scivoloni degli esperti mediorientalisti 13-11-04
Siamo stati facili profeti nel prevedere che intere pagine dei nostri giornali sarebbero state dedicate alla morte di Yasser Arafat. Sicuramente la regina Elisabetta o George Bush ne avranno di meno quando arrivera' la loro ora. Con Arafat non poteva essere diversamente. Come avrebbero potuto i cantori del rais che l'hanno seguito passo passo negli ultimi trent'anni perdere l'occasione di tesserne le lodi ora che il loro beniamino e' passato a miglior vita ? Potevano privare i loro lettori dell'ultima sviolinata al grande Abu Ammar, al Fedayn dalle sette vite, a Mister Palestina, l'uomo che ha speso la sua vita a odiare e uccidere ebrei e israeliani ?
L'apertura delle citazioni spetta di diritto al decano dell'orchestra, il giornalista che ha saputo far vibrare le corde del suo violino sino all'inverosimile. Sulla Stampa Igor Man e' arrivato a scrivere '' ..la moglie Suha, che l'amo' veramente rammaricandosi di non avergli dato un figlio maschio,l'erede. Ma al maschio sognato da Arafat tal quale un padre del profondo Sud, che altro avrebbe lasciato Mister Palestina se non una immensa rovina ?''. Capito ? Una immensa rovina, evocando le mura della Muqata al posto dell'immenso patrimonio personale che Arafat ha bene investito e che l'ha classiificato ai primi posti fra gli uomini piu' ricchi del mondo. L'hanno scritto tutti i giornali, sono state persino calcolate le cifre, migliaia di miliardi di dollari,ed e' stato tenuto artificialemnte in vita proprio per permettere un accordo economico con la ora piangente Suha, che non ha mollato il bottino finche' non ha ricevuto quanto voleva. E Igor Man parla di ''rovine'' ! La spiegazione e' semplice. L'immagine, e il ricordo, di Arafat deve essere ripulito da ogni e qualsivoglia macchia che possa intaccarne la costruenda icona. Arafat ha causato a Israele mali infiniti da vivo, deve servire allo stesso scopo anche da morto. Non c'e' altra spiagazione al coro quasi unanime che si e' levato dai nostri mediorientalisti ufficiali. Anche Sandro Viola, su Repubblica, ci lascia un Arafat del tutto simile e speculare a Sharon. Non potendo negare che sia stato un terrorista scrive che anche Sharon lo e'. Certo, Arafat ha sempre mentito al suo popolo facendogli credere che lo Stato palestinese era li' a due passi mentre non era vero. Ma il suo era, in fondo, un peccato veniale perche' tutta la colpa e' di Sharon che lo ha sempre impedito. Ne fa un ritratto alla Robin Hood, evitando con cura di scrivere che l'enorme quantita' di denaro che gli e' entrata in tasca, in buona parte gli e' rimasta attaccata. Altro che Al Walid (il padre) del popolo palestinese !
Molti lo hanno ricordato come il '' presidente eletto'', come se dietro e dopo di lui ve ne fossero stati eletti altri, mentre la parola corretta sarebbe stata '' dittatore'', come si addice ai vari Fidel Castro, inamovibili sino alla morte dal potere che mai si sognerebbero di mollare. '' Prigioniero da tre anni a Ramallah, Arafat aveva mantenuto soltanto uin potere di interdizione mentre l'Anp si disgregava intorno a lui'', scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera. Ma dov'era Venturini in questi ultimi quattro anni di Intifada ? Non si e' mai accorto che buona parte delle stragi di civili israeliani erano compiute, insieme ad Hamas, anche dal suo braccio armato che agiva strettamente ai suoi ordini ? Ad onore del Corriere Magdi Allam pubblica un ritratto di Arafat meritevole di ogni elogio, ma e' Magdi Allam, da sempre fuori da ogni orchestra, il suo violino e' indipendente, libero.
Una vita di bugie, riconosciute persino da Sandro Viola, sono invece il solito armamentario del quale si nutrono Unita', Manifesto. Liberazione, tanto per citare alcune testate di sinistra. Il quotidiano diretto da Furio Colombo ospita un editoriale di Vincenzo Consolo nel quale vengono riportate le invenzioni che Arafat diffuse nell'82 durante la guerra del Libano.E via con l'elenco delle armi che gli israeliani avrebbero usato: ''bombe al fosforo, al napalm, a concussione, a vacuum, a implosione, a fiore. Quelle a concussione, ad esempio, colpiscono il cervello, lo paralizzano di colpo, e la persona muore senza una convulsione, uno spasimo. Ho visto con i miei occhi, diceva Arafat, una madre che allattava un bambino rimasta in questo atteggiamento come una statua di cera''. Tutte storie, naturalmente, pubblicate pero' in prima pagina dall'Unita' hanno qualche possibilita' per i suoi lettori di passare per vere.
Il florilegio potrebbe continuare a lungo, tante sono le bugie (ripetiamo, lo scrive anche Sandro Viola su Repubblica di ieri ) che Arafat ha seminato durante tutta la sua vita. Il compito dell'orchestra, ora che il rais non c'e' piu', e' quello di continuare a suonare come se ci fosse ancora. Il timore piu' grande e' che al suo posto arrivi qualcuno che la pace con Israele la voglia fare davvero. Sarebbe un disastro, Israele potrebbe venire persino riconosciuto nel suo diritto all'esistenza ed il terrorismo fermato. Potrebbe persino nascere uno Stato palestinese, eventualita' che renderebbe tristi e disoccupate folte schiere di '' militanti'' nostrani, niente piu' cortei e bandiere con la stella di Davide bruciate, niente piu' scritte sui muri '' Sharon boia'', la fatica immensa di doversi trovare nuovi nemici, fra i quali pero', in qualche modo, gli ebrei fossero, non importa a che titolo, presenti. Hai presente la fatica ?
Avanti allora con Ola' lava piu' bianco, ripulitela bene l'icona Arafat, anche perche' tra un po' ce ne sara' un gran bisogno. Qualcuno, particolarmente irrispettoso verso l'icona, potrebbe incuriosirsi sulle cause della morte e indagare. Malattia misteriosa, avvelenamento, sangue spedito in USA per analisi, insomma di che cosa e' morto il faro del popolo palestinese ?
L'orchestra continuera' a suonare, ne siamo certi, ma puo' anche accadere che il pubblico lasci la sala. Le icone dei dittatori non sono mai durate piu' di tanto. Quella di Arafat, pace all'anima sua, fara' la stessa fine.