Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2018, a pag.17 con il titolo "Asia Bibi scarcerata: 'Ha lasciato il Paese' " la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Asia Bibi è libera, fuori dal carcere a una settimana dalla sentenza settimana dalla sentenza della Corte Suprema che ha annullato la condanna a morte per blasfemia, portata in aereo in un posto segreto, al riparo dalle minacce di morte lanciate dai movimenti islamisti, e poi portata fuori dal Paese con i famigliari. La notizia è arrivata ieri in tarda sera. «È stata rilasciata - ha annunciato il suo avvocato Saif Ul-Mulook - mi è stato detto che era su un aereo ma nessuno sa dove atterrerà». L’ordine di rilascio è arrivato in giornata nella prigione di Multan, nel Pakistan Centrale.
Asia Bibi
È la fine di otto anni di detenzione, e di quasi dieci anni di accuse e processi, per aver bevuto da un pozzo riservato ai musulmani e poi aver pronunciato il nome di Maometto in modo irrispettoso. Un’offesa all’islam da punire con la morte secondo i mullah salafiti e i giudici dei processi di primo e secondo grado. Ma neanche l’assoluzione decisa dal tribunale supremo ha messo fine alla persecuzione. Il giorno stesso ieri il leader del partito islamista Tehreek-e-Labaik Pakistan, Muhammad Afzal Qadri, ha chiesto le dimissioni del premier Imran Khan ed emesso un «editto» che ordinava ai credenti di «uccidere i giudici prima di notte». Sulla testa di Asia Bibi è stata invece messa una taglia di 50 milioni di rupie, 350 mila euro.
L’ipotesi che sia accolta dall’Italia
Le strade sono state invase e devastate da fanatici che chiedevano la sua morte, nonostante gli appelli del primo ministro alla calma. Khan ha dovuto in un primo momento cedere alla piazza, e la scarcerazione è stata ritardata, in attesa di una non precisata «revisione» della sentenza. Giusto per guadagnare tempo, trasferire la donna, oggi 47enne e madre di cinque figli, «in un luogo segreto» nella capitale Islamabad, e poi farla espatriare.
Una meta possibile è anche l’Italia, dove ha già trovato rifugio Paul Bhatti, fratello del ministro delle minoranze religiose Shahbaz Bhatti, ucciso nel 2011 dai jihadisti proprio per aver chiesto la liberazione di Asia Bibi. Ieri il marito, Ashiq Masih, ha chiesto asilo al nostro Paese. «Siamo estremamente preoccupati perché la nostra vita è in pericolo – ha raccontato all’Ong Acs – Non abbiamo neanche più da mangiare perché non possiamo uscire a comprarlo». E ha invitato i media e la comunità internazionale a mantenere alta l’attenzione sul caso di Asia. «È stata proprio questa attenzione a tenerla in vita finora». Il ministro Salvini, ha promesso che l’Italia «farà il possibile» per assicurare un futuro a lei e alla sua famiglia.
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