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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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I trucchi di Arafat per salvare il suo potere 20-08-04
Travolto da un mare di critiche, Arafat estrae dalla Kefiah l'ultimo dei suoi trucchi di esperto prestigiatore per rimettersi in sella all'Autorita' palestinese. Le proteste delle ultime settimane, formali quelle europee, decisamente ostili e destabilizzanti quelle esplose all'interno della societa' palestinese, hanno scosso non poco la sua credibilita'.

"Tutti possono commettere errori, anche i profeti", ha dichiarato davanti al Consiglio legislativo, autoproclamandosi, senza alcun senso del ridicolo, profeta. Ma il problema vero e' un altro, e anche questa volta Arafat cerca di far finta di nulla. " Alcune istituzioni hanno agito male, alcune sono state irresponsabili, altre hanno approfitttato della loro posizione ", ha declamato davanti ai suoi, che pero' non hanno avuto il piacere di essere informati su alcunche' di concreto. Tutto e' rimasto nel vago, nessuna azione specifica e' stata annunciata, come nessuna responsabilita' e' stata accertata. Corruzione, inefficienza e disorganizzazione, le tre accuse che sono state lanciate contro di lui, sono rimaste inevase.

Ad Abu Ala, il suo primo ministro con le dimissioni sempre in tasca pronte per essere consegnate, si e' rivolto con un tono paternalistico, confortandolo con parole di augurio, in realta' dicendogli che si scordasse pure il possesso di qualsiasi potere o autorita'.

Nemmeno le accuse, che riceve ormai con tanto di firma tanto la misura e' colma, non sembrano inquietarlo piu' di tanto. Da Gaza, Mohammed Dahlan, l'ex capo della sicurezza e di fatto il suo rivale piu' forte, lo accusa di " ignorare le sofferenze del suo popolo e di essere lui l'origine della corruzione e il principale ostacolo a qualunque riforma ". Persino Hanan Ashrawi, che a lungo e' stata fra le voci piu' ascoltate a livello internazionale e sempre al suo fianco, ne prende ora le distanze. Non e' riuscita nemmeno ad ottenere uno straccio di carta che contenesse anche un breve elenco di quali riforme Arafat stava parlando. Un suo ex ministro, Abdel Jawad Saleh, si e' spinto ancora piu' in la', accusando Arafat di " proteggere i corrotti ". " Io li proteggo ?", sembra abbia risposto furibondo il raiss. Peccato che la "democrazia" palestinese non preveda la presenza della televisione durante le riunioni di "governo". Sarebbe stato interessante vedere la faccia di Arafat, mentre con il dito accusatore indicava il malcapitato che aveva osato attaccarlo. Ma tant'e', e' questa l'Autorita' palestinese e questo e' Arafat, che per decenni ci e' stato venduto come il "presidente democraticamente eletto dal suo popolo", mentre in realta' non mai stato nient'altro che un dittatore che non vuole mollare il potere. Altro che il "buon vecchio e caro Abu Ammar" come lo hanno sempre chiamato i nostri "esperti" di cose mediorientali. Sempre il coraggioso Saleh, alla fine dell'intervento di Arafat, ha dichiarato che molto presto ci sara' una vera e propria rivolta all'interno dell'Autorita' palestinese. Staremo a vedere.

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