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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2018 Arabia Saudita: tornano liberi gli alti papaveri anti-Occidente, fase delicata per MbS
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2018
Pagina: 19
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Liberi i rivali, Bin Salman ora è sorvegliato speciale»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2018, a pag.19 con il titolo "Liberi i rivali, Bin Salman ora è sorvegliato speciale" la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

La liberazione di un principe arrestato per le sue critiche a Mohammed bin Salman, e il ritorno di un suo rivale dall’esilio a Londra, alimentano un clima da «House of Cards» a Riad. Gli oppositori rialzano la testa, dopo essere stati schiacciati dal blitz dello scorso novembre che portò al sequestro all’hotel Ritz Carlton di 320 fra principi e uomini d’affari. La presa sul potere dell’erede al trono è ancora vastissima, tanto che un osservatore navigato come Joshua Landis ritiene «ormai impossibile» un suo rovesciamento. Ma l’affaire Khashoggi ha senza dubbio indebolito il principe ereditario e soprattutto logorato il suo rapporto con gli Usa. L’allentamento della stretta sull’opposizione potrebbe essere suggerito da Washington, ma non è chiaro che portata e conseguenze potrà avere.

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Mohammed bin Salman

Ieri è tornato libero dopo undici mesi il principe Khaled bin Talal, messo agli arresti domiciliari un anno fa perché aveva criticato la repressione e la detenzione del fratello Alwaleed bin Talal, ricchissimo tycoon dell’immobiliare e dei media. Il governo saudita aveva chiesto sei miliardi di dollari per la liberazione del businessman, che a gennaio è stato rilasciato dopo aver versato, a quanto pare, soltanto un miliardo. I Bin Talal avevano anche un buon rapporto con il giornalista Jamal Khashoggi e il loro ritorno in scena arriva dopo il rientro dall’esilio da Londra del principe Ahmed bin Abdulaziz al-Saud, ex ministro dell’Interno e rappresentante di spicco del ramo degli Abdulaziz. Anche un altro ex ministro dell’Interno, Mohammed bin Nayef sarebbe ora libero dopo un anno agli arresti domiciliari. Sono tutte figure potenti, possibili rivali per la successione al trono, che l’hanno giurata a Mbs.

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Ahmed bin Abdulaziz al-Saud


Negoziato il cessate il fuoco in Yemen
A questo si aggiunte l’ingiunzione da parte del Segretario di Stato americano Mike Pompeo di sospendere i raid sulle zone abitate in Yemen, e di negoziare un cessate-il-fuoco con i ribelli Houthi. L’avventura yemenita è stata un altro grave passo falso di Mbs e per l’analista Ali Shihabi, dell’Arabia Foundation, adesso «l’Arabia Saudita si trova in una posizione di debolezza diplomatica mai vista dall’11 settembre», dopo l’attacco di Al-Qaeda alle Torre Gemelle. Il principe ereditario ha assoluto bisogno di mantenere un rapporto di fiducia con Washington in vista della successione al trono. Sarà un passaggio delicato come quando lo scettro passò dal fondatore della dinastia, Abdulaziz, al figlio Al-Saud, poi detronizzato dal fratello Faisal in un colpo di palazzo nel 1964. Nel 1969 lo stesso Re Faisal stava per essere eliminato da un golpe militare, ma venne salvato all’ultimo momento dalla Cia. Come ha detto con una certa rudezza Donald Trump in un comizio, senza l’America i Saud «non durerebbero due settimane». L’House card saudita è cominciata.

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