IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 28 ottobre al 3 novembre 2018
Sharia politicamente corretta
Asia Bibi
Subire un calvario lungo 10 anni per un sorso d’acqua. Un sorso d’acqua bevuto da un pozzo “musulmano” da una cristiana che ha sete e non resiste. Viene accusata di avere “contaminato” l’acqua del pozzo. Semplice: in quanto cristiana, è impura. Asia Bibi risponde alle donne che “Gesù non avrebbe avuto nulla da ridire a differenza di Maometto”. Avere pronunciato questa frase le è costato 10 anni di calvario. Accusata di blasfemia, ha rischiato di essere condannata a morte. Martedì è arrivata l’assoluzione dalla Corte Suprema del Pakistan. Asia Bibi è libera. Asia Bibi è libera ma non può ancora lasciare il paese perché il partito islamico Tehreek –e-Lebbaik ha chiesto che la Corte Suprema effettui un riesame definitivo della sua sentenza. I fondamentalisti salafiti stanno creando caos e mietendo paura tra i cristiani, che non hanno potuto recarsi in chiesa per paura di ritorsioni. Il Primo Ministro Imran Khan ha richiamato il paese alla calma e all’ordine, invitando i fondamentalisti a desistere dalle loro intenzioni di creare caos nel paese. Nel frattempo l’avvocato difensore di Asia Bibi, Saif-ul-Mulook, ha lasciato il paese perché la sua vita è in serio pericolo. L’unico modo per poter continuare la difesa di Asia Bibi è lasciare il paese.
Sono sicuro che i fondamentalisti siano una minoranza all’interno del mondo islamico, ma questo loro modo selvaggio, da medioevo, che semina morte e terrore ovunque, ci riporta con la memoria ai tempi di Maometto, che con sangue, violenza, sottomissione e terrore ha diffuso nel mondo arabo e islamico la cultura del terrore, imponendo la Shariah come legge indiscussa, che regola ogni aspetto della vita. Simili imposizioni della Shariah le troviamo anche qui in Europa, nel cuore della civiltà e della cultura. Il fanatismo islamico è riuscito a penetrare lo stato di diritto delle istituzioni laiche e democratiche. Sempre più sovente veniamo accusati di islamofobia e questo lo si può riscontrare anche sui Social come Facebook, dove basta una segnalazione su una vignetta che ha come oggetto l’islam per essere subito bloccati perché il contenuto non rispecchia gli standard della comunità. Una psicosi che sta sfuggendo di mano ai censori del buon costume. I fondamentalisti islamici hanno creato l’islamofobia per trarre un evidente vantaggio. Infatti si viene condannati sui Social, presso i tribunali e perché no, anche dalla società progressista che usa la libertà di culto come arma contro chi si oppone all’islam radicale.
È importante difendere la libertà di tutti noi proprio per evitare che, in un prossimo futuro, storie come quella di Asia Bibi succedano nel cuore dell’Europa. Ci abbiamo messo 2000 anni per avere la divisione tra stato di diritto e religione. Cerchiamo di difendere la laicità, perché nessuno di noi sente la mancanza dell’abisso e del buio che l’islam radicale vuole riservarci. I media, gli intellettuali e la legge devono difendere chi cerca di metterci in guardia dall’islam radicale. Accusare chi non si autocensura di islamofobia aprirà la strada all’islam e alla Shariah.
Astrit Sukni - IC redazione