Riprendiamo da SHALOM ottobre-novembre 2018, a pag.20, con il titolo "Europeisti o sovranisti? E' una questione di confini" il commento di Angelo Pezzana
Angelo Pezzana
In Italia, ma anche in Europa, ci sono delle parole che occorre usare con una speciale attenzione, in quanto hanno assunto un valore politico-ideologico che va aldilà del loro significato tradizionale. Ad esempio ‘confine’. Non è più la linea di separazione fra stati vicini, la sua trasformazione in questo secolo è dipesa dalla posizione che ciascuno ha nei confronti della politica da adottare nei confronti dei migranti. Niente più confini, come era nelle intenzioni dei fondatori dell’unione europea, quindi libera circolazione per i cittadini europei, oppure porte aperte verso tutti i migranti da altri paesi, senza distinzioni tra chi ne ha diritto e i clandestini?.
La parola ‘confine’ – a seconda da come la si interpreta- richiama ormai solo più immagini negative.
Chi vede nel confine un elemento indispensabile alla sicurezza del proprio paese, viene additato con l’accusa di essere xenofobo, razzista, populista, sovranista ecc. Tutte definizioni che appartengono al passato, quando i comportamenti erano molto più semplici da classificare, ma che oggi creano soprattutto confusione per la faciloneria con la quale vengono usati. È nato un codice adottato dalla maggior parte dei mezzi di informazione, dalla politica, dalle istituzioni civili e religiose, che divide il mondo in buoni e cattivi, che potrebbe aver avuto inizio quando nacque lo slogan “ponti e non muri” lanciato da un soglio tra i più alti. Chi si preoccupa delle conseguenze che stanno derivando da una immigrazione incontrollata diventa un nemico dell’Europa, intesa come una immagine sacra che è vietato criticare, xenofobo anche se non ha alcun pregiudizio verso i cosiddetti stranieri al punto da aver cancellato questa definizione dal suo linguaggio, razzista anche se ha sempre creduto che di razze ne esistesse una soltanto, quella umana, come disse Eintein, populista, che già dal suono lascia intendere qualcosa di brutto, sovranista, perché giudica un patrimonio da conservare le diversità tra le diverse tradizioni nazionali e vorrebbe mantenerle vive.
Può aiutare il paragone con Israele? Per fermare l’immigrazione clandestina dal Sinai, ha costruito un muro di divisione che l’ha totalmente bloccata. Doveva costruire un ponte? Per entrare nel paese, la parola sicurezza è quella che regola il controllo attraverso l’esibizione di un passaporto. Chi non ha i documenti in regola non entra. Sostituire sicurezza con porte aperte? La definizione di Stato degli ebrei è stata votata dalla Knesset, ricordando a chi l’avesse dimenticato o sottovalutato, il carattere ebraico dello Stato, senza per questo intaccare i diritti/doveri eguali per tutti. I confini, a nord e a sud, sono monitorati 24 ore giorno e notte, la stessa attenzione opera verso il confine mediterraneo. Gli israeliani sono soddisfatti, il loro nemici per niente.
Ipocritamente la UE evita ogni contestazione linguistica,le è sufficiente l’uso di una politica estera punitiva nei confronti di Israele. Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee, augurarsi un parlamento con una diversa maggioranza, che la smetta di finanziare il terrorismo travestito da agenzie umanitarie, è da ‘cattivi’?
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