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Avvenire Rassegna Stampa
01.11.2018 Convegni di pace tra religioni: troppo comodo, perché non si fanno mai nel mondo islamico?
Su Avvenire la censura islamicamente corretta nel pezzo di Silvia Camisasca

Testata: Avvenire
Data: 01 novembre 2018
Pagina: 15
Autore: Silvia Camisasca
Titolo: «Un gazebo e l' 'avventura' della pace»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 01/11/2018, a pag. 15, con il titolo "Un gazebo e l' 'avventura' della pace", il commento di Silvia Camisasca.

Le parole di pace non bastano, di fronte all'attualità e ai conflitti scatenati da estremismo e terrorismo islamico. Nessun problema se i leader delle diverse religioni vogliono discutere di pace e spiritualità: perché però non farlo anche nei Paesi islamici, dove ogni dottrina o religione differente dall'islam viene repressa? Avvenire potrebbe domandarsi del motivo perché queste iniziative non avvengono mai nel mondo islamico, ma preferisce non farlo, imbavagliato come è dalla censura islamicamente corretta. Sottolineare che Israele è il luogo più adatto per ospitare una simile iniziativa è troppo per il quotidiano dei vescovi.

Ecco l'articolo:

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"L'islam è una religione di pace, e se affermi il contrario... ti faccio saltare la testa!!"

Sono partiti da Graglia, un paesino delle Alpi biellesi, alla volta della Terra Santa, per pregare per la pace nel mondo. Non immaginavano i 35 cristiani al seguito di don Eugenio Zampa, rettore del Santuario di Graglia, e gli 8 buddhisti accompagnati da Lama Rinpoce, guida spirituale del locale Monastero, che la loro avventura avrebbe richiamato all'ombra di un gazebo, a ridosso del Monte delle Beatitudini, frotte di pellegrini di ogni credo. «Sono molto sorpreso da questo coraggio d'azione - commenta il rabbino Yehuda Stolov, direttore della Interfaith Encounter Association -. In Israele abbiamo 100 gruppi che lavorano per una relazione stabile fra fedeli delle diverse tradizioni monoteiste: siamo pronti a collaborare anche con gli amici italiani». Dal canto suo, il direttore musulmano del progetto Terra Santa, Abed Elsalam Manasra, si è detto «entusiasta di aderire all'invito del motto: religioni, forze di pace. Con la Abrahamic Reunion sosteniamo il dialogo tra ebrei e musulmani, anche con seminari per l'emancipazione delle donne, cui partecipano intere famiglie, per conoscere l'altro». I fedeli hanno poi recitato congiuntamente la Preghiera di Lunga Vita, affinché i Maestri di tutte le religioni possano guidare i loro popoli lontano dal buio di inimicizie e conflittualità. Infine, gli officianti hanno impartito la benedizione nelle rispettive lingue, spezzando il pane in segno di condivisione. Don Zampa ha sottolineato come il Monte delle Beatitudini sia destinato alla pace, poiché già nel Discorso della Montagna la settima beatitudine è proprio quella degli operatori di pace. Mentre il Lama Rinpoce ha aperto i lavori della sezione internazionale dell'Accademia del dialogo, istituzione da lui fondata, attraverso la promozione interdisciplinare tra religioni, scienze, cultura e arti. La prossima primavera giungerà in Italia Manuela Dviri, del Centro Peres perla pace e l'innovazione: «Cattolici e buddhisti, giunti fino qui dall'Italia, testimoniano una volontà di pace che è anche la nostra: nel 2014 siamo stati in Vaticano, dove con Papa Francesco, Abu Mazen e il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli abbiamo pregato per la pace. Da fi è nato un sodalizio per il progetto Saving Children; sono certa che anche questa preghiera avrà un seguito».

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lettere@avvenire.it

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