Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 3/10/2018 a pag.20, con il titolo "La coalizione contro l'Isis cambia strategia per sfidare l'Iran" la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
La Coalizione anti-Isis in Siria si trasforma in coalizione anti-Iran. Anche se i jihadisti fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi stanno vendendo cara la pelle nelle ultime sacche dove ancora resistono, Washington guarda già oltre, agli equilibri nel Levante arabo, che rischia di trasformarsi in terra di conquista per le milizie sciite sostenute da Teheran. Per questo, Donald Trump si è convinto a mantenere le truppe statunitensi sul territorio siriano «anche dopo la sconfitta degli islamisti». La dottrina è stata elaborata dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal consigliere alla Sicurezza John Bolton, ma ha trovato ora un nuovo protagonista, l’inviato speciale per la lotta all’Isis Brett McGurk, peraltro nominato da Obama.
Iran: al centro del terrorismo
I russi preoccupati
McGurk ha parlato alla Conferenza sulla sicurezza a Manama, in Bahrein, e precisato che l’obiettivo della finale missione militare è di arrivare a una «Siria indipendente, stabile e libera dalla milizie appoggiate dall’Iran». Il diplomatico ha citato scontri fra milizie sciite rivali nelle strade di Aleppo, la scorsa settimana, e puntualizzato che «nessuno le vuole là, persino i russi hanno detto che non dovrebbero restare». In effetti gli scontri fra formazioni locali e straniere sono stati bloccati dalla polizia militare russa. Secondo McGurk è in corso un braccio di ferro fra Mosca e Teheran per estendere la loro influenza: «Ho parlato a lungo con i russi e sono preoccupati». Le dichiarazioni di McGurk sono arrivate subito dopo il vertice di Istanbul fra Erdogan, Putin, Macron e Merkel. Era la prima volta che gli europei aderivano al «formato Astana» voluto dal Cremlino, anche se amputato dell’Iran. Segno che però Francia e Germania sono disposti a cedere qualcosa alla Russia pur di avere garanzie su flussi di migranti e controllo dei foreign fighters ancora presenti in Siria. Washington teme però che questo possa portare a una pax russo-iraniana e ha richiamato tutti all’ordine. Una settimana fa il generale Joseph Votel, comandante delle truppe statunitensi in Medio Oriente, ha visitato la base di Al-Tanf al confine fra Siria e Iraq. Un chiaro messaggio: «Non ce ne andiamo». Il primo obiettivo degli americani è impedire che si consolidi il «corridoio sciita» dall’Iran al Libano. Il controllo del valico di Al-Tanf chiude la via principale fra Siria e Iraq, mentre il secondo asse, attraverso il posto di frontiera di Al-Bukamal, è precario, sottoposto alle scorribande dell’Isis. Nei giorni scorsi jihadisti hanno inferto un dura sconfitta alle Forze democratiche siriane, appoggiate dagli Usa, lungo l’Eufrate, e poi hanno attaccato le posizioni dell’esercito siriano e delle milizie sciite a Ovest del fiume. La partita siriana, anche a livello militare, non è ancora chiusa.
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