L'islam terrorista colpisce a Tunisi Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 30 ottobre 2018 Pagina: 16 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Una kamikaze colpisce una pattuglia di polizia: 9 feriti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/10/2018 a pag.16, con il titolo "Una kamikaze colpisce una pattuglia di polizia: 9 feriti" la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Il luogo dell'attentato, a Tunisi
Torna il terrore a Tunisi. Una kamikaze di trent’anni si è fatta esplodere accanto a una pattuglia della polizia in pieno centro, lungo l’Avenue Habib Bourghiba. Era il primo pomeriggio. Gli agenti erano stati dispiegati per controllare una manifestazione di protesta e si erano raggruppati davanti al Teatro nazionale. L’attentatrice suicida si è avvicinata, ha gridato «Allah akbar», «Dio è il più grande», e ha innescato la carica esplosiva, di modeste dimensioni. È rimasta uccisa sul colpo mentre otto poliziotti e un passante sono stati feriti. La strada è stata subito transennata, il traffico bloccato, i negozi chiusi. L’Avenue Bourghiba, la “Habib” per i tunisini, è la principale via commerciale, dove nel 2011 proteste gigantesche avevano portato alla fuga dell’ex presidente Zine El-Abidine Ben Ali. Era la “rivoluzione dei gelsomini” e l’inizio della primavera araba. La Tunisia è l’unico Paese a essere emerso da quella stagione come una democrazia. Gli islamisti l’hanno per questo presa di mira fin dal 2013. L’attacco più grave nella capitale è stato quello al Museo del Bardo del 18 marzo 2015, con 21 vittime. Il 26 giugno seguente i jihadisti hanno fatto strage sulla spiaggia di Susa, 38 morti. L’anno dopo l’Isis ha cercato di conquistare la città di frontiera di Ben Guerdane.
Sconosciuta alle forze di sicurezza La polizia ha detto che la kamikaze non aveva precedenti per terrorismo ed era sconosciuta alle forze di sicurezza: disoccupata, laureata in inglese commerciale, con un padre invalido e madre casalinga, si era trasferita nel quartiere popolare di Ettadhamen quattro giorni fa. Poco prima dell’attacco un piccolo gruppo di dimostranti aveva protestato per l’uccisione di un ragazzo da parte degli agenti di frontiera. L’attentato si inserisce nel clima sempre più teso fra il governo e i movimenti islamici. Il 24 settembre il presidente della repubblica, il laico Béji Caid Essebsi, ha annunciato il suo “divorzio” dal partito Ennahda, su posizioni vicine ai Fratelli musulmani, dopo un’alleanza di tre anni che aveva stabilizzato il clima politico e permesso riforme in senso liberale. Lo scontro però è all’interno dello stesso partito del presidente, Nidaa Tounès, e con il premier Youssef Chahed. Alla nuova instabilità politica interna si aggiunge l’instabilità in Libia. Dopo la sconfitta a Sirte nel novembre 2016, l’Isis è tornato ad allargarsi nel deserto centrale, vicino all’oasi di Jufra, e domenica ha occupato la cittadina di Al-Fuqaha. Un blitz condotto da 300 combattenti con 25 veicoli, che ha portato anche alla cattura di una decina di ostaggi, poliziotti e civili.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante