Riprendiamo oggi, 29/10/2018, a pag.25, da NAZIONE/CARLINO/GIORNO, con il titolo "Una partigiana da Tiffany. Quando Audrey combatteva i nazisti", il commento di Giovanni Bogani.
Giovanni Bogani
AUDREY Hepburn: quel volto fragile, quell'eleganza nuova apparsa nel firmamento del cinema all'inizio degli anni Cinquanta. Quell'icona di charme, di classe, di leggerezza. Beh, Audrey, quando aveva vent'anni e faceva innamorare di sé mezzo mondo, con film come Vacanze romane e Sabrina, aveva già vissuto un'adolescenza da incubo. Ed aveva già avuto il coraggio di combattere i nazisti, di fare parte — attiva — della Resistenza. Finora, sembrava una leggenda. Adesso scopriamo che è tutto vero. A raccontare questo aspetto poco conosciuto del suo passato è il libro Dutch Girl: Audrey Hepburn and World War II, in uscita nel prossimo aprile. L'autore, Robert Matzen, presenta delle prove che l'attrice di Colazione da Tiffany collaborò direttamente con i leader della Resistenza.
Audrey Hepburn La copertina
FU L'ASSASSINIO dello zio, il conte Otto van Limburg Stirum, che spinse la giovanissima Audrey a rischiare a sua volta la vita per combattere i nazisti. Matzen ha scoperto un diario di quasi 200 pagine che lo zio scrisse durante i mesi di prigionia, prima della sua eroica morte. Audrey era nata in Belgio, nel maggio 1929: padre inglese, madre olandese. Il padre, simpatizzante nazista, abbandonò la famiglia quando lei aveva sei anni. E a dieci anni, lei si era ritrovata sola con la madre, a fuggire ad Arnhem, in Olanda, nella speranza che l'Olanda rimanesse neutrale. Ma i nazisti invasero l'Olanda l'anno successivo. Audrey era intrappolata. Viveva nel terrore di essere rapita e portata in un bordello militare, destino di molte sue coetanee. E fra l'altro, nelle foreste attorno Arnhem, i nazisti avevano un campo di addestramento. Audrey, che studiava danza mentre la guerra impazzava attorno a lei, si impegnò in spettacoli che raccoglievano soldi per la Resistenza olandese. Piano piano, rimase sempre più coinvolta nelle attività di opposizione al nazismo: nascondeva messaggi nelle scarpe, e li consegnava ai partigiani olandesi. Si rese necessario, a un certo punto, informare le truppe britanniche sui movimenti dei soldati tedeschi. E lei, quattordicenne, si occupò del rischiosissimo compito di consegnare i messaggi. E non fu un compito che si svolse senza intoppi: una volta, tornando al villaggio dopo una delle missioni, Audrey si trovò faccia a faccia con due soldati tedeschi. Le chiesero che cosa facesse nella foresta. Audrey era pietrificata. Ma riuscì a recitare: fece finta di non capire che cosa dicessero, fece loro un gran sorriso e offri ai soldati dei fiori. Un'interpretazione che le valse più di dieci Oscar. In un'altra occasione, fu costretta dai soldati tedeschi a salire, con altre ragazze, in un camion militare. Iniziò a pregare. Quando il camion si fermò, perché i soldati avevano individuato degli ebrei in strada, lei saltò fuori dal camion, rotolò sotto il veicolo, mentre i tedeschi si occupavano degli ebrei. Il camion ripartì, e Audrey rimase, salva, sul selciato.
NEI PROVINI per il film Vacanze romane, l'attrice ricordò di avere danzato per un pubblico che non poteva applaudire, per paura di essere scoperto dai nazisti. In realtà erano spettacoli che raccoglievano soldi per la Resistenza, e il pubblico era tutto di oppositori al nazismo. Si esibivano nelle case, dietro le tende chiuse, mentre le pattuglie tedesche facevano la ronda. «Alla fine della performance ci fu un silenzio di tomba. La mia esibizione migliore fu quella che non raccolse neppure un applauso», ricordava commossa.
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