Riprendiamo dal SOLE24ORE-DOMENICA di oggi, 28/10/2018, a pag.30, con il titolo "Piombo fuso su Gaza"il pezzo di Luigi Paini
Si sentiva la mancanza di un odiatore di Israele al quotidiano di Confindustria, provvede Luigi Paini, con una recensione-propaganda a un docu-film che stravolge e ribalta la storia. Gli elogi, come le menzogne, riempiono il testo, che assomiglia più ad una orazione che a una recensione.
Ci siamo chiesti, prima di riprenderlo, se era utile regalargli una pubblicità gratuita. Poi è prevalso il criterio dell'importanza dell'informazione, far vedere come il quotidiano dei nostri industriali diventa portavoce della più disgustosa propaganda contro Israele. Contiamo sull'intelligenza dei nostri lettori, leggere & dimenticare la schifezza di un certo Savona.
Luigi Paini
Sono passati quasi dieci anni da quel gennaio 2009 in cui, nella Striscia di Gaza, raggiunse il suo apice l'operazione militare israeliana "Piombo Fuso". Giorni di terribili bombardamenti, di scontri furiosi, di stragi. Come quella ricordata dall'impressionante film di Stefano Savona: 29 membri dello stesso clan famigliare, i Samouni, uccisi senza un vero perché. Le immagini iniziali partono dall'oggi, e sono dedicate ai sopravvissuti. Tra le macerie a malapena rimosse, nelle misere case ricostruite alla bell'e meglio, su pavimenti di terra, cercano di ritrovare un minimo di serenità. Un giro nei campi di lattuga, i ricordi del grande sicomoro abbattuto e degli ulivi sradicati, un cenno ai parenti che non ci sono più. La loro sorte riemerge da una commovente ricostruzione a disegni animati (di Simone Massi). Tra un racconto e l'altro, ecco riapparire la vita prima del disastro, la certezza degli anziani che nulla sarebbe loro successo («Ho lavorato a lungo in Israele, parlo l'ebraico, mi rivolgerò direttamente ai comandanti», rassicura il capoclan), il rombo degli elicotteri, l'arrivo devastante dei missili. Ma c'è anche il punto di vista israeliano, fedelmente ricostruito attraverso le testimonianze rese dai soldati davanti alla commissione che indagò sull'eccidio. Immagini fredde, riprese da un drone, con i civili nel mirino e un militare che si rifiuta di sparare quando realizza che sono disarmatie che ci sono molti bambini. Il passato non passa, nella Striscia di Gaza ancora oggi ferma al punto descritto nel film. Ma il finale è dedicato a una festa, a un matrimonio in cui i superstiti cantano e ballano, pensando al futuro. Qualche sorriso, tanti abbracci, il desiderio che un giorno, finalmente, arrivi la pace.
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