Riportiamo da SETTE - CORRIERE della SERA di oggi, 25/10/2018, a pag. 103, con il titolo "Portiamo nelle scuole l'Ulisse di Alberto Angela", il commento di Matteo Persivale.
Per approfondire, rimandiamo al commento di Deborah Fait: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=70&id=72374
Matteo Persivale
NON DEVE ESSERE stato facile, per anni, essere conosciuto in estrema e brutale sintesi come - definizione di una mia amica spiritosa, qualche anno fa - «il figlio figo di Piero Angela». Non perché ci sia nulla di male a essere un bel ragazzo, anzi, ma perché Piero Angela è uno dei padri nobili della nostra tv e del giornalismo, un grande italiano che si è ostinato a dedicare la vita e la carriera a parlare di scienza nel Paese dell'oroscopo, dei gatti neri, degli scongiuri, delle farmacie che vendono prodotti omeopatici, dello scetticismo sui vaccini diffuso via Internet da virologi dilettanti. Non deve essere stato facile essere Alberto Angela. II suo meritato successo - la sua bravura - sono per questo ancora più preziosi. Non ho idea di quanto possa essere stato ingombrante un padre cosi (non conta che Alberto Angela sia ormai ultracinquantenne, i padri ingombranti non hanno data di scadenza) ma di sicuro dopo la puntata di Ulisse del 13 ottobre Alberto Angela sbaglierebbe se pensasse di avere un padre giornalisticamente più grande di lui. Ulisse è esploso sui social, al di là di una audience tv ottima (oltre 3 milioni e mezzo di spettatori, cioè il 18,6% di share), ed è un dato confortante. Dovevamo aspettare un paleontologo come Angela per vedere in tv una ricostruzione giornalistica assolutamente sconvolgente di uno dei giorni più bui della storia del nostro Paese, il 16 ottobre 1943. Rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. 1.023 persone (tra di loro 207 bambini) sequestrate e deportate a Auschwitz. Di quei 1.023 ebrei italiani «colpevoli solo di essere nati», come dice Liliana Segre, ritornarono in 16.
Alberto Angela
LA RICOSTRUZIONE minuziosa, le testimonianze di Sami Modiano e della senatrice Segre, il viaggio ad Auschwitz e allo Jüdisches Museum di Berlino: tutto raccontato con infinita attenzione, giornalismo di livello mondiale che onora Rai 1 (e se il livello qualitativo della Rai fosse non dico sempre ma almeno abbastanza spesso questo, non soltanto nessuno si lamenterebbe del canone ma in tanti farebbero donazioni supplementari via PayPal). Ha scritto Angela su Facebook: «Non so cosa significhi vivere in un Paese che da un giorno a un altro vara le leggi razziali, leggi che fanno diventare improvvisamente il tuo vicino, il tuo negoziante che ogni giorno ti vende 11 pane, il tuo maestro, ma anche i tuoi genitori e te stesso, cittadini diversi. Persone normali a cui la società chiude le porte senza appello. E l'unico modo per evitarlo è conoscere la Storia. lo non ho conosciuto tutto questo, come gran parte di voi. Ma c'è sempre il rischio che i volti bui della Storia riappaiano. L'unico modo per evitarlo è conoscerla, raccontarla».
MERITA UN GRAZIE ANGELA, lo meritano i suoi collaboratori, e le sue colleghe famose come Antonella Clerici e Caterina Balivo che hanno condiviso Ulisse con le loro centinaia di migliaia di follower facendolo diventare un trend su Twitter, cosa non facile nel colossale rumore bianco dei social media. Grazie a chi rivedrà la puntata su RayPlay. Andrebbe diffusa nelle scuole. Grazie anche, in anticipo, agli insegnanti che auspicabilmente useranno un'ora di lezione per mostrarla ai loro ragazzi.
Per inviare la propria opinione a Sette, telefonare 02/6339, oppure cliccare sulla e-mail sottostante