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Il Manifesto Rassegna Stampa
25.10.2018 Crimini e abusi di Anp e Hamas: se lo scrive (con la firma) perfino Michele Giorgio...
Mentre i media più diffusi ignorano la notizia

Testata: Il Manifesto
Data: 25 ottobre 2018
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «'Anp e Hamas, abusi per zittire il dissenso'»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 25/10/2018, a pag.8, con il titolo 'Anp e Hamas, abusi per zittire il dissenso', il commento di Michele Giorgio.

A destra: Abu Mazen (Anp) con Ismail Haniyeh (Hamas) 

Michele Giorgio, pur disinformando come sempre contro Israele, riprende la cronaca già uscita ieri sul Manifesto sul rapporto che denuncia gli abusi non solo dei terroristi di Hamas, ma anche della "moderata" Anp di Abu Mazen. E se lo scrive Giorgio, disinformatore professionista che solidarizza con il terrorismo arabo palestinese, la realtà sarà cento volte maggiore...
Sui media, però, non c'è finora spazio per i crimini e gli abusi di cui perfino Giorgio non tace. Vera sottomissione  alla causa palestinista contro Israele.

Ecco il pezzo:

Immagine correlata
Michele Giorgio

«Gli arresti effettuati dalla polizia avvengono nel rispetto assoluto della legge e delle persone». Per Adnan Damairi, portavoce delle forze di sicurezza palestinesi, non c'è nulla di vero nella denuncia di Human Rights Watch (Hwr) sugli arresti arbitrari, le intimidazioni e le torture praticate dall'Autorità Nazionale di Abu Mazen in Cisgiordania e dal movimento islamico Hamas a Gaza contro oppositori e giornalisti o persone comuni che esprimono opinioni critiche sui social.

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Terroristi di Hamas

A SMENTIRLO LE DECINE di palestinesi intervistati dal gruppo per i diritti umani che a inizio settimana ha presentato un rapporto di 149 pagine, documentando in particolare 20 casi in cui cittadini palestinesi, in Cisgiordania e Gaza, sono stati detenuti e torturati senza ragioni precise al di là della scrittura di un articolo critico delle autorità o di un post su Facebook. Amer Balusha, ad esempio, è stato arrestato e maltrattato il 3 luglio del 2017 dalla polizia di Hamas per aver messo a confronto la condizione dei figli dei leader del movimento islamico e quella degli altri ragazzi di Gaza. «Faceva molto caldo in quei giorni, soffrivamo, e su Facebook mi sono posto la domanda se i figli dei leader locali dormivano sul pavimento come gli altri bambini». Queste poche frasi sono state sufficienti a far scattare l'arresto. Un altro intervistato ha riferito del pestaggio compiuto da centinaia di agenti, prima nelle strade e poi nelle stazioni di polizia, dei manifestanti che circa un anno fa protestavano nei pressi della centrale elettrica della Striscia contro la mancanza a Gaza quasi totale di corrente. In Cisgiordania Jihad Barakat, un giornalista, è finito in prigione per aver scattato una foto al primo ministro Rami Hamdallah bloccato dagli israeliani a un posto di blocco. «Sono un reporter e ogni giorno riferisco ciò che i palestinesi subiscono (dall'occupazione israeliana, ndr) — ha raccontato — Il primo ministro Hamdallah aveva subito un abuso e io non ho fatto altro che filmarlo. Per quella foto sono stato detenuto per quattro giorni, prima a Tulkarem e poi a Ramallah».

OMAR SHAKIR, direttore dell'ufficio di Hrw nei Territori palestinesi occupati, spiega che le persone arrestate dagli agenti dell'Anp e di Hamas subiscono intimidazioni gravi, abusi e non poche volte anche torture. E a quanto pare hanno imparato bene dagli occupanti israeliani lo shabeh, una tecnica che costringe gli arrestati a sedere per molte ore in posizioni dolorose, in piedi o su sedie a misura di bambino, con le mani legate dietro la schiena o la testa. Sami al Sai, un altro giornalista arrestato dall'Anp, è stato tenuto dal momento dell'arresto fino al mattino in queste posizioni, bendato e a tratti appeso al soffitto. Le autorità in Cisgiordania e Gaza hanno risposto al rapporto di Hrw affermando che i casi di abusi e torture sono isolati e non rappresentano il comportamento abituale delle forze di sicurezza. Per il gruppo dei diritti umani invece queste pratiche sono abituali e diffuse.

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/ 687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@ilmanifesto.it

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