Francesco Semprini
Frontiere armate e riduzione degli aiuti ai Paesi di origine. Così Donald Trump erige i muri deterrenti con l’avvicinarsi della carovana di migranti centroamericani a ridosso degli Usa. Un fiume umano che ha superato le 7 mila unità (7.233), affermano i dati dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim): 2.622 uomini, 2.234 donne, 1.070 bambini e 1.300 bambine. La maggior parte proviene dall’Honduras, ma anche da Guatemala ed El Salvador e, nonostante le minacce del presidente americano, proseguono la loro marcia. E’ «un’emergenza nazionale», tuona il commander-in-chief su Twitter. «Purtroppo sembra che la polizia e l’esercito del Messico non siano in grado di fermare la carovana diretta verso il confine degli Stati Uniti - scrive Trump - Vi si sono mescolati criminali e sconosciuti mediorientali».
Donald Trump
La carovana ha tentato (con successo sembra) lo sfondamento in Messico attraverso la città di frontiera di Ciudad Hidalgo, e ora marcia spedita verso l’ultima frontiera, quella americana. Il presidente ha allertato esercito e guardia di frontiera e dice di essere pronto a mettere mano alle leggi:«Devono cambiare». Gli Stati Uniti «cominceranno a tagliare o a ridurre gli imponenti aiuti regolarmente elargiti a Guatemala, Honduras ed El Salvador», cioè i Paesi da dove la carovana si è generata. Foggy Bottom sposa la linea dura: «Siamo profondamente preoccupati per la violenza provocata da alcuni membri del gruppo, e per l’apparente motivazione politica di alcuni organizzatori della carovana”, dice Mike Pompeo appena tornato dal Messico.
Il presidente messicano Enrique Pena Nieto, intanto, chiede un intervento dell’Onu per aiutare a stabilire se i migranti hanno valide domande di asilo o se devono essere rimandati nelle nazioni d’origine. E il successore Andres Manuel Lopez Obrador, in carica dal 1° dicembre, assicura come uno dei suoi principali obiettivi è di raggiungere un accordo con Trump e con il premier canadese Justin Trudeau su un’iniziativa di cooperazione per lo sviluppo del Centro America e del Messico sudorientale.
L’Onu ribadisce intanto che l’emergenza va gestita «in conformità alle leggi internazionali», pur sottolineando il «diritto dei Paesi di gestire le proprie frontiere». E Trump, ormai immerso nella campagna elettorale per il Midterm, assesta un colpo ai democratici colpevoli - a suo dire - di non aver permesso di cambiare le «patetiche leggi sull’immigrazione».
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