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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Presidente, parli chiaro con chi arriva in nome di Arafat - Lib
Ieri sera Silvio Berlusconi ha incontrato Abu Ala, che, come il suo predecessore Abu Mazen, ci sta pure simpatico. Non sapremmo come definirlo, perchè i leader palestinesi vivono lo spazio di un mattino. Quando non vanno più bene ad Arafat, che d'altra parte li ha nominati con regia prerogativa, scompaiono nel nulla. Come è successo ad Abu Mazen. Adesso tocca ad Abu Ala, e bene ha fatto il Presidente del consiglio ad invitarlo a Roma, preparandogli una agenda degna di un premier di prima categoria. Purtroppo non è questo il caso di Abu Ala, che starà in piedi soltanto finchè Arafat lo riterrà sufficientemente obbediente ai suoi ordini. E' questo che ci preoccupa. Da quando Arafat parla attraverso Abu Ala, quello che abbiamo letto e sentito proprio non ci è piaciuto. L'Autorità Palestinese, non contenta di avere distrutto finora qualsiasi possibilità di accordo con Israele, da qualche tempo ha alzato il tiro della sua propaganda contro lo Stato ebraico, ottenendo ovviamente degli ottimi risultati in Europa. Intanto è riuscita ad imporre l'uso di un linguaggio che è entrato come un coltello nel burro dei media italiani. Per fare un solo esempio, Abu Ala, quando parla della barriera difensiva che Israele sta costruendo per difendersi dal terrorismo palestinese, la definisce "muro razzista", "muro dell'apartheid", "forma brutale di terrorismo". Sembra di sognare: la realtà capovolta, chi si difende viene chiamato aggressore, la barriera il cui uso è impedire ai terroristi di entrare in Israele viene evocata quale nuova forma di apartheid, un muro che invece di impedire di entrare impedirebbe di uscire. I palestinesi chiusi in un ghetto, incredibile! Intanto queste parole cariche di odio e che diffondono odio sono assorbite nei titoli dei nostri giornali ed entrano nella mente dei lettori, e vengono diffuse dalla Rai. Nel programma Educational andato in onda ieri notte, Abu Ala, grazie al megafono compiacente di Stella Pende, ha potuto spargere una sfilza di bugie senza che nessuno glielo facesse educatamente notare. Che Arafat abbia eluso tutti gli accordi sottoscritti a Oslo e a Camp David è una verità che viene ribaltata contro Israele che invece quegli accordi sta realizzando. Anche se in mezzo al terrore che colpisce quotidianamente i suoi cittadini.

Come abbiamo detto siamo lieti che Abu Ala, portavoce di Arafat, non sapremmo definirlo diversamente, venga ricevuto dalle più alte autorità e anche dal Papa. L'importante è che non si dementichi che è arrivato a Roma perchè Arafat è ormai impresentabile, viste le sue dirette implicazioni con i gruppi terroristi. Ma la parola Pace che uscirà dalla bocca di Abu Ala va letta nella realtà che Arafat impone a tutti i suoi, strage,guerra, terrorismo. Come con Abu Mazen , anche con il povero Abu Ala non cambierà nulla finchè sarà Arafat a dirigere l'orchestra. Certo, molti gli terranno bordone, lo guarderanno estasiati come hanno fatto per trent'anni con Arafat. L'illustre sindaco di Roma, quel Veltroni che non è mai stato comunista ma sempre un devoto democratico che adorava l'America, ha già fatto sapere che domani gli conferirà il Premio Campidoglio per la pace. Per la pace ? Ma quando, ma dove ? Da sempre Arafat e i suoi "militanti" si propongono di distruggere Israele e ad Abu Ala, che non ha ancora nemmeno compiuto un gesto che sia uno in favore di un compromesso per giungere alla pace, riceve il Premio per pace ? Al contrario, Abu Ala si sta scatenando in questi giorni per chiamare a raccolta la diplomazia europea per dare una mano al tribunale internazionale dell'Aja a processare Israele per la barriera difensiva. Siamo sicuri che troverà molti alleati nell'Unione europea, quella stessa che nasconde i rapporti sull'antisemitismo e sul pregiudizio contro Israele. Li troverà, ma vogliamo sperare non a Roma. Presidente Berlusconi, non si lasci ingannare da chi la inonderà di retorica pacifista. Parli chiaro con chi arriva nel nome di Arafat. Non dimentichi che senza democrazia non potrà mai esserci la pace in Medio Oriente. Israele è l'unica democrazia della regione, circondata da regimi medievali e da spietati dittatori. Fra i quali brilla Arafat, che lei giustamente non ha voluto incontrare durante il suo viaggio in Israele. Metta Abu Ala di fronte a chiare argomentazioni, niente danè, niente Piano Marshall se Arafat non va in pensione. Questo ci aspettiamo dai suoi colloqui con Abu Ala, la continuità della politica estera che lei ha saputo così bene rinnovare mandando in pensione il filoarabismo levantino del catto-comunismo di casa nostra. Non abbandoni Israele, che avrà pure una grande forza militare, come ce l'ha l'America, ma che oggi, come l'America, è nel mirino di tuttu i nemici della democrazia. Stia accando allo Stato ebraico come finora lo è stato. Gli italiani per bene gliene saranno grati.

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