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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Tribunale dell'Aja, Libero 31-01.2004
In un mondo sempre più globale non poteva non esserlo anche la giustizia. L'ultima in ordine di tempo è la Corte Criminale Internazionale dell' Aja che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe proteggere l'umanità dalle dittature portandone in giudizio i crudeli tiranni. Nel campo della giustizia internazionale non è però una novità. Fin dal 1946 è esitita nell'ambito delle Nazioni Unite una Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che si è sempre occupata di questioni legali, in gran parte civili, fra gli stati membri, rispondendo a questioni che venivano sottoposte all'assemblea generale e al consiglio di sicurezza. Un lavoro di basso profilo, se si tiene conto che dal 1946 al 1984 sono stati sottoposti soltanto 70 casi e 22 quelli affrontati. Un lavoro di routine, niente di più, come avviene in molti organismi internazionali che sembrano esistere soltanto per giustificare l'alto numero di funzionari che vi lavorano. Ma in tempi di visibilità globale anche la giustizia internazionale reclama la sua parte. Invece di impiegare il suo tempo a perseguire dittature, i cui crimini sono sempre difficili da dimostrare con prove concrete, la Corte Criminale Internazionale (ICC) dell'Aja porta sul banco del tribunale olandese, dopo regolare denuncia, le singole persone accusate di reato.

Israele, che dalle assemblee dell'ONU ha riportato più di ogni paese al mondo risoluzioni contrarie, è naturalmente nel mirino dei giustizieri dell'Aja. Entro la fine di febbraio dovrà presentare argomenti "scritti e orali" sulla barriera difensiva, il cosidetto muro. Non sarà una audizione neutrale, se consideriamo che il Trattato ONU approvato a Roma riconosce la qualifica di "crimine di guerra" la costruzione delle colonie costruite nei territori conquistati dopo la guerra dei sei giorni (1967). Criteri, mai applicati nei confronti di nessun paese, meno che mai verso uno Stato costretto alla guerra per difendere la sua stessa esistenza e non certo per volontà di conquista di terre altrui. Ma questi sono dettagli, ciò che conta è che sul banco degli accusati ci sia Israele. Ne deriva, come è ovvio, che il concetto stesso di diritto viene annullato dalla sua politicizzazione. Come chiaramente l'aver escluso dal Trattato di Roma ogni riferimento al terrorismo. Uccidere, pianificandone la strage, civili innocenti non è un "crimine di guerra". I capi Hezbollah. Hamas, Hijad, non avranno mai titolo per salire sul banco degli accusati, ma Sharon si, secondo la logica del tribunale dell' Aja.

Chi ne difende le ragioni ha buon gioco nel richiamarsi alla storia tragica del recente passato. Se quando furono emanate le leggi di Norimberga fosse esistito un tribunale internazione in grado di condannarle, forse le cose sarebbero andate diversamente. Il ragionamento non fa una grinza. Tutto vero. Ma il gioco oggi si fa sporco, perchè il tribunale dell'Aja, così come le risoluzioni dell'ONU, sembrano ossessioanti dal perverso bisogno di condannare quell'unica democrazia che ha la sola colpa di dire no alla distruzione della propria esistenza. A chi ricorda oggi le leggi di Norimberga vorremmo ricordare come negli anni trenta nazismo e comunismo giunsero ad allearsi per spartirsi l'Europa fra gli applausi dei "pacifisti" di allora, contenti ieri come oggi, che la guerra sarebbe stata così evitata. I pochi che avevano capito (Gide,Koestler, Silone....) erano isolati se non messi al bando. Come evviene oggi tra Israele e Stati arabi e terrorismo palestinese. Si evita di accusare questi ultimi e si punta il dito contro Israele. Con la benedizione dell'ONU e dei tribunali che dovrebbero garantire la difesa delle popolazioni contro i tiranni. Denunciano Sharon e nenche un avviso di garanzia a Saddam,Gheddafi,Assad, Arafat ed altre decine di "leaders" che opprimono i loro popoli oltre ad essere una minaccia per il mondo democratico. Ma all'Aja non li vedremo. Lì dovrà difendersi Sharon.


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