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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.10.2018 'Norme di vita morale', di Mosè Maimonide
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 ottobre 2018
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «'Norme di vita morale', di Mosè Maimonide»

Norme di vita morale - Hilkhot de’ot
Mosè Maimonide
A cura di Massimo Giuliani
Giuntina euro 13,00

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Fra le ultime novità proposte dalla casa editrice Giuntina spicca un trattato ancor oggi di stringente attualità del medico-filosofo medievale Mosè Maimonide, che porta il titolo di Hilkhot de’ot (Norme di vita morale). Conosciuto anche con l’acronimo di Rambam, Maimonide nato a Cordova nel 1137 è considerato il filosofo ebreo di maggior prestigio e influenza nel Medioevo e le sue opere di diritto ebraico sono un caposaldo indispensabile della letteratura rabbinica. Medico alla corte del Saladino ha scritto il Mishnè Torà, una trattazione giuridica dell’etica ebraica che lo vedrà impegnato per buona parte della sua vita e, oltre a opere minori di carattere dottrinario, a voluminosi trattati di medicina, si è dedicato dopo il 1180 al Moré nevukhim (La guida dei perplessi), un’imponente opera di filosofia in cui coniuga il meglio del pensiero greco con la rivelazione biblica e la tradizione rabbinica.

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Mosè Maimonide

Il trattato Hilkhot de’ot, pubblicato con la prefazione di rav Riccardo Di Segni e parte del Mishnè Torà, un’opera composta di quattordici libri, costituisce il primo libro, “detto sefer ha-madda’ o libro della conoscenza, e più precisamente è il secondo dei cinque trattati del sefer ha-madda’, in cui si riassumono le radici ossia i principi fondamentali e metodologici che stanno alla base di tutte le parti successive”. Dalle prescrizioni mediche alle riflessioni sui diversi caratteri umani, dai suggerimenti di comportamento per i sapienti alle norme fondamentali dei rapporti sociali e di solidarietà prescritte nella Torà, il trattato Hilkhot de’ot è un corpus di precetti il cui denominatore comune è l’equilibrio umano e della società affinchè corpo e anima vivano in armonia per il conseguimento della giustizia sociale, del benessere della persona e soprattutto della conoscenza di Dio. Nel primo capitolo Maimonide si sofferma sul principio del “giusto mezzo” come qualità morale da perseguire evitando gli estremi opposti, entrambi negativi. Il filosofo non raccomanda la rinuncia o l’ascesi monacale ma la moderazione e la modestia per coltivare un’etica dell’auto-limitazione e perseguire costumi di vita più sani (“…i maestri più antichi hanno raccomandato che l’essere umano valuti sempre le proprie attitudini e qualità, ne calcoli la rettitudine e le orienti verso il giusto mezzo, al fine di godere di piena salute”).

Se il secondo capitolo mette in evidenza l’importanza di rivolgersi ai maestri, modelli di vita retta, per risanare il corpo e l’anima che hanno smarrito la virtù e la salute seguendo i loro insegnamenti e raccomandazioni, il terzo capitolo pone l’enfasi sullo scopo dei sani principi fin qui esposti che consiste nell’ “orientare il proprio cuore (sede dell’intelligenza) e tutte le sue azioni soltanto alla conoscenza del Signore benedetto…”. Il fine ultimo è quello di essere un servitore del Signore in ogni momento. Regole dettagliate sulla buona gestione del corpo e dell’anima (come e quando lavarsi, dormire, avere rapporti sessuali, l’attività fisica quotidiana, la lista dei cibi e delle bevande da assumere) e sul comportamento integerrimo che deve assumere il sapiente, quale modello ideale per il popolo (“…dai maestri ci si aspetta che santifichino il Nome divino, non il loro contrario”), sono contenute nei capitoli quattro e cinque. Molte delle avvertenze esposte in queste pagine possono apparire scontate, in realtà anche la medicina preventiva moderna ha tratto utili indicazioni dai precetti enunciati da Maimonide. Da ultimo, nei capitoli sesto e settimo si trovano i precetti che regolano la vita di una comunità in occasione di contrattazioni economiche, di rapporti di lavoro, ma anche nei momenti di svago e di conversazione con il prossimo, senza dimenticare l’attenzione dovuta agli orfani e alle vedove, ai poveri e agli stranieri che rappresentano le categorie di persone svantaggiate, vulnerabili nell’anima e nel corpo “che la Torà e il Talmud tutelano e difendono con precetti speciali”.

Fra i molti pregi del trattato Hilkhot de’ot, un percorso che coniuga ideali etici e concretezza dell’esistenza, c’è la capacità di raggiungere il lettore contemporaneo proponendogli un’etica e una morale perseguibili da tutti in ogni tempo e luogo: un corpus prezioso di insegnamenti e precetti capace di reggere a distanza di secoli e di indicare all’uomo moderno la via da seguire per una vita retta e in armonia con Dio.

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Giorgia Greco


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