Sarà che i ristoranti abitualmente frequentati da Romano Prodi, a Bruxelles o a Bologna, non hanno la brutta abitudine di saltare in aria con clienti e avventori. Sarà che il presidente della commissione europea non ha da preoccuparsi se gli autobus sui quali viaggiano i suoi cari possano esplodere bruciando orrendemente i passeggeri. Sarà questo e sarà magari l'origine di buon democristiano di sinistra, la non dimenticata corrente DC che proprio simpatizzante di ebrei e Israele non poteva definirsi. Sarà tutto questo e altro, ma l'incontro dell'altro giorno di Prodi con il presidente egiziano Mubarak è di quelli che lasciano allibiti. Il titolo della Stampa di ieri era chiarissimo: "Il Muro è il peggior errore". Certo, il titolo era forzato rispetto all'insieme dell'articolo, come è buona regola agli esteri del quotidiano torinese, ma il succo del Prodi-pensiero è proprio quello. Anche se le righe dedicate a Prodi erano al massimo una decina, titolo e foto in cordiale colloquio con Mubarak hanno provveduto ad istruire il lettore che Prodi la pensa così. Non nega il nostro che esiste anche un problema terrorismo, ma l'ostacolo maggiore alla pace sono gli insediamenti e il muro. "Il muro è una disperazione" ha aggiunto, confondendo la disperazione dei parenti delle vittime israeliane innocenti dei terroristi suicidi con l'orgoglio delle famiglie di questi ultimi, che ostentano foto e video degli "eroi", dichiarando quanto la loro morte sia motivo di soddisfazione per tutti i famigliari. Prodi non vi vede l'esaltazione del terrorismo, come non vede quanto la barriera difensiva sia indispensabile per impedire l'entrata in territorio israeliano degli attentatori suicidi. Per Prodi questo deve essere un aspetto del tutto secondario. Israele deve dotarsi di una bacchetta magica, essendo qualunque altra soluzione vietata. Forse Prodi vorrebbe raccomandare a Israele di rivolgersi al presidente dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani, che attualmente è presieduto da una persona che il nostro apprezza di sicuro. Ricordarne il nome e la provenienza aiuta a capire perchè l'ONU condanni Israele ad ogni piè sospinto. Un organismo internazionale che elegge la signora Najat Al-Hajjaji, rappresentante della Libia di Gheddafi alla presidenza della commissione per i diritti umani la dice lunga su coloro che pretendono di essere i giudici di uno Stato democratico che non sta facendo altro che difendere i propri cittadini.
Così la pensa Romano Prodi. Lo ricordiamo a quanti si fossero mai lasciati sedurre dal suo faccione di buon parroco di campagna e, sottoposti al continuo martellamento dei mezzi d'informazione di casa nostra che non perdono mai occasione di raccontarci quanto è bravo, quanto lavora e quanto si preoccupa per noi poveri cittadini, prendessero per serie le sue dichiarazioni. |