Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 11/10/2018, a pag.9, con il titolo "Studentessa Usa detenuta 'faccia abiura sul Bds' ", il commento di Michele Giorgio.
Michele Giorgio non perde occasione per demonizzare Israele. Il suo pezzo di oggi riporta la lacrimevole storia di una "attivista" americana di origine araba palestinese che in realtà è impegnata in un gruppo che si occupa del boicottaggio e della delegittimazione in stile nazista di Israele (BDS). La ragazza, Lara al Qassam, è stata fermata all'aereoporto Ben Gurion per chiarire i motivi del suo arrivo in Israele. E' infatti indispensabile - e Israele se ne rende ormai conto - proibire gli arrivi di chi sostiene esplicitamente il terrorismo arabo palestinese e movimenti come Bds.
Secondo Giorgio la ragazza sarebbe "detenuta", mentre è stata semplicemente fermata in aereoporto e può tornare indietro negli Stati Uniti quando vuole. Più avanti, Giorgio scrive addirittura, con una evidente forzatura, di "deportazione", quando la traduzione dall'inglese è " espulsione". La ragazza ha negato il coinvolgimento pro-Bds, ma ha rifiutato di esprimersi sulle azioni di questo movimento antisemita e razzista che vuole fare di Israele quello che i nazisti hanno fatto dei ghetti polacchi durante la Shoah.
Stupisce che le autorità consolari israeliane in Usa non abbiano controllato le sue attività antisraele nelle università americane.
Ecco il pezzo:
Michele Giorgio
Qualcuno accosta Lara al Qassam a Viktor Navorski, il cittadino dell'immaginaria Cracozia protagonista del film The Terminal, costretto a non poter uscire dall'aeroporto Jfk di New York perché in possesso di un passaporto non valido.
MA A DIFFERENZA del simpatico personaggio interpretato da Tom Hanks la studentessa americana, con nonni palestinesi, che il ministro Gilad Erdan non intende far entrare in Israele — è sospettata di sostenere il Bds, il movimento per il boicottaggio di Israele — non sta vivendo una favola a lieto fine. Da oltre una settimana è detenuta — Erdan smentisce, dice che «è libera di tornare indietro» — all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv pur avendo stampato sul suo passaporto un regolare visto A2 di studio ottenuto dalle autorità consolari israeliane negli Usa per frequentare un master all'Università ebraica di Gerusalemme.
Al Qassam fa parte, in Florida, di Students for justice in Palestine, un gruppo che il ministro Erdan considera simile al Bds. La giovane ha presentato appello contro la deportazione e, in attesa, resta nell'angusto spazio in cui vive da oltre una settimana. Con ogni probabilità Lara al Qassam sarà deportata. Erdan per farla entrare chiede una sorta di abiura. «Se dirà apertamente che il suo sostegno al movimento Bds è illegittimo e che si pente di averlo perorato, potremmo rivedere la nostra decisione». Richiesta che la studentessa non vuole accogliere. II caso è esploso sui media e i riflettori sono puntati sulla linea dell' “ingresso vietato» che il governo Netanyahu porta avanti nei confronti di cittadini stranieri, spesso anche ebrei, che criticano o condannano le politiche di Israele verso i palestinesi. Due editorialisti ebrei del New York Times, Bret Stephens e Bari Weiss, sono intervenuti a sostegno di al Qassam e contro Israele ricordando che diversi cittadini americani ebrei (tra cui la docente Katherine Franke, l'attivista Simone Zimmerman, lo scrittore Peter Beinart e la leader di Codepink Ariel Gold) sono stati fermati, interrogati per ore su ciò che pensano di Israele dai servizi di sicurezza del Ben Gurion e in qualche caso espulsi. Alcuni deputati di Meretz (sinistra sionista) sono andati a far le visita e il rettore dell'Università di Gerusalemme, Barak Medina, ha preso le sue difese: «La decisione di impedire l'ingresso di una studentessa solo per le sue idee — ha affermato — è una minaccia per ciò che l'università rappresenta, il confronto di idee non ci spaventa». Per questo l'Università ebraica ha deciso di sostenere in tribunale la richiesta di al Qassam di raggiungere Gerusalemme provocando l'indignazione di Erdan che ha accusato il rettore di essersi schierato contro Israele.
LA VICENDA della studentessa americana non evidenzia solo le discriminazioni a cui sono soggetti al Ben Gurion cittadini di vari paesi, ma anche israeliani, specialmente se arabi in entrata come in uscita dal paese. Sottolinea anche l'attrito esistente tra il governo Netanyahu e settori importanti della comunità ebraica americana.
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